Seguici su

Minnesota Timberwolves

I mutamenti del giovane Towns

In questa stagione Karl-Anthony Towns si trova sottoposto ad un gran numero di stimoli: scopriamo come sta reagendo la rising star dei Timberwolves.

Coltellino svizzero

Se l’impatto difensivo è un fondamentale del gioco su cui Towns deve lavorare per costruirsi una certa aura di cui ammantare la propria carriera, nella metà campo offensiva il prodotto di Kentucky si trova a dover plasmare il proprio gioco sulle contingenze di una squadra in costruzione e sulle caratteristiche dei propri compagni. Karl-Anthony Towns è stato, per gran parte della propria vita cestistica, un attaccante fronte-a-canestro, dominante grazie al mix di skills che gli permettevano di essere una minaccia bifronte in ogni situazione in cui, ricevendo in post alto, poteva attaccare il ferro o prendere un jumper con ottime percentuali.

Towns è stato questo tipo di giocatore fino a tre anni fa.

Grazie al lavoro di coach John Calipari a Kentucky, Towns ha costruito un gioco spalle a canestro molto solido che lo ha reso un’arma ancor più completa a livello NBA. Si è trovato, quindi, a risultare un attaccante terrificante per il complesso di situazioni in cui era capace di scardinare la difesa avversaria: ha sempre convertito i propri possessi con un’efficacia tale che nessuno ha mai avuto dubbi potesse diventare un attaccante d’élite anche su un volume di possessi sempre maggiore. Towns non è mai stato, però, un attaccante famelico: sin da quando è nella NBA si trova a vivere stagioni di grande impatto realizzativo senza mai neanche sfiorare il 28% di Usage Percentage. In questa stagione, tale percentuale si attesta su 27.1, un dato moderatamente basso per la pietra angolare di un team. Il prossimo step della crescita offensiva di KAT avrebbe dovuto essere l’aumento del volume di possessi offensivi per sé e, invece, la strada di Minnesota lo ha portato a dover diventare altro. Gli arrivi di Butler, Teague e Crawford hanno imposto all’attacco di Minnesota l’utilizzo di determinate armi che non combaciano perfettamente con gli elementi su cui Towns ha costruito il proprio status nella lega. I tre innesti sono tutti, ciascuno a proprio modo, dei ball-hogger: questo ha imposto a Towns di dover accantonare il percorso di crescita dei possessi a sé dedicati che avrebbe dovuto intraprendere per trasformarsi in uno strumento offensivo al servizio del team.

Al classico pick-and-roll, Towns preferiva queste situazioni di pick-and-pop ravvicinato per favorire una sua ricezione al gomito. Il resto, poi, è una sua interpretazione irripetibile.

La predilezione di Butler per le situazioni di isolamento e quella di Teague e Crawford per il pick-and-roll hanno tolto dell’ossigeno al Towns che abbiamo conosciuto fin qui e ci stanno mostrando un giocatore completamente nuovo. Pur non amando particolarmente quest’ultimo tipo di situazioni, KAT sta rispondendo bene allo stimolo: il 56% dei suoi punti giungono in area e 4.7 dei suoi 21 punti a partita arrivano direttamente dal suo impiego come rollante (dodicesimo dato NBA). Il tutto ottenuto con appena 2.9 conclusioni personali a partita in queste situazioni: ciò vuol dire che spesso è il palleggiatore a prendere il tiro e che Towns sta spremendo al massimo le proprie doti di rollante in un attacco che spesso lo coinvolge solo come “corpo” da opporre ai difensori avversari.

Towns spesso si limita a bloccare: avere in squadra un tagliante come Butler lo allontana un po’ dal ferro anche quando dovrebbe essere il rollante prediletto.

Il suo più martellante coinvolgimento da bloccante, poi, sta avendo risvolti anche sugli altri aspetti del proprio attacco, a partire dalla sua produzione dal post. Towns produce 4 punti da situazioni di post-up (nono dato NBA) con la miseria di 3.2 tentativi a partita: per intenderci, segna solo due punti e mezzo in meno da situazioni di post rispetto a Porzingis ed Aldridge che in questo inizio di stagione stanno monopolizzando l’attacco dei propri team e producendo il secondo dato NBA (6.6 e 6.5) ma con circa il doppio delle conclusioni dal post a gara.

Le armi in post nell’arsenale di KAT si fanno sempre più numerose.

L’aspetto che, però, dovrebbe preoccupare maggiormente lo staff di Minnesota è il peggioramento qualitativo delle sue ricezioni fronte a canestro: le ricezioni in post alto di Towns peccano di dinamismo, motivo per cui il suo set di opzioni una volta ricevuta la palla si è depauperato. Gli arrivi di Teague e Crawford hanno certamente contribuito sensibilmente crescita di circa cinque punti sul PACE della squadra rispetto alla scorsa stagione (da 94 a 99) ma non hanno di certo facilitato la ricerca di un gioco corale in cui la palla e gli uomini si muovano armonicamente. La risposta di Towns a livello di gestione della palla, però, è stata matura: la sua turnover percentage ha subito anche un lieve miglioramento (11.3%).

Come è ben evidente, manca quasi completamente il suo tanto amato mid-range game. (Dati NBASavant.com)

La differenza, anche se su un volume di partite compltamente diverso, è evidente. (Dati NBASavant.com)

Anche la sua crescita nel tiro da tre punti pare aver avuto una leggera frenata: quest’anno converte con meno del 35% le circa cinque conclusioni a gara da dietro l’arco che prende. Il motivo? Ancora una volta la mancanza di dinamismo nell’attacco di Minnesota: i suoi tiri da tre punti arrivano spesso dopo una scarsa circolazione di palla, come valvola di sfogo per gli esterni che non hanno fatto detonare la difesa avversaria.

Guardate dov’è Towns e quanto sia fermo l’attacco quando Butler è in post.

La risposta di Towns agli stimoli offensivi non è ,in definitiva, negativa: le statistiche grezze, anche se in calo rispetto alla scorsa stagione, ci restituiscono comunque l’immagine vigorosa di un possibile futuro candidato all’MVP. Futuro, appunto: il suo nome di certo non appartiene alle discussioni per l’MVP 2017-18. L’ascesa di Porzingis, il controllo su Philadelphia esercitato da Embiid e Simmons e l’avvio di stagione di Antetokounmpo, sommati al suo nuovo utilizzo nel sistema-Thibs, sembrano averlo spinto indietro anche nelle gerarchie dei giovani rampanti della lega. Il centro di origini domenicane sta massimizzando la propria efficienza nelle pieghe di un contesto che gli chiede troppo presto di essere un fiorettista anziché uno sciabolatore. Ma è la cosa giusta per la sua crescita chiedergli già ora di distillare i propri possessi e costringerlo a mostrare una maturità che un ventunenne non dovrebbe avere la pressione di mostrare? Coach Thiboeau e lo svolgimento della stagione ci forniranno alcune delle risposte che cerchiamo.

2 di 2Successivo
Clicca per commentare

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Advertisement
Advertisement
Advertisement

Altri in Minnesota Timberwolves