Episodio IV del Rookie Ladder, la rubrica mensile che l’anno prossimo sarà trasmessa in tv. Le regole le sapete. Se siete rimasti indietro qualche giro come James Harden in difesa, vi consiglio gli scorsi episodi: I, II, III. Oppure quei video che JaVale McGee fa nei parcheggi.
Anche stavolta la copertina è offerta dalla SaritaGraphic S.p.A. Tvb Sarita.
Michele Pelacci 1-5 e 20-30; Alberto Mapelli 6-19. Un’intro con così tanti hyperlink potrebbe essere un record. Andiamo a controllare. Nel frattempo, buona Ladder.
1 – Ben Simmons ( = )
“Ben Simmons non è più il favorito per il Rookie of the Year!”
“Ben Simmons sopravvalutato!”
Please.
*seguono numeri di gennaio*
Simmons: 17-5-7, 60% dal campo, NetRtg: +8
Kuzma: 12-4-2, 41% dal campo, NetRtg: -5,2
Mitchell: 22-4-3, 45% dal campo, NetRtg: -0,9
Tatum: 12-5-1, 42% dal campo, NetRtg: +8,4
Seguono alcuni dati sull’unicità statistica del play dei Sixers, dopodiché si proceda pure. Simmons segna più di Nikola Jokic, totalizza più assist di Stephen Curry, più rubate di Giannis e/o LeBron. Stats avanzate? Win Shares più alto di Blake Griffin, John Wall o Kristap Porzingis. Stesso VORP di DeMar DeRozan e/o Paul George. I Sixers sono la squadra che cattura più rimbalzi di tutta la NBA (46,9 a partita), e Simmons è una delle tre guardie che prendono più rimbalzi della lega (5° per Rebound Percentage). Dietro Antetokounmpo, AD23 e LeBron James c’è lui per punti in vernice a partita. Coach Brett Brown spinge molto sul quintetto Simmons-Redick-Covington-Saric-Embiid: con un NetRtg di +18,3 è il 3° migliore della lega tra quelli con 200+ minuti, per NBA Stats.
2 – Donovan Mitchell ( = )
Donovan Mitchell non sta giocherellando. Negli ultimi 3 mesi è a 20+ punti a partita: quanto rookie nel terzo millennio ha segnato 20+ punti a partita? Solo sei. Carmelo Anthony, LeBron James, Blake Griffin, Kevin Durant, Tyreke Evans e Joel Embiid vinsero rispettivamente 43, 35, 32, 20, 25 e 28 partite, una media di 31 Ws. Segnare tanto in una squadra che vince tanto se sei al primo anno non è facile, e non solo perché, Celtics a parte, di solito le squadre forti non dovrebbero avere scelte altissime. Quell’elenco è particolarmente interessante perché potrebbe contenere il best-case e il worst-case scenario per la carriera di Mitchell. Macchina da punti à-la-Carmelo Anthony o realizzatore ondivago, dalla panchina il più delle volte, Mr. Tanti Punti Nel Nulla come Tyreke Evans?
3- Kyle Kuzma ( ↑ 3 )
Ormai è chiaro: Kuzma non è il prodotto dell’hype della #LakersNation né un trend summerleaguesco destinato a morire. The Kuz è un signor rookie, nonché il più divertente da seguire sui social. Tra Twitter e Instagram, è un batti-e-ribatti continuo con Clarkson, con la Lituanifornia e Lonzo. Che lo prende per il culo, e fa bene. Definisce LiAngelo “l’unico fratello non-disfunzionale”, consiglia a Josh Hart di pulire la casa e ha un sito che si chiama come lui dove si può comprare una maglietta sobria con la scritta KUZMANIA. Quando non è impegnato a fare tutte queste cose, rovescia 28 punti sui Celtics mostrando un certo controllo del corpo ad alte velocità e una sfrontatezza che fa solo bene a chi è stato scelto alla #27 al Draft. KK0 is no scrub.
4 – Jayson Tatum ( ↓ 1 )
Jayson Tatum, a gennaio, ha conosciuto i dolori del giovane rookie. Nel primo mese dell’anno, anziché tirare col 120% dal campo, il 95% dall’arco e il StephCurry% dalla lunetta ha solo tirato bene: 54% in True Shooting, 34% da 3 e 75% in lunetta. Tutto sotto controllo, insomma: una lieve e preventivabile flessione dopo un inizio speciale. Gennaio è anche il mese in cui il suo USG% si è alzato: più responsabilità è sinonimo di più errori, di tiri più contestati, di avversari che ormai ti conoscono e sanno che non sei un marmocchio. Nulla di cui preoccuparsi: Jayson Tatum ha lo 0,1% di rivelarsi un fuoco di paglia.
5 – Lauri Markkanen ( ↑ 1 )
Come si dice prendersi tutto in finlandese? Cinque doppie-doppie, un trentello e prove di stardom per il prodotto di Arizona. Nel mese appena finito, Markkanen ha ricacciato nella gola di tanti scettici diverse opinioni pesanti, minimizzando il pericolo-Bargnani. Il gioco del lungo dei Bulls è estremamente figlio dei suoi tempi: guardatelo qui. La contropiede è spinto da Denzel Valentine, lui taglia a centro area ma non è servito. Senza perdersi d’animo, si apre in angolo. Enes Kanter pensa che no, fin là in fondo non esce, ed è costretto a raccogliere la palla dal fondo della retina (a gennaio siamo quasi al 44% dall’arco e al 90% dalla lunetta). Sapiente nel creare e trarre vantaggio da mismatch, Markkanen ha i fondamentali e la stazza per negare ad Anthony Davis ogni possibilità di rimbalzo e la pulizia tecnica di farla volare in una frazione di secondo dopo un blocco. Tanti giovanotti di quest’anno sono decisamente fuori dalla grazia del Signore.
6 – Bogdan Bogdanovic ( ↑ 6 )
La scalata di Bogdan all’Olimpo delle matricole continua e sembra non potersi arrestare. Come un novello Kratos continua a decapitare teste di quelli che stavano davanti a lui negli episodi precedenti e quelle fatte saltare in questo episodio sono piuttosto clamorose. La scelta definitiva dei Kings di affidarsi ai giovanotti (tanto vincere non è né possibile, né nei programmi) gli regala 30 minuti a partita e il posto in quintetto una volta ogni due. Gennaio è il suo mese migliore sotto qualsiasi punto di vista: punti (13.1), percentuale da 3 punti (43.4%) con 10+ tentativi a partita, assist (3.6), Net Rating (-0.8 con un +10 rispetto al mese scorso) e, soprattutto, impressione visiva. Finalmente gioca con fiducia, finalmente mette in mostra tutto il suo enorme talento ritoccando in un paio di occasioni il suo career-high (22 contro i Clippers e 25 contro i Jazz). Riuscite a percepire l’hype per Bogi che cresce ogni minuto di più anche dall’altra parte dell’oceano? NOI SÌ.
7 – Dennis Smith Jr. ( = )
Rimane costante e non sale perché… boh, non lo sappiamo. Ci ha preso l’hype per Bogi e non ci abbiamo capito più niente? Forse, oppure perché i Mavs sono 3-10 e non ha messo a referto altre triple doppie e, insomma, forse sì, ci siamo fatti prendere la mano da Bogi. Oppure è perché dopo un dicembre al 44% è tornato ad attestarsi attorno al 31% al tiro pesante. Un dato che può essere definito anche “ok” per un rookie che fa dello schiacciare in testa a chiunque respiri il suo obbiettivo di vita, però se ci abitui bene non puoi pensare che non diventiamo rancorosi. Non ha replicato prestazioni da urlo però ha scollinato i 20 quattro volte ed è al miglior mese in fatto di produzione offensiva (16.7 di media), tirando tanto (15+ tentativi a serata) e discretamente (40% complessivo dal campo). Sta anche crescendo in quanto a leadership e capacità di coinvolgere i compagni (6 assistenze a serata). Insomma di motivi per premiarlo potevamo trovarli. Ci faremo perdonare…
8 – Lonzo Ball ( ↓ 3 )
Quando ha giocato, ha giocato bene, molto bene, sulla falsariga di quello messo in mostra a dicembre. Solo che è stato presente solo in 5 partite e, anche se solitamente tendiamo a non penalizzare troppo gli infortunati, quelli sopra di lui erano meritevoli di essere premiati. Ma dicevamo, ha giocato bene. Bene come uno che viaggia non lontanissimo dalla tripla doppia di media (11-8-7) ma che non ha fatto grossi miglioramenti al tiro: 40% dal campo e 30% da 3, che rispetto ad inizio stagione sono percentuali ottime ma che, a livello assoluto, sono ancora rivedibili. Avere papà, ops coach, LaVar in Lituania aiuta? Eh, come dicevamo nello scorso episodio, non è una cosa da escludere. Ma Lonzo ha un futuro brillante davanti a sé, bisogna solo avere pazienza. Nel frattempo, vedi di giocare Lonzo, che altrimenti precipiti nella #RookieLadder.
9 – John Collins ( ↓ 1 )
Quando tocca a me scrivere del pupillo del mio fantabasket sfodera il peggior mese nella Lega. Non che non fosse prevedibile, anche perché il suo gioco è ancora acerbo e tendente alla monodimensionalità. John Collins è nato per prendere rimbalzi, soprattutto quelli offensivi. Ci sono voluti 3 mesi per farlo finire, finalmente, sui taccuini degli osservatori. Una sola indicazione: tagliatelo fuori! Verticalità incredibile e istinti clamorosi fanno pensare ad un futuro giocatore molto molto intrigante. Nel frattempo, nel suo peggior mese e in 20 minuti di utilizzo dopo essere rientrato da un infortunio, tira giù 7 rimbalzi a partita, di cui 2.4 offensivi. Ed è ancora capace di sfoderare prestazioni da 13 punti e 16 rimbalzi in 26 minuti di gioco. Non proprio numeri da lungo acerbo qual è. Coach Bud solitamente è una garanzia quindi non dovrebbero esserci problemi nel ricavarne un signor giocatore. Mi raccomando, ci tengo. Bonus track: sta iniziando a tirare da 3, con anche discreti risultati (38% con quasi un tentativo a serata). Non sto scherzando, non ci credevo nemmeno io. Bonus bonus track: esiste un cocktail che si chiama John Collins.
10 – De’Aaron Fox ( = )
Con le unghie, i denti e i capelli afro rimane ancorato alla casella numero 10, ultimo tra i migliori. I segnali positivi sono sotto gli occhi di tutti: sta ripagando la fiducia che il coaching staff sta riponendo in lui e i 30 minuti di media a gennaio con più di 14 punti per gara, quasi 4 viaggi a lunetta di media (finalmente con una percentuale decente, 80%) e la sensazione che abbia iniziato a maturare. Manca sempre da costruire un jumper affidabile (viaggia con il 42% da 3 punti a gennaio ma rimane ancora al 35% da inizio stagione, senza contare il 30% dal mid-range) però il mix di atletismo e talento messo in mostra al college sta iniziando ad uscire anche al piano di sopra, tanto da farci intravedere un futuro roseo.