Staples Center, 1 Giugno 2024.
E’ il momento della stagione che tutti stavamo aspettando, partono le NBA Finals.
Da una parte ci sono i Los Angeles Lakers di Lonzo Ball e Giannis Antetokounmpo (probabile vincitore del quarto premio di MVP in carriera), dall’altra i Philadelphia 76ers di Ben Simmons e Joel Embiid.
Il greco, dopo aver portato due titoli di World Champions ai Milwaukee Bucks (2020 e 21), al termine della stagione del secondo anello ha deciso di cambiare maglia e dirigersi sulla costa Ovest, dove coach Magic Johnson e il quattro volte All Star Lonzo lo aspettano a braccia aperte per tornare a vincere quell’anello che manca dai tempi di Kobe. Nei primi 2 anni dei nuovi showtime Lakers, il trionfo è sempre sfuggito all’atto conclusivo, e sempre per mano dello stesso nemico.
Dall’altra parte del paese, infatti, dopo aver preso il completo dominio della Eastern Conference a seguito del compianto ritiro di LeBron James, arrivato a 35 anni, i 76ers sono bi-campioni NBA in carica (2022-23), e puntano a quel three-peat che non è riuscito neanche ai Golden State Warriors di KD e Steph Curry.
Great time to be a Sixer
I primi due episodi della nuova rivalità tra Simmons e Antetokounmpo, che sta toccando picchi tecnici raggiunti a fatica anche dal dualismo Magic-Bird, sono stati completamente a senso unico: doppio 4-1 in favore di Philly, arrivata alle Finals con un roster più completo (Embiid ha stabilito il record per il maggior numero di doppie doppie in una stagione, Markelle Fultz è stato back-to-back sixth man of the year) e guidata da quel Brad Stevens che, dopo il naufragio del progetto Celtics portato dalla fine della carriera di Gordon Hayward nel 2017, ha scelto la città dell’amore fraterno per consacrarsi.
I Lakers, dalla loro, hanno avuto il merito di riuscire ad amalgamare velocemente la nuova coppia Lonzo-Giannis, ma il triennale da 170 milioni di dollari messo sul piatto per portarsi a casa il free agent greco ha intasato un cap già appesantito dai mega rinnovi di Ball, Brandon Ingram e Kyle Kuzma, che stanno facendo somigliare sempre di più questi Lakers agli Oklahoma City Thunder del 2012: troppo talento arrivato dal draft e difficile da accontentare sia tatticamente che economicamente.
Lonzo è scontento, ha chiuso i rapporti con il padre e abbracciato Magic come mentore, ma non è ancora campione NBA
Di buono c’è che il livello della Western Conference si è notevolmente abbassato, dopo che la folle estate del 2017 e il titolo poi vinto – ancora – da LeBron James e i Cleveland Cavaliers avevano fatto letteralmente scoppiare franchigie come Boston Celtics, Minnesota Timberwolves e Golden State Warriors, messe insieme per vincere tanto e velocemente ma fallite in toto.
Dopo il dominio totale della stagione 2018-19 da parte dei Thunder di Westbrook, George e Durant (che dopo le seconde Finals perse contro LeBron in 4 anni ha salutato la baia ed è tornato a casa), lo scettro era andato ai Bucks e Antetokounmpo, che vincendo per due stagioni consecutive hanno fatto in modo che il livello dell’Ovest calasse man mano, permettendo ai Lakers di crescere nella penombra.
And great time to be a Freak too
Quello che negli anni ’80 sono stati Bird e Magic, negli anni ’90 MJ e Stockton-Malone, e quello che dal 2014 al 2018 erano LeBron, KD e Curry, adesso sono Giannis Antetokounmpo e Ben Simmons. Il primo è un tipo di giocatore che nessuno ha mai visto, tanto lungo e agile quanto potente e intimidatorio, il secondo è la reincarnazione di LeBron arrivata per ricordare al mondo che l’all around basketball e la versatility nel 2024 sono come arco e frecce nella preistoria: falli tuoi o muori.
Neanche le più folli previsioni del 2017 avrebbero visto due soli giocatori impadronirsi in tal modo della lega più competitiva del mondo.
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