I canadesi ripartono grossomodo dallo stesso gruppo della passata stagione, ma il GM Ujiri ha invocato a più riprese un cambio nella filosofia di gioco. Cosa aspettarsi dai Raptors?
Uno dei concetti più ricorrenti nel corso del Media Day 2017 è stato Consapevolezza. Ed è forse questo il vero punto di forza di un gruppo uscito con le ossa rotte dalla ultima campagna ai playoff. La stagione dei Raptors parte da due presupposti che riassumiamo di seguito per sommi capi e che potete ascoltare a questo link dalla viva voce di coach Dwane Casey:
In NBA, se non ti adatti, sei destinato a soccombere
Non si può pensare che DeRozan diventi improvvisamente Klay Thompson
Senza dover scomodare il buon Darwin, è chiaro che, in una lega dove vige la legge del più forte, l’evoluzione del gioco abbia portato molte squadre a tentare di riprodurre sul campo sistemi o princìpi di gioco basati su decisioni veloci, ball-movement, tiro da tre punti. Partendo da tali premesse, i numeri della passata stagione aiutano a comprendere le ragioni del sense of urgency con cui, in casa Raptors, viene affrontato ogni minimo dettaglio.
Nella stagione passata, Toronto ha chiuso all’ultimissimo posto per assist a partita (18.6), % di canestri assistiti (47%,il peggior dato da 27 anni a questa parte) e nella parte medio bassa del ranking per tentativi,realizzazioni e relativa percentuale nel tiro oltre l’arco: basterà l’aggiunta di C.J. Miles, tiratore efficace sopratutto dagli angoli- oltre il 50% e letale in situazioni di tiro dagli scarichi, dove fa registrare il 98º percentile, a migliorare la situazione? Nonostante uno spacing non sempre perfetto i Raptors nella scorsa stagione hanno fatto registrare una delle migliori efficienze offensive (109.8 punti segnati su 100 possessi) dato che riesce a mascherare solo in parte la monotonia di un attacco lento e fin troppo prevedibile, predicato su pick n roll e isolamenti ed eccessivamente DeRozan-dipendente, nel bene e nel male (il prodotto di USC ha mandato agli archivi la passata regular season con il terzo usage rate assoluto). Riuscire a variare le soluzioni offensive è di vitale importanza, soprattutto per una squadra con velleità ai playoff.
Nella metà campo difensiva i segnali appaiono invece piuttosto confortanti. I Raptors si sono attestati stabilmente nella top-10 con ottimi dati per quanto riguarda punti subiti da palla persa e punti concessi agli avversari in contropiede. Per una squadra che gioca a ritmi compassati (23esimi per PACE) e corre meno di tutti in transizione, riuscire a capitalizzare sulla solidità di squadra in difesa mettendo punti “facili” a tabellone dovrebbe essere tra le priorità.
Il capitolo panchina è altra questione spinosa: come mostra brillantemente John Schuhmann in questo pezzo, se consideriamo la voce statistica “bench aggregate net rating” – in breve il plus minus per 100 possessi di un giocatore, parametrizzato ai minuti giocati – la second unit dei canadesi è stata di gran lunga la meglio assortita della Eastern Conference, seconda solo a quella degli Spurs nella lega (+6.4). Tuttavia, basta una rapida occhiata al roster attuale per rendersi conto che i quattro giocatori più utilizzati in uscita dalla panchina nelle ultime due stagioni – Patterson, Joseph, Ross e Biyombo- sono andati verso altri lidi.