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All Star Game

All-Star Game: riecco un briciolo di agonismo, vince Team LeBron

Negli ultimi minuti del quarto periodo lo spettacolo più bello del mondo. James MVP

L’All-Star Weekend è un diesel. Anche quest’anno le emozioni non sono mancate né venerdìsabato notte, ma la partita delle stelle è tutto un altro affare. I 24 migliori giocatori del pianeta (ehm – infortunati a parte) sullo stesso parquet per 48 minuti di spettacolo e divertimento: difficile fare meglio dell’All-Star Game. Procediamo però con ordine.

Domenica pomeriggio (ora americana), infatti, si sono tenuti altri eventi. DeQuan Jones dei Fort Wayne Mad Ants (la squadra affiliata agli Indiana Pacers) ha vinto la gara di schiacciate della G League, con due saltini niente male. Una selezione di giocatori americani, inoltre, ha duellato contro una Nazionale messicana a ranghi ristretti, vincendo 88 a 67. Da segnalare i 13 punti di Aaron Harrison, gemello di Andrew dei Grizzlies, prodotto di Kentucky e attualmente sotto contratto coi Reno Bighorns (affiliazione dei Sacramento Kings). Dopo aver riportato le dichiarazioni del presidente della G League Malcolm Turner (“Entro uno o due anni tutte e trenta le squadre NBA avranno un’affiliazione in G League”), entriamo nel vivo della domenica sera.

This is moment you’ve all been waiting for.

 

All-Star Game 2018

Team LeBron 148-145 Team Stephen

La partita delle stelle ci aveva da diverso tempo abituato a spettacoli sotto al par. Squadre senz’anima per 48 minuti e la noia a farla da padrone. In questa edizione, invece, per stessa ammissione di LeBron a fine partita, tutti si sono impegnati di più. Se non altro, nell’ultima metà del quarto quarto si sono visti i migliori giocatori del mondo faccia-a-faccia. Arrivare lì è stata però piuttosto dura.

Si comincia alle 02:00 ora italiana. O meglio, cominciano Jamie Foxx, Ludacris e Kevin Hart a ballare e scherzare e ridere e fare tutte quelle cose per cui non abbiamo puntato la sveglia. Dopo che quest’ultimo ha presentato tutti i giocatori e Fergie cantato l’inno, si può cominciare a giocare. Il primo tempo finisce 76 a 78 per Team Stephen, ma qualcosa nell’aria lasciava presagire che avremmo visto qualcosa di diverso rispetto alle passate occasioni. Tutto scritto: giocherelliamo (Steph Curry si è pure messo a mangiare popcorn in panchina) fino alle battute finali e poi ci diamo dentro davvero.

Non è a conoscenza del tacito accordo Damian Lillard, che verso la metà dell’ultimo periodo segna 5 punti in fila per portare sul +13 la selezione di Curry. Tutto ciò che devono fare James e compagni è prendere sul serio la partita un attimo prima. A poco più di 200 secondi dalla sirena un layup di Kyrie Irving porta ad un solo punto il distacco tra le due squadre.

Arriviamo al finale. Scelta decisiva degli arbitri sul 144 pari, su una rimessa a 1:16 dal termine. La palla sbatte sul piedone di Embiid e forse su quello di KD. Viene mantenuta la decisione live: palla al Team Steph (dubbia). La squadra capitanata dal play di Golden State non riesce però a convertire, né con Giannis né con Embiid sul tap-in. Si va di là. Paul George attacca Joel Embiid dal perimetro, che però tiene splendidamente e lo ferma al ferro. DeRozan cattura il rimbalzo difensivo e subisce fallo. La situazione di bonus porta la guardia dei Raptors in lunetta: 1 su 2. Time-out coach Casey.

Un’ottima azione corale nell’area avversaria sull’asse Westbrook-Kyrie-LeBron portano Il Re al layup del +1. (La faccia cattiva con cui LeBron torna verso la propria metà campo vale più di mille parole.) James Harden sbaglia la tripla del contro-sorpasso, DeMar DeRozan cattura il rimbalzo offensivo, ma tratta male la palla. Westbrook mette 3 lunghezze di vantaggio tra le due squadra con 10 secondi allo scadere. Nonostante il time-out di coach D’Antoni, Team Stephen non riesce nemmeno a tirare: la straordinaria la difesa di LeBron&Co. risucchia l’aria attorno a Steph prima e DeRozan poi.

La vittoria della squadra capitanata da LeBron James consegna al deus ex machina dei Cleveland Cavaliers il terzo trofeo di MVP dell’All-Star Game, dopo quelli del 2006 e 2008 e una partita da 29 punti, 10 rimbalzi e 8 assist. Da segnalare anche un Westbrook vicino alla tripla doppia (11-8-8) e i 44 punti in 3 dalla panchina per Paul George, Andre Drummond e Bradley Beal. Tra le file degli sconfitti, invece, si notano un Embiid da 19 punti e 8 rimbalzi e un Karl-Anthony Towns da 17 e 10 in uscita dalla panchina.

Dopo una manciata di edizioni sottotono, la NBA è tornata ad offrire un finale di livello in un All-Star Game. Non è il massimo della vita aspettare 3 ore per un quarto d’ora serio, ma – chi l’ha vissuto live lo sa – è il quarto d’ora di pallacanestro migliore del mondo.

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