Abbiamo già detto tutto nella parte 1, quindi tuffiamoci nella miriade di chicche imperdibili raccolte da Serrano.
(Se vi state chiedendo che libro sia, chi è lo svitato che lo comprerebbe mai, ecc., questa è la lista di Barack Obama che lo include nei migliori libri letti nel 2017; qua c’è Shea che ammette che pur di schiacciare una sola volta come Dominique Wilkins si scaverebbe la tomba da solo; qua c’è il link per comprarlo).
- La “Is that big enough?” Dunk di Jordan. Salt Lake City, 1987. Jordan schiaccia su Stockton. Qualcuno gli urla che è troppo facile così. Al possesso successivo, MJ divora il ferro in testa a Mel Turpin, una montagna di 211 cm. (Scelto nel 1984 con la #6 assoluta, Turpin morì nel 2010).
- Una delle schiacciate preferite di Serrano. Shawn Kemp SOPRA Alton Lister. The Lister Blister:
- La lista di squadre che Jordan dovette battere per arrivare al primo titolo nella storia dei Bulls nel ’91: i Knicks di Ewing, i 76ers di Barkley, i Pistons di Isiah Thomas, i Lakers di Magic. “E il resto della lega pensò: ‘Ok, siamo fottuti'”.
- Shea Serrano compone il suo giocatore ideale: l’elevazione di Zach LaVine, le mani di Giannis Antetokounmpo, il primo passo di Stephon Marbury, la velocità massima di Toney Douglas nel 2009, il nome di God Shammgod, l’acconciatura di Nate Thurmond (“coi capelli solo sul retro della testa. Voglio che il mio giocatore-Frankenstein sembri uno scaricatore di porto degli Anni Settanta”), la visione di gioco di Jason Kidd, la fronte di Paul George, il mento di Larry Bird, le spalle di Dwight Howard nel 2011, i muscoli della braccia di David Robinson nel 1992, i 262 cm di apertura alare di Manute Bol, il pene di A.C. Green, l’abilità al ferro di Tony Parker nel 2006, il tiro di Klay Thompson, Reggie Miller o Steph Curry a seconda della situazione e la versione 1994 di Hakeem Olajuwon come protezione del ferro. E tante altre, tra cui la disponibilità di Brandon Knight a saltare di fronte ad un treno, la meschinità di Russell Westbrook e il naso di Scottie Pippen.
- Serrano afferma che prima del ’72, prima del leggendario commentatore dei Lakers Chick Hearn, il termine ‘slam-dunk’ non esisteva. O meglio, esisteva sottoforma di ‘dunk-shot’, “che è la più grossa cazzata che si possa pensare”.
- Fu Stevie Wonder a dare a Darryl Dawkins il soprannome di Chocolate Thunder perché, scrive Serrano, “il basket è uno sport così figo che anche i ciechi lo guardano“.
- Quella volta che Kermit Washington tentò di uccidere Rudy Tomjanovich. Huh.
- Ma anche quando Chris Childs ha fioccato Kobe Bryant.
- Il capitolo 24 “salta avanti e indietro tra discussioni su Kobe Bryant il grande giocatore e Kobe Bryant il cazzone. Dovrebbe essere detto, tuttavia, che ha una lunga storia di cose che non appartengono a nessuna di queste due categorie. C’è quella volta che (secondo quanto riportato) ha spinto Shaq lontano dai Lakers; quella volta che (secondo quanto riportato) ha spinto Phil Jackson lontano dai Lakers; quella volta che ha spinto Andrew Bynum lontano dai Lakers (è stato filmato mentre lo diceva, quindi qua non c’è bisogno del ‘secondo quanto riportato’); quella volta che ha detto alla polizia che Shaq tradiva la moglie e pagava la donna con cui la tradiva per il suo silenzio, cosa che poi Shaq indicherà come motivo del divorzio; quella volta che ha urlato un insulto omofobo ad un arbitro; quella volta che fu accusato di stupro in Colorado, […].“
- Promemoria: Portland poté draftare Bob McAdoo nel ’72, Larry Bird nel ’78, Jordan nel 1984, Kevin Durant nel 2007.
- Pensate come sarebbe la nostra vita se alcuni nomi di giocatori NBA fossero leggermente diversi. Serrano propone alcune varianti: Morgan Jordan, LeBron Jones, Wilt Chamberlord, Phil Russell, Juan Stockton, Keith Durant, Kris Paul, Carmine Anthony, Derek Nowitzki, John Harden, Russell Eastbrook, Jake Griffin, Toby Bryant, Kyle McHale, Allen Iverdad, Carl Malone, Charles Berkley, Barry Bird, George Paul, Danial Lillard, Tom Duncan.
- Quella volta che Greg Oden, cercando di spiegare come mai foto del suo membro fossero finito online, rispose che: “Una donna mi ha mandato 100 foto, mi sono sentito in obbligo di mandarle qualcosa anch’io. Non sono uno stronzo.”
- Sapete chi è Michael Ruffin? Quel tizio che pensava bastasse lanciare in aria il pallone per far scadere il tempo e invece Morris Peterson la raccoglie, segna, manda tutto all’OT dove poi la squadra di Ruffin perderà.
- Nel libro si parla anche di quando una scheggia di vetro finì nell’occhio di Tony Parker, che si ritrovò ad indossare occhialetti à-la-Horace Grant dopo una lite tra Chris Brown e Drake.
- [Parlando di quella volta che Il Barone ha strappato l’anima dallo scheletro di AK47] “Mostrare i capezzoli al tipo al quale hai appena schiacciato in testa è una mossa da vero maschio alfa“.
- “Shawn Bradley tentò un passaggio verso Dirk Nowitzki“. Nella nota a fondo pagina si legge che… “Questa è la frase più alta e più bianca di tutto il libro“.
- Charles Shackleford è un tizio la cui carriera è stata “un po’ dentro, un po’ fuori dalla lega, ma c’è una splendida storia nel libro di Jayson Williams Loose Balls che lo riguarda. Durante un allenamento, scoppia un alterco con Artem Gilliam. Shack urla cose becere a Gilliam, che è molto religioso, e ne rimane offeso. Gilliam sfida Shack ad una lotta da combattersi di lì a poco. Shack si è presentato alla resa dei conti con un cazzo di machete“.
- “I peggiori Big Three di sempre sono quelli dei Timberwolves nel 2012: Kevin Love, Ricky Rubio, JJ Barea. Per essere chiari, non sono mai, mai stati definiti Big Three, ma è divertente pensarli in quel modo“.
- Vincendo il titolo nel 2016, LeBron prende la conversazione “Steph Curry sta avendo una delle migliori stagioni offensive di sempre“, la getta in un fiume melmoso e la rimpiazza con: “Fermi tutti, dovremmo seriamente considerare la possibilità che un giorno LeBron si ritiri come il più grande giocatore di basket di sempre?“.
- Uno dei 33 capitoli si chiede una semplice cosa: se il Karl Malone del 1997 e un orso si fossero scambiati di posto, ruolo, vita, tutto, chi avrebbe avuto più successo? Dopo una riflessione sul suddetto grizzly che gioca il pick-and-roll con John Stockton e The Mailman costretto a procacciarsi il cibo nelle foreste, Serrano arriva alla conclusione che l’orso nei Jazz si troverebbe meglio che il palestrato della Louisiana nei boschi.
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