La partita di LA era attesa principalmente come il primo faccia-a-faccia tra Lonzo Ball e Ben Simmons, siccome Fultz è ai box con qualche problemino alla spalla e nel cervello (Markelle, fai un piacere: sii normale. Non cambiare meccanica del tiro, non metterti a tirare con la sinistra, sta buono). Ball e Simmons, due dei più moderni ed intriganti costruttori di gioco della Lega, promettono spettacolo, ma a rubare la scena è il lungo camerunese. Per inciso, poi si comincia ad analizzare la partita di Joel: Lonzo ha chiuso con 2 punti, 5 rimbalzi, 2 assist; Ben 18-9-10 e 5 rubate.
Semi-transizione gestita da Simmons, che scarica su Embiid. Al gomito, la #3 scelta al Draft 2014 ha più soluzioni di un episodio della terza stagione di Twin Peaks. Per segnare i primi punti della sua partita finta il consegnato a Simmons, mette palla-per-terra, fronteggia canestro e Brook Lopez. Un due metri e tredici non dovrebbe essere in grado di preparare il tiro in quel modo, di dipingere con l’acquerello un arcobaleno. Ma tant’è.
Non è possibile non accoppiarsi con questi in transizione. Lopez è passivo: forse è pigro, forse non vuole lasciare il pitturato ad un Cerbero a tre teste. Fatto sta che Ben conosce già a memoria tutto il repertorio del suo lungo preferito, ne ha appreso vizi e punti di forza. Già ora il loro 2-men-game è tra i più sofisticati ed inarrestabili della Lega. Ben gli lascia lì un cioccolatino, lui trasforma dall’arco.
Un’ulteriore prova di quanto un potenziale GOAT center e un potenziale GOAT playmaker (non fate quella faccia, l’ha detto Kevin O’Connor): palla dentro a Joel, Lonzo si fa stupidamente attrarre dal pallone, taglio di Ben, BroLo non ha alcuna possibilità né di infastidire Joel sulla Joel Island né tantomeno di occuparsi di Simmons e quest’ultimo tira già la bimane al ferro. Cosa mette i brividi: quello che qui sotto schiaccia non ha nemmeno una parvenza di range di tiro e domina ugualmente, quello che gliela passa ha giocato, al 16 Novembre 2017, 43 partite NBA.
Un altro assist del nostro. Pecca di hybris (accade spesso) palleggiando nel traffico, Ingram fiuta la rubata e va per il pallone. Embiid vince la contesa: don’t reach young blood! e serve RoCo per due nel pitturato.
Un blocco granitico aiuta McConnell a prendere vantaggio su Jordan Clarkson, che recentemente ha parlato di come si serva delle performance sul parquet per ganciare più gnocca. L’aiuto di Bogut arriva coi tempi giusti e il play di riserva di Philly si trova in aria ad un passo dal fondo campo. Serve Embiid a centro area sfruttando l’unico pertugio disponibile. Sicuro di chiudere, il #21 si fa stoppare da dietro da Ingram. Ma la riprende. And-one! Gioco da tre punti convertito.
Robert Covington ha da poche ore firmato un cospicuo rinnovo con Philadelphia: quadriennale da 62 milioni complessivi. Non male per un ex G League aficionado. Uno dei migliori 3&D della Lega, RoCo sta viaggiando a quasi 17 punti di media in questo avvio di stagione, e tirando con quasi il 50% dall’arco su oltre 7 tentativi a partita. Bryan Colangelo ha fatto benissimo a blindarlo, lui è però obbligato a pagare una cena a Joel una volta che la stagione sarà finita. Qui il lungo si muove come un tarantolato in post, è raddoppiato da Lonzo e pure Ingram si affretta nei paraggi, salvo poi ricordarsi di avere un uomo sul perimetro. La palla esce dal post e sull’arco c’è RoCo.
La vedete la paura negli occhi di BroLo? Embiid non ha problemi a girarsi su sé stesso con grande proprietà del perno, l’ex Nets sembra un acchiappafarfalle col retino. Fallo, entrambi i liberi a segno.
Una robetta molto interessante disegnata da coach Brett Brown: assomiglia a quel Horns usatissimo da Doc Rivers ai Clippers. I bloccanti su Caldwell-Pope, l’incaricato alla marcatura di Simmons, sono due: Embiid e Saric. Luwawu-Cabarrot e Redick aprono la difesa: Clarkson e Ingram non possono muoversi dai rispettivi angoli. Simmons ha un secondo per decidere sul blocco di quale dei due lunghi far schiantare KCP: sceglie Embiid, che rolla, mentre Saric si apre oltre l’arco. Le spaziature sono ottime, Lopez contiene bene la penetrazione di Simmons, ma KCP non ha una speranza contro Embiid lì sotto. Alzata e due comodi per il prodotto dell’università di Kansas.
HOW BOUT BEN!? Sfrutta un mezzo passo verso sinistra di troppo di KCP per sprintare verso il cuore dell’area. La proprietà di palleggio in spazi angusti è surreale per un ragazzone con le spalle così larghe, ma è sempre perfettamente sotto controllo. Buttare un occhio, durante l’azione ad Embiid: sembra smarcarsi in area come il miglior Pippo Inzaghi. Se mai la palla gli capitasse sotto-tiro, lui trasforma.
Una clip difensiva, vi va? Si tratta della stessa situazione in cui Embiid ha più volte abusato di Lopez e Randle, ovvero attacco (fin troppo) stagnante, palla-in-mano al lungo e speriamo ne metta due. Le parti, però, si invertono: Joel veste i panni del difensore. BroLo lo attacca andando sulla mano forte, la destra: Embiid lo aspetta proprio lì. Non solo ne altera la conclusione, ne esce con la stoppata e riparte in contropiede. Se non è un Unicorno questo…
Bullet-pass per trafiggere una volta di più i cuori dei tifosi Sixers? Fatto. Da lassù vede tante belle cose, Joel.
Philadelphia è, ad oggi, la prima squadra NBA per rimbalzi catturati (49,1 a partita) e la seconda (cioè prima fuori dalla Baia) per assist (26,4). Joel Embiid ha giocato 348 minuti finora, mentre ha guardato i compagni per 324: minutaggi simili, perfetti per trarre qualcosa discorso utile. Con lui in campo: 107,4 di OffRtg, 98,7 di DefRtg. Gli avversari tirano col 46,9% effettivo. Senza di lui: 96,4 di OffRtg, 110,5 di DefRtg. Gli avversari tirano il 51,8% effettivo.
Ai confini della realtà, ai limiti dell’isterismo. Joel Embiid è fatto della materia di cui sono fatti i sogni. Di nuovo mostra un insospettabile fiuto per il gioco (sul serio, ha cominciato a giocare a palla-nel-cesto a quindici anni, dice Wiki): un altro scienziato del Gioco, JJ Redick, lo pesca tagliante verso l’iconico pitturato viola. Si palesa all’orizzonte l’ingombrante sagoma di Brook Lopez: e che problema c’è? Euro-step da paura à-la-Alberto Tomba e si arriva al ferro. Ogni due passi questo fa sei metri, sempre sotto controllo, sempre con un unico obiettivo in testa: segnare, segnare un casino.
Fronte a canestro Joel è uno dei migliori giocatori della Lega: nelle situazioni di post-up è il quarto giocatore NBA per EFG%, per NBA.com. É il giocatore che, in questo inizio di stagione, utilizza di più questo determinato modo di attaccare: 6,2 conclusioni a partita, il secondo è LaMarcus Aldridge con 6,1. Se il post-up rappresenta il 40% del suo attacco, è incredibile pensare che essere il roll-man di uno screen-and-roll sia solo il 10,6% del repertorio: numero identico a quello di Blake Griffin, la metà della frequency di KAT, per dire. E se vi dicessi, però, che in quelle situazioni è più produttivo (campionatura ristretta, ok) del rollante per eccellenza DeAndre Jordan? Capite di cosa parliamo? Di uno che a fine gara va ai microfoni a dire che è al 69% della forma fisica, ed è pure palesemente vero. Immaginate se passa due anni in campo allenato da uno staff adeguato (quello dei Sixers magari lo è, magari – anzi sembra – no) cosa può diventare.
Nella gif qua sotto le cose si fanno davvero serie. É in post, spalle a canestro. Lo ha in cura Andrew Bogut, che non è mai stato Hakeem Olajuwon in difesa, ma un difensore estremamente competente nonostante la mobilità limitata sicuramente. Viene malmenato dal nostro camerunese, che con un layup ne appoggia due proteggendosi col ferro. Il palleggio verso destra prima della virata è di clamorosa difficoltà tecnica per una guardia, immaginate per un lungo con l’area neanche così aperta. C’è un preciso momento in cui Bogut si alza di un millimetro sulle ginocchia, perdendo esplosività, convinto che Joel si fosse reso inoffensivo. Tutto il contrario. Chef Embiid va al lavoro portando sempre un’ampia gamma di trucchetti: non è arrestabile né da uomini convenzionali né attraverso modi qualunque.
Perché i Sixers sono LA squadra da osservare nella NBA contemporanea: perché l’animale più strano, forse, non è Joel Embiid. Il playmaker titolare, infatti, per essere mercato a cinque metri dalla retina spalle-a-canestro dev’essere triplicato. Solo che il prodotto di LSU lo paragonano a Magic Johnson e la palla dalle mani esce con tempi squisiti: tripla di Embiid (il perché Bogut si sia staccato non è dato a sapersi).
Ed è pure un attore. Qua crede di aver sbagliato il libero, che invece entra; su Instagram si colloca in una cittadina irachena chiamata Lavar. Su una storia recente, invece, scrive #FreeGelo (il fratello di mezzo, arrestato – ora rilasciato – in Cina). Niente, tuttavia, è più sollevante per un Sixers fan di notare un 34 di sotto la casella dei minuti giocati. Dopo la prima decina di partite sotto la mezz’ora, nelle ultime due a Los Angeles (2 vittorie vs Clippers e Lakers) lo ha utilizzato per 70 minuti totali. Al primo anno non aveva giocato mai mezz’ora nella stessa partita.
Se Lonzo non entra nemmeno in campo nel quarto periodo, Embiid trascina i suoi: un canestro dopo l’altro, uno più difficile dell’altro. Randle lo ha sofferto per tutti i cinque minuti finali, col camerunese che ne cercava l’uno-contro-uno sistematicamente. Quando con un passo di danza, quando subendo fallo fronte-a-canestro, quando alterandogli il tiro dall’altra parte: uno scontro apparso francamente impari. Guardate la gif: non sembra ciò che fa Indiana Jones all’uomo con la spada?
Fanno 19 nell’ultimo quarto, Philly è 8-6. Questo non è il Processo, è il Risultato.