Seguici su

Oklahoma City Thunder

The shape of Paul George

Nel corso di questo 2018, Paul George sta totalizzando al contempo cifre da MVP e da difensore dell’anno: questo basta a rendere OKC competitiva?

Riequilibrare, cambiare, migliorare

Per trovare l’armonia offensiva, coach Billy Donovan ha effettuato l’unica scelta possibile con il materiale tecnico a sua disposizione: epurare il più possibile il proprio attacco delle situazioni statiche che tanto spesso hanno imballato l’attacco dei Thunder nei primi due mesi e non assegnare a Russell Westbrook compiti di decision making diversi rispetto al passato. Come sottolineato anche da George, ad inizio stagione l’MVP uscente era in seria difficoltà, a causa della propria incapacità di selezionare i momenti in cui coinvolgere i compagni e quelli in cui avrebbe dovuto mettersi in proprio. Il risultato immediato dei cambiamenti è stato, ovviamente, un complessivo adattamento del resto del team, con Anthony e PG in testa.

La ricerca di nuove spaziature, facilitata anche dall’immenso lavoro oscuro di Steven Adams era volta tanto ad alzare la qualità dei tiri medi, quanto a liberare l’area per permettere ai terrificanti atleti di OKC di chiudere al ferro: non è un caso che gente come Terrance Ferguson e Jerami Grant, pur disponendo di armi molto diverse, abbia recentemente tratto giovamento del nuovo assetto, realizzando partite di ottimo spessore realizzativo.

Avere Melo in post e George sul perimetro disposti a muovere la palla può far sembrare Abrines un tiratore molto più pericoloso di quel che è, anche con Felton da play.

In questo contesto, ovviamente, la dimensione off the ball delle due ali principali dei Thunder si è notevolmente accentuata: sia Melo che George, in tutto il 2018, hanno visto contemporaneamente il proprio numero di palleggi preparatori ad un tiro abbassarsi e la qualità delle loro conclusioni alzarsi. I numeri al tiro di Paul George nelle venti gare disputate fin qui in questo 2018 sono assolutamente capaci di fotografare tanto la ritrovata capacità di incidere del numero 13 dopo lo slump, quanto un innalzamento della qualità media dei tiri presi.

La shot chart di George ci mostra una scelta di tiro non troppo diversa dal passato: a cambiare è la qualità dei tiri derivante dalle situazioni di gioco in cui vengono presi. (Dati e mappa: NBASavant)

Secondo le statistiche NBA.com dall’inizio dell’anno nuovo PG viaggia con un eccellente 60% abbondante di effective shooting percentage; una cifra che, se sezionata nelle varie situazioni di gioco, ci restituisce l’immagine di un giocatore al picco della propria efficienza individuale. La shot selection di George, infatti, ha subito notevolissime modifiche rispetto alla scorsa stagione: il numero dei suoi tiri da tre punti è salito di oltre il 10%, portandolo ad una situazione di quasi totale equilibrio tra tiri dentro ed oltre l’arco (52.5% e 47.5%). Inoltre George ha ridotto del 7% il numero dei suoi tiri presi direttamente dal palleggio ed ha notevolmente ridistribuito i suoi tiri all’interno dello shot clock, evitando di ridursi a prendere tanti tiri allo scadere. In questi aspetti è leggibile in maniera molto sensibile il cambio di contesto: George non ha più bisogno di pagare la cauzione così tanto spesso come in passato. Estremizzando il concetto sui 48 minuti, è innegabile che sgravare l’ala ex Pacers di responsabilità costituisca un bene per i Thunder: avere più opzioni nel crunch time non può che deporre a favore di coach Donovan, visto che alle porte di questa stagione il numero 13 era il peggior giocatore della NBA per percentuale negli ultimi secondi di gara da quando è entrato nella lega.

Poi può anche smentire le statistiche senza grossi problemi.

Sin da inizio anno, la tendenza di George a levigare il proprio gioco offensivo ha subito un’ulteriore svolta: PG prende circa il 35% delle proprie conclusioni in situazioni di spot-up, convertite con il 62.8% di percentuale effettiva. Ad una porzione analoga  dei suoi tiri (circa il 37%) corrispondono, invece, i pull-up shots, che, qualora eseguiti dopo uno o due palleggi, producono un’irreale percentuale effettiva attorno al 63%. Appare, dunque, lapalissiano che quando Paul George può effettuare una scelta rapida sia l’intera squadra a giovarne.

Esempio di scelta rapida per sé a cui i compagni si adattano positivamente: tripla in transizione, due Thunder già a rimbalzo e Roberson aveva anche tagliato fuori Ingles.

Esempio di scelta rapida per i compagni: con due palleggi ha costruito lo spazio sia per un pull-up che per servire Steven Adams punendo il cambio difensivo.

L’elemento interessante da constatare di questa nuova versione di OKC corrisponde alla capacità del team di coach Donovan di creare vantaggio in maniera quasi immediata. Le accelerazioni di Westbrook costringono la difesa ad effettuare delle scelte molto presto nel corso di numerosi possessi. La fotografia migliore di tutto ciò è, ancora una volta, la percentuale di George: quando il cronometro è tra i 18 ed i 15 secondi (una situazione che corrisponde ad oltre un quinto dei tiri he prende), il numero 13 tira addirittura col 73% effettivo dal campo.

Anche senza grandi vantaggi apparenti, quella porzione di shot clock lo aggrada particolarmente.

Non è, però, la sola presenza di Westbrook a permettergli una simile efficienza: Paul George è anche stato investito di quasi tutti i compiti di playmaking nei rari momenti in cui Westbrook è in panchina. In quelle situazioni è lui che si incarica di organizzare l’attacco immediatamente dopo la rimessa e giocare il pick’n’roll da palleggiatore. Il motivo di questa scelta è presto spiegato: in questo modo coach Donovan può continuare ad esercitare un’enorme pressione sulle difese sin dalla genesi di ogni singolo attacco, rendendo intercambiabili i due pericoli principali della propria squadra e logorando le difese avversarie che spesso, infatti, sono costrette all’errore anche sui giocatori meno pericolosi.

Anche una difesa iper-reattiva e organizzata come quella degli Warriors può sbagliare i tempi di aiuto quando lavora contro due attaccanti perimetrali come George e Westbrook.

Questo aspetto si è accentuato notevolmente nelle ultime due gare, in cui l’assenza contemporanea di Westbrook ed Anthony ha portato George ad essere alpha e omega della squadra: nella gara contro i Grizzlies sono arrivati ben otto assist da parte dell’ex Pacers.

Certo, con Adams che crea spazi anche dove non ci sono, è più facile sentirsi playmaker.

Questa doppia gestione di George lo rende senza dubbio un’arma imprevedibile: malgrado sia solo il terzo giocatore della squadra per tocchi e viaggi con una Usage Percentage di poco superiore al 25%, il numero 13 di OKC può tranquillamente essere definito al contempo la seconda fonte più importante nella costruzione del gioco dei Thunder ed il giocatore più efficiente a disposizione di coach Donovan.

Con 0.41 punti-per-tocco, PG sta producendo cifre à-la-Klay Thompson, pur essendo notevolmente più coinvolto dell’11 degli Warriors nella costruzione delle trame della propria squadra. La cifra è ancora più impressionante se si considera che il numero medio di palleggi-per-tocco da parte di George è rimasto pressoché invariato rispetto alla scorsa stagione (2.27 quest’anno, 2.28 lo scorso) mentre l’efficienza di ciascun tocco si è alzata del 6.5%. Thompson, che produce praticamente gli stessi punti-per-tocco, usa mediamente circa un palleggio in meno (1.37 per tocco) e tiene la palla un secondo in meno (2.7 per George e 1.8 per KT): numeri che, nella pallacanestro moderna, dovrebbero segnare una differenza abissale in termini di pericolosità individuale.

Ad alzare notevolmente l’efficienza media di ciascun tocco, anche se sporcato da tanti palleggi, non può non contribuire la qualità inarrivabile nel bloccare di Funaki.

A questo punto vi starete chiedendo quale possa essere la soluzione contro un giocatore così capace di essere determinante sotto tanti aspetti del gioco. Se credete che la risposta sia cercare di stargli attaccati, siete fuori strada: anche qualora ci riusciate, con l’avversario a meno di due piedi di distanza, PG tira un fantascientifico 72% effettivo e, come se non bastasse, dispone di un primo passo con cui batterti e arrivare al ferro, laddove sfiora il 65%.

Se provi ad accompagnarlo sul fondo lui sfodera un primo passo bruciante e l’ankle breaker: anche se ti rialzi a tempo di record e gli stai attaccato quando tira sei comunque spacciato…

…Se, invece, cerchi di stargli attaccato e tieni il primo passo, ti manda al bar, va al ferro e bullizza il tuo lungo titolare: pick your poison.

Alla luce di queste cifre che rasentano la follia cestistica, viene da chiedersi quanto OKC possa gioire e quanto possa legittimamente preoccuparsi: malgrado un Paul George versione 2018 che sta viaggiando con delle statistiche da MVP ed un Westbrook a 0.7 rimbalzi dalla tripla doppia di media, il record in questo anno solare è un misero 12-8. Attraverso la capacità di riassettarsi e ritrovare continuità dopo l’infortunio di Roberson passa una buona parte del futuro dei Thunder: prendere consapevolezza di un’effettiva capacità di competere può essere l’arma migliore con la quale Sam Presti può convincere il proprio numero 13 nel corso della free agency.
Perché una cosa è già certa: i Thunder non hanno nessuna voglia di ricostruire senza questo Paul George.

2 di 2Successivo
Commento

Commento

  1. Pingback: Risultati NBA: Lillard disumano; 16 vittorie di fila per Houston – Sport News

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Advertisement
Advertisement
Advertisement

Altri in Oklahoma City Thunder