Punti di forza e punti deboli
Vera e propria pietra angolare della squadra è Giannis Antetokounmpo. Nelle scorse tre stagioni il giocatore greco ha subito una graduale maturazione, sia fisica – dal 2013, anno del suo Draft, la sua statura è aumentata di 9 centimetri – che a livello di gioco, tanto da guadagnarsi il premio di Most Improved Player del 2017. La sua percentuale dal campo è infatti migliorata del 2% (52.1%) rispetto alla precedente stagione (50.6%); ha raccolto 1.1 rimbalzi a partita in più (8.8), servito 1.1 assist in più (5.4), effettuato 0.5 stoppate in più a partita e segnato 22.9 punti di media rispetto ai 16.9 dello scorso anno, il tutto accompagnato da ben 32 doppie-doppie stagionali. Come se non bastasse, the Greak Freak si è reso protagonista di un record mai raggiunto prima da nessun altro giocatore: la stella dei Milwaukee Bucks è infatti il primo atleta nella storia della NBA a terminare la regular season nelle prime venti posizioni delle cinque principali categorie statistiche, comandando tra l’altro le cinque voci statistiche della sua squadra con 22.9 punti, 8.8 rimbalzi, 5.4 assist, 1.6 rubate e 1.9 stoppate. Insomma, Antetokounmpo si sta affermando come uno dei giocatori più completi della Lega e coach Kidd questo lo sa bene: è lecito dunque, oltre che scontato, aspettarsi che il gioco di Milwaukee sarà incentrato su Giannis anche per la prossima stagione.
Forte dello strapotere fisico di Antetokounmpo, vero cavallo di battaglia di Milwaukee è la dinamicità del proprio gioco: ciò grazie all’intenso lavoro svolto da Kidd sui movimenti senza palla dei suoi giocatori, che con diverse penetrazioni o tagli lasciano spesso aperti i cecchini per una comoda tripla, anche se molto più spesso la squadra preferisce attaccare direttamente il ferro tagliando a canestro. Situazione in cui si può vedere il lavoro dei Bucks sui tagli è ad esempio quella qui sotto: Plumlee in post basso aspetta il rapido movimento di Antetokounmpo che non dà il tempo agli avversari di reagire.
Lo schema seguente sintetizza ancora meglio il concetto di “taglio” di coach Kidd: Parker finta il blocco per Dellavedova, per poi tagliare verso canestro e ricevere palla, disorientando il difensore che si aspetta un cambio sul blocco. Da notare poi come uno dei lunghi è pronto ad alzarsi per bloccare il marcatore di Parker sul taglio, qualora non abboccasse alla finta di blocco.
Altro punto di forza dei Bucks è la loro buonissima percentuale realizzativa: con un ottimo 47.2% si trovano al quinto posto fra le squadre NBA per percentuale dal campo, frutto di un buon 37.3% di squadra da dietro l’arco, il sesto miglior dato fra le franchigie della Lega. Altro aspetto interessante di Milwaukee Bucks, o meglio, in questo caso di coach Kidd, è la capacità di quest’ultimo di lavorare con i giovani: gli esempi migliori sono sicuramente Jabari Parker e Giannis Antetokounmpo, ormai giocatori che hanno raggiunto un certo livello di maturità, e più recentemente Malcolm Brogdon e Thon Maker, che già la scorsa stagione hanno saputo interpretare le direttive del proprio allenatore. Con la conferma del veterano Jason Terry, cui spetta il ruolo di chioccia per i nuovi arrivati, e più in generale visto l’età media piuttosto bassa, un po’ per tutti i giocatori di Milwaukee, al via della nuova stagione da loro ci si può aspettare un miglioramento e con esso un maggiore minutaggio.
La più grande incognita di quest’anno sarà invece Jabari Parker. Ad appena 22 anni il ragazzo ha già subito due lesioni del legamento crociato: un problema non da poco conto per un giocatore che ha fatto dell’esplosività e della forza fisica i suoi marchi di fabbrica. I medici sostengono che potrà tornare sul parquet solamente intorno alla pausa per l’All-Star Game. Innanzitutto dovrà dunque esserne valutata la tenuta fisica, poi bisognerà capire se sarà ancora lo stesso Jabari Parker – due infortuni del genere a una distanza così ravvicinata sono capaci di stroncare una carriera. Infine il suo possibile apporto alla squadra: a quel punto la stagione NBA sarà nel vivo e ai Bucks non sarà permesso sbagliare per la corsa ai playoff. Il suo reinserimento in un roster che nel frattempo potrebbe aver imparato a fare a meno di lui, potrebbe rivelarsi addirittura controproducente in un momento così critico della stagione.
Capitolo infortuni a parte, i Milwaukee Bucks devono ancora lavorare su diversi aspetti del gioco, se vogliono tentare il definitivo salto di qualità nelle prossime stagioni. Nonostante l’ottimo nono posto nella classifica dei punti concessi all’avversario, con 103.1 a partita la scorsa stagione, la franchigia del Wisconsin ha ancora un paio di carenze difensive. Soprattutto per quanto riguarda i rimbalzi, vero e proprio tallone d’Achille dei Bucks: si trovano solamente al ventinovesimo posto per rimbalzi totali in stagione. Altro aspetto su cui bisogna lavorare è il tiro da tre punti: Milwaukee si trova al venticinquesimo posto per triple tentate. In effetti, il roster è ricco di buoni tiratori da fuori con almeno sei di loro che nella passata stagione hanno tirato con più del 35%; di questi, tre addirittura con oltre il 40%, per una media di squadra, come già detto del 37.3%. Quel venticinquesimo posto suona quasi come uno spreco di talento: i già citati Brogdon e Middleton, poi Snell e Dellavedova, il veterano Terry e perché no, per questa stagione magari pure il rookie DJ Wilson. In questo contesto, acquisterebbe senso la conferma di Gerald Green al termine della pre-season, che l’anno scorso ha chiuso con una percentuale di oltre il 35% da dietro l’arco; chissà quindi se questi numeri indurranno i Bucks a tentare un maggior numero di triple, per sfruttare al meglio il potenziale dei propri cecchini.