Rodney Hood
Rodney Hood, credits to slcdunk.com
Gli Utah Jazz si sono dichiarati disponibili a trattare qualsiasi giocatore del proprio roster che non siano Rudy Gobert e Donovan Mitchell: l’intenzione di Utah è infatti quella di costruire un nuovo core intorno ai due talenti, per cercare di tornare competitivi dopo l’addio di Gordon Hayward. Uno dei possibili partenti è Rodney Hood: giocatore che ha molti punti fra le mani (in questa stagione sta viaggiando ad una media di 16,4 punti a partita) ma che ha sempre sofferto diversi problemi fisici, tanto da saltare oltre 70 partite in quattro anni di permanenza nella Lega. Proprio per questo motivo i Jazz sembrano vogliano separarsi da Hood, desiderosi di poter contare su un roster sano.
Il contratto leggero di Hood (meno di $2,4 milioni) ne fa un buon affare per le franchigie che stanno cercando un apporto offensivo maggiore. L’affidabilità del tiro da tre punti – 36,9% in carriera e 38.7% in questa stagione – e dai liberi (oltre l’86% di realizzazioni in stagione) ne fanno il giocatore perfetto per i sistemi che fanno ampio ricorso al tiro dalla distanza e alle penetrazioni. I Boston Celtics potrebbero essere la destinazione più idonea, essendo la franchigia del Massachusetts la sesta squadra per tentativi dalla distanza della Lega; inoltre, affidandogli un ruolo dalla panchina potrebbe ridursi il rischio di problemi fisici. Per portarlo a Boston Danny Ainge potrebbe offrire un giocatore di rotazione dallo stipendio simile: il più vicino a Hood è Terry Rozier, che guadagna poco meno di £2 milioni.
Altra meta potrebbe essere Miami, che fa un equilibrato uso di tiro da tre punti e penetrazioni (8° della NBA per tentativi da dietro l’arco e 5° per layup), ovvero gli aspetti nei quali Hood eccelle. Un po’ più problematico sarebbe l’aspetto salariale; per raggiungerlo, Miami potrebbe offrire Justise Winslow, l’unico giocatore di valore con un contratto simile (guadagna $2,7 milioni quest’anno e scadrà nel 2019).