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L.A. Lakers

Kyle Kuzma, sorpresa annunciata

Kyle Kuzma è, al momento, la steal of the draft 2017. Ma quanto davvero siamo stupiti di vederlo giocare così?

Sfruttare il contesto

“I primi due anni nella lega sono fondamentali. Il contesto in cui capiti può determinare integralmente che tipo di giocatore diventerai”

Quante volte ci è capitato di sentirlo? Innumerevoli, com’è giusto che sia: è una delle grandi verità della NBA. Kyle Kuzma, in questo, è stato particolarmente fortunato: è finito in una delle due franchigie più prestigiose della NBA proprio nel momento in cui la dirigenza giallo-viola aveva subito un notevole scossone, con la possibilità di essere allenato dal coach più giovane della lega all’interno di un gruppo giovane, talentuoso ed ambizioso.  E se in qualsiasi altra franchigia avrebbe potuto pagare lo scotto di esser stato scelto un po’ al di sopra delle previsioni, ad LA ha trovato, paradossalmente, il giusto riparo dalla pressione dei media, visto che l’attenzione è finita tutta su Lonzo Ball. Quasi senza accorgersene, Kuzma è stato teletrasportato in una realtà in cui qualcun altro aveva provveduto al giusto bilanciamento di elementi per permettergli di non sentire troppe responsabilità pur avendo il giusto spazio per esplodere.

Presentato con Bryant e Hart,i due rookie “secondari” dei Lakers, Kuzma sfoggia il numero 0, che forse simboleggia le aspettative che i media riponevano su di lui quella notte. (Credits to Youtube)

Sin dalla Summer League 2017, Kuzma ha solo dovuto concentrarsi sulle proprie performance in campo ed esser pronto ad inserirsi nelle pieghe delle rotazioni dei Lakers. Per raggiungere i propri obiettivi ha trovato un perfetto partner in crime in Lonzo Ball. Le performance dei due rookie, immediatamente rinominati Lightskin Connection, sono valse ai Lakers la vittoria nel torneo estivo ed ai due giovani la perfetta suddivisione dei premi individuali assegnati dal torneo di Las Vegas: Lonzo è stato nominato MVP della manifestazione, mentre a Kyle è spettato il premio di MVP della finale, dominata dal prodotto di Utah con 30 punti e 10 rimbalzi.

Guadagnarsi le simpatie di un passatore d’élite è stato il primo passo importante di Kuzma nella NBA ed numeri sono giunti pronti a ribadircelo. Kyle ha chiuso la Summer League di Las Vegas chiusa con 21.9 punti, 6.4 rimbalzi, 2.7 assist ed un  ragguardevole 51.4 % dal campo. Anche i problemi nel tiro da tre punti sono andati scemando da quando KK0 veste gialloviola. Tutti si sono accorti di Kuzma dopo quella finale vinta contro i Portland Trail Blazers ed in tanti hanno cominciato a fare il suo nome affiancato dalla locuzione steal of the Draft, prima di annoverarlo addirittura tra i papabili candidati al premio di rookie dell’anno, neanche inserendolo outsiders.

Ma allora, se tutti lo abbiamo visto arrivare, quanto realmente è sorprendente un suo rendimento così elevato? Una buona dose di stupore è comunque lecita. Neanche i più ottimisti, in realtà, potevano aspettarsi che giungesse alla sua ventesima partita NBA avendo già raccolto 11 partenze in quintetto, giocando 32 minuti a gara, scollinando spesso i 20 punti e raggiungendo anche doppie doppie da 30+10. Le sue medie parlano addirittura di 16.8 punti (top-scorer della squadra), 6.3 rimbalzi e 1.5 assist con il 49.8% dal campo ed il 36.6% da tre punti. In questo, di certo, ha ancora una volta grande importanza il contesto in cui è capitato, oltre ad un’insperata dose di buona sorte.

8 punti al debutto NBA per KK0, ma una presenza di spirito che gli varrà un’immediata promozione.

Tutti gli addetti ai lavori erano a conoscenza di una cosa: ai Lakers, Kyle avrebbe dovuto guadagnarsi ogni minuto, visto l’affollamento presente sulla sponda giallo-viola di LA sulle ali. Il figlio del grande Bill, però, è un allenatore che ha poca voglia di scendere a compromessi e dispone della coerenza necessaria per portare le proprie scelte fino in fondo. In brevissimo tempo sono successe alcune cose che hanno scosso la rotazione: Julius Randle è stato spostato nel ruolo di centro di riserva per permetterne la maggiore valorizzazione e Larry Nance Jr. ha subito un infortunio alla mano che lo tiene, ormai, lontano dai campi da poco meno di un mese. A questi eventi, poi, si è aggiunto il totale accantonamento di Luol Deng. Se già alla vigilia della stagione coach Walton era interessato a dare spazio a Kuzma, a seguito di questi cambiamenti si è liberato un enorme spot da power forward che Kyle ha immediatamente occupato entrando nello starting five a partire dalla gara del 3 Novembre contro i Nets. Ecco, magari non chiamatelo “ala forte”:

“Non mi definirei un numero quattro. Preferisco definirmi come un giocatore di basket che può giocare ed anche difendere in più posizioni”

Comunque vogliate etichettarlo, Kyle ha comunque subito messo a disposizione di Walton tutto ciò che era in grado di fare: segnare in più modi, prendere rimbalzi (anche in attacco) ed usare il proprio QI cestististico per inserirsi al meglio all’interno di un meccanismo in via di costruzione come quello di LA. In più, qualche volta, Kuzma prova anche a difendere e questo non guasta mai.

Se continuerà ad eseguire questo tipo di movimenti in post, noi non potremo fare a meno di continuare ad indicarlo come numero quattro moderno.

Il più stupito di questo inizio di carriera è stato, forse, lo stesso numero 0 dei Lakers che ha detto di non conoscere questo suo lato così aggressivo. 

Se lo si osserva giocare, non è semplice notare immediatamente quale aspetto del suo gioco sia davvero capace di renderlo un giocatore d’impatto nella NBA: ha buon fisico, buon atletismo, buoni mezzi da usare in difesa, buoni fondamentali, buona capacità di correre il campo, buona capacità di attrarre i falli degli avversari e buon tiro, ma non sembra eccellere in nulla. Certo, l’insperata solidità trovata nel tiro da tre punti potrebbe essere la chiave con la quale ha spalancato gli occhi al mondo NBA sulle sue numerose qualità, ma non è di certo il tiro il fondamentale su cui Kuzma ha fondato la propria meravigliosa partenza nel mondo NBA.

Istinto e capacità di aggredire la partita attraverso le letture: anche in spazi stretti e con un rilascio ancora migliorabile, Kuzma si guadagna così la NBA.

Come diceva coach Sparacio,  Kuzma ha un istinto per il gioco davvero raro da trovare anche nella lega più densa di talento al mondo. Questo istinto gli permette di produrre a livello NBA cifre migliori di quelle che producesse in NCAA, di aspettare che le partite vadano nella sua direzione, di trovare sempre il tempo giusto per lucrare da ogni situazione. I numeri testimoniano chiaramente la sua ascesa nelle gerarchie dei Lakers: con 54.6 tocchi a gara è il secondo giocatore dei gialloviola in questo comparto statistico. La sua capacità di saper fare bene tante cose e la sua abilità nel fornire sempre una linea di passaggio pulita ai suoi compagni lo rendono de facto un facilitatore, oltre che una valvola di sfogo aggiunta per i compagni. Avendo a disposizione così tanti palloni, per lui è stato molto più semplice mostrare la profondità del proprio repertorio in attacco.

Guardate l’aggiustamento posizionale di Kuzma per fornire sempre la miglior linea di passaggio possibile: anche se Ball rischia la persa, i Lakers ne escono con tre punti.

Raccoglie oltre la metà (53.3%) dei suoi punti in area, il 13.8% in situazione di transizione e quasi il 30% (28. 2) con conclusioni oltre l’arco: il suo gioco offensivo tende ad eliminare le zone grigie. Solo il 5% dei suoi punti arriva dal mid-range e meno del 4% dei suoi punti giungono da situazioni di isolamento: questo non può che essere un punto di forza per un giocatore che voglia guadagnarsi un posto di prestigio nella NBA del 2017. Kuzma, come ama ripetere, ha costruito la sua attuale posizione NBA sulla propria modernità: grazie al proprio feeling per il gioco, non ha bisogno di forzare il proprio attacco per essere già adesso un giocatore determinante nella metà campo offensiva.

Anzichè incaponirsi con il jumper, dal mid-range Kuzma cerca più volentieri l’assist, che in questo caso trova grazie alla sua sensibilità per il gioco, all’immobilismo dei Pelicans ed al buon taglio di Bogut.

Dopo aver vissuto una storia come la sua, non gli mancano la fame e la faccia tosta necessarie per godere pienamente del momento, per cercare di migliorarsi continuamente ed affrontare ogni ostacolo che si ponga sul suo cammino. In lui, la sponda giallo-viola di Los Angeles potrebbe aver trovato un altro piccolo-grande mattone su cui fondare la propria risalita verso la vetta della lega.

Ma questo, ormai, lo avevano capito tutti. Quando si parla di Kyle Kuzma, la sorpresa lascia il posto sempre più alla consapevolezza.

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