La presa alla #23 dei Raptors continua ad essere un fattore in una squadra che punta ad avere il miglior record ad Est, contro tutte le aspettative di inizio stagione. Se buona parte del merito è di DeRozan, Anunoby continua a mettere il suo mattoncino anche se in maniera meno evidente degli scorsi mesi. È calato drasticamente al tiro pesante, fin qui la sua arma migliore per mettere punti a referto, facendo registrare un 19% di media che fa rabbrividire se paragonato al 47% e al 43% di novembre e dicembre. La differenza tra punti realizzati e punti concessi sui 100 possessi rimane positiva (4.8), ma ci aveva abituato a ben altre cose. Una flessione preventivabile e che non ci mette sull’attenti. Anche perché in Canada continuano a vincere.
The North vs The World
12 – Dillon Brooks ( ↑ 4 )
Guess who’s back: Dillon Brooks, baby! Ok, forse vi state chiedendo: «Chi è Dillon Brooks?». Quello che gioca in una delle squadre più anonime dell’NBA, ovvero i Grizzlies, scelto a metà secondo giro, avete presente? No? Dai, quello che ormai è uno starter dal 4 novembre e ha scollinato 8 volte su 11 la doppia cifra a gennaio, con anche il career-high da 22 punti contro Sacramento. Quello che ha fatto registrare a Memphis un record, nel mese di gennaio, di 6-6. Avete presente? Se non lo avete presente, non preoccupatevi. Il peggio che può capitarvi è @Pelamity che vi aspetta sotto casa. Il meglio è che continuate a vivere la vostra vita sereni.
13 – Josh Jackson ( ↑ 5 )
Benvenuto (con 3 mesi di ritardo) in NBA, Josh. Il prodotto di Kansas sta iniziando a prendere le misure e dopo tre mesi di, sostanzialmente, schifo si sta liberando dell’ombra negativa proiettata dalle vecchie scelte di Phoenix e sta assorbendo un po’ di luce da quella meraviglia chiamata Devin Booker. Quasi 14 punti di media in 23 minuti scarsi, se volete un manifesto di quello che potrebbe un giorno diventare guardate la partita contro OKC: 17 punti, 10 rimbalzi, 5 assistenze e +34 di plus/minus. Il suo gennaio è stato una piccola goccia d’acqua nel deserto di Phoenix (3-10).
14 – Bam Adebayo ( = )
Ha approfittato dell’assenza di Whiteside per prendere spazio, minuti e confidenza con i parquet della Lega nei mesi passati, ora è ritornato al suo ruolo di solido giocatore di rotazione intorno ai 20 minuti di utilizzo. Il momento per Miami è di quelli giusti e lui ne sta approfittando per tenere statistiche avanzate eccellenti, come i 95 punti concessi su 100 possessi. Spicca anche la percentuale di assistenze (20.6%) per un totale di 2.6 passaggi vincenti a partita, un dato molto interessante per un giocatore che si era presentato in NBA come un lungo esplosivo ma molto grezzo. Il lavoro a lungo termine di un coach eccelso come Spolestra (Miami è quarta ad Est, davanti a squadre con Giannis, Oladipo, Embiid, Wall, …) potrebbe creare qualcosa di davvero interessante.
15 – Jarrett Allen ( ↑ 2 )
Jarrett Allen ha tutto quello che serve per diventare un lungo dal futuro interessante, ma è ancora molto acerbo. Alcuni spunti interessanti:
I minuti sono praticamente gli stessi e i tentativi dal campo pure, ma i punti a partita sono aumentati → ci sono margini di miglioramento e li sta esplorando.
Rimane costantemente con un NetRating sotto il par (-8.2) nonostante l’applicazione difensiva sia discreta → ci sono margini di miglioramento e li sta esplorando pochino.
Gioco di piedi e mano morbida su cui costruire un movimento di tiro, già sorprendentemente fluido → ci sono molti margini di miglioramento.
È partito in quintetto per la prima volta contro i Knicks → *occhi a cuoricino*
Tira con il 66% dal campo e con il 100% – wait for it – dalla linea dei 3 punti → *faccina con gli occhiali da sole*.
Triple realizzate in stagione: 2, and counting…
16 – Milos Teodosic ( NE )
Siamo talmente abituati a vederlo bazzicare nell’élite del basket da anni che quasi ci dimentichiamo che è un rookie. Dopo i vari problemi fisici avuti a inizio stagione sta finalmente prendendo il ritmo in una squadra in cui è il terzo/quarto riferimento offensivo e il terzo creatore di gioco della squadra, vista la stagione bollente di Lou Williams e la trasformazione di Griffin in vera e propria point forward. Un contributo più che discreto il suo (10 punti e 5 assist di media con percentuali dal campo discrete) anche se davvero carente dal punto di vista difensivo (112 punti concessi su 100 possessi). Niente di eccezionale, niente di tragico. Entra a metà classifica e ci aspettiamo l’aumento del numero dei colpi per aiutare i Clippers a rimanere agganciati al treno playoff. O almeno questo è quello che avremmo detto prima che Blake finisse ai Pistons, con tanti cari saluti alle poche certezze costruite dai Clippers in questi mesi.
17 – Luke Kennard ( = )
No, grandi margini di miglioramento non ce ne sono ma continua, imperterrito, a fare il suo lavoro. Tiratore affidabile ormai stabilmente oltre il 40% al tiro pesante, è tornato anche a difendere con numeri personali eccellenti (101 punti concessi in 100 possessi) in un sistema che eccellente non è (108 nel mese di gennaio). Continua a fare il suo e noi continuiamo ad apprezzarlo. Impiegato modello, brava persona. Se per caso sparirà diremo che salutava sempre. Bonus track: senza Bradley e Harris davanti vedrà salire vertiginosamente il suo impiego?
18 – Frank Ntilikina ( ↓ 7 )
Breve arringa dell’accusa sul perché Ntilikina è calato di sette posizioni: sono crollati minuti, punti, assistenze, percentuali dal campo e ai liberi, rimbalzi, rubate e Offensive Rating. Direte voi «però difende bene»… e invece no, non fa più nemmeno quello (106 di Defensive Rating, 7 punti in più dello scorso mese). Aggravante: nella stessa squadra parte in quintetto Jarrett Jack. Vostro onore, io ho concluso.
19 – Josh Hart ( ↑ 6 )
Viene premiato perché doveva essere una carneade ma non lo è, perché i Lakers stanno vincendo (8-6 a gennaio) e non dovrebbero farlo e perché lui, anche grazie alle assenze, il suo posticino da 20 minuti a serata se lo è ritagliato. Durerà? Forse no. Ma la risposta era negativa anche mesi fa, quindi non fidatevi.
20 – Tyrone Wallace ( NE )
22 punti contro Golden State. Più di LeBron a Natale contro Golden State. Addio.