“Ci dica lui” aveva detto due giorni fa coach Brett Brown riguardo il ritorno di Markelle Fultz. “Piuttosto vicino al rientro” arriva dopo “Sarà necessario prendere una decisione in modo da poter progredire”. Che comunicativamente la gestione del prodotto di Washington non sia stata delle migliori (Colangelo si parla anche di te) è piuttosto ovvio; che l’enorme quantità di risorse investite sulla prima scelta assoluta al Draft 2017 non andasse sperperata è altrettanto banale.
Parlando di comunicazione. La tweet-star di cui il mondo ha bisogno, Joel Embiid, ha postato una gif di The Undertaker pochi minuti dopo che ogni account legato ai Philadelphia 76ers era esploso con la news di serata: Markelle Fultz sarebbe tornato su un parquet NBA. Senza restrizione di minuti: a limitare il tempo in campo solo lo stato di forma, comunque precario per uno che non gioca da 68 partite e 154 giorni.
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— Joel Embiid (@JoelEmbiid) March 26, 2018
Nell’annuncio pre-partita, coach Brown si è quasi commosso:
“Markelle Fultz giocherà stasera. È una sua decisione. […] Ho i brividi mentre vi dico tutto questo. Sono orgoglioso di lui. Le persone attorno a lui hanno fatto grandi cose. […] Sarà con noi stasera.”
Chiuderà la partita con 10 punti (5 su 13 dal campo), 8 assist, 4 rimbalzi e una palla persa. L’ultima partita con almeno 10 punti e 8 assist in meno di 15 minuti risale al 1990, a firma Danny Ainge. Tu guarda, le coincidenze. A fine gara, hanno chiesto a Fultz delucidazioni sullo status della spalla. Nessuna risposta. Su tutta l’arena che cantava il suo nome, però, si è espresso così:
“È stato figo. All’inizio pensavo stessero dicendo il nome di Nick Foles, poi ho capito. Davvero bello. Questi fans sono speciali, li adoro.”
Abbiamo cominciato dalla fine. Un passo indietro. I Sixers entrano nella partita contro i Nuggets con una striscia positiva di 6 vittorie consecutive, le ultime 4 con almeno 12 punti di scarto. Il quintetto Simmons-Redick-Covington-Saric-Embiid è uno dei migliori di tutta la NBA: non a caso si parla della prima stagione con 50+ vittorie dal 2000-2001, quando Allen Iverson portò baracca e burattini alle Finals. Letteralmente tutto sta andando bene a Phila. Un fan, in un momento morto della partita, ha chiesto alla moglie di sposarlo, lei ha detto sì ed è un po’ il sentimento che prova tutta la Città dell’Amore Fraterno. Il 25esimo Defensive Rating della lega dei Denver Nuggets è la vittima sacrificale. La terza sconfitta in quattro gare, tra l’altro, non è fatale per la corsa Playoff dei Nuggets solo perché Minnesota ha perso in casa coi Grizzlies. Philly, invece, si è recentemente assicurata i Playoff (6 anni dopo l’ultima volta) ed è una sola partita dietro al 3° posto dei Cavs.
Fultz entra a 2:54 dalla fine del primo quarto: Brett Brown sta inserendo un quintetto totalmente nuovo. Con lui entrano Redick, Covington, Ilyasova ed Embiid. Non è uno scemo, coach Brown: metterlo nelle migliori condizioni possibili al rientro era un must. Quindi 4 tiratori, campo aperto e palla in mano. E nessun difensore sotto al par. Separare Simmons e Fultz, in realtà, è una cosa che coach Brown ha fatto da inizio anno. Nessuno si aspettava che Ben Simmons fosse – già nella stagione da rookie – uno dei migliori (25? 30? 35? Giù di lì) giocatori NBA. Nei 44 minuti in cui Simmons e Fultz hanno condiviso il campo in stagione, Phila ha un Plus/Minus ben negativo, -3.8 di NetRtg e ha tirato col 15,6% dall’arco, per NBA.com. Nei 1297 minuti giocati insieme da Embiid e Simmons, per dire, i Sixers sono +15.8 in NetRtg, un dato che schizza a +37.7 (irreale per due ragazzini) se consideriamo le ultime 7 partite.
Ma torniamo a Fultz. Il primo possesso, in realtà, è imbarazzante. Dopo un errore di Wilson Chandler, Ilyasova cattura il rimbalzo e lascia condurre la semi-transizione al giovane play. Tutto il Wells Fargo Center ai suoi piedi. Horns è la chiamata di coach Brown: doppio blocco ad altezza della lunetta portato da Embiid e Ilyasova, che poppano entrambi oltre l’arco. Fultz abbassa la testa, prende velocità, va a destra, non vede Mason Plumlee, si schianta contro Mason Plumlee, perde palla. Il primo canestro, invece:
Embiid finta il consegnato a Redick. Lo split tra le guardie dei Sixers coglie del tutto impreparato Devin Harris, la cui età non è comunque l’unico motivo per cui Fultz arriva ad appoggiarne due facili al vetro. L’aura magnetica generata da Embiid, uno dei migliori lunghi della lega con neanche 100 partite NBA sotto la cintura, apre spazi ai compagni; il primo passo di Fultz, inoltre, sembra quello del college. Due palleggi ed è al ferro. (Si ringrazia anche Torrey Craig, il non-aiuto dal lato debole.)
Cosa può portare Fultz: punti in transizione. Non ha paura di premere sull’acceleratore (Phila gioca quasi 7 possessi in più su 48 minuti con lui in campo) e il primo assist di serata arriva proprio così. Penetra dritto-per-dritto a centro area, la difesa dei Nuggets si chiude e Fultz è saggio nel servire Ilyasova dopo una virata che stava portando guai. Due facili per il turco.
Gli occhi dei tifosi Sixers tornano a sanguinare solo pochi istanti dopo. Pick-and-roll alto con Embiid da bloccante e stavolta Fultz va a sinistra. (Harris passa sotto al blocco di Embiid, ma per ora tirare da 3 non se ne parla. Con calma, ‘Kelle.) Con la mano sinistra non riesce a battere un buon Plumlee in contenimento, si accontenta del jumper dalla media e non prende neanche il ferro. Poi comincia il secondo quarto:
Nella successiva penetrazione, espone troppo il pallone e Jamal Murray glielo soffia. Coach Brown capisce che per ora va bene così. Il primo tempo di Fultz termina con 2 punti, 3 assist, altrettante palle perse/stoppate subite e un airball. Denver è avanti 59 a 51, ma nel terzo quarto è un massacro. Si rivede Fultz solo a 3:21 dalla fine dello stesso, in tempo per un parziale da 10-3 per i suoi (Fultz chiuderà a +16 in Plus/Minus). È esattamente il ricambio di Ben Simmons: i due non hanno condiviso neanche un minuto. Le sentite le grida di TJ McConnell, in sottofondo?
Basta una finta di blocco di Ilyasova perché la difesa dei Nuggets cambi: Chandler finisce su Markelle. Più grosso e lento, viene puntato dalla prima scelta assoluta. Cambia mano, spin-move, si crea un ottimo floater da un metro ma è sfortunato nel rimbalzo. Non sembra aver perso l’equilibrio e anche la spalla perdura in aria come una spalla normale.
Nonostante diversi errori dal campo, è in fiducia. Attacca a testa bassa nel possesso successivo. One-man-transition. La difesa di Murray è competente, tanto che Markelle si trova inopinatamente in aria con la palla tra le mani e le spalle al canestro. Deve inventarsi un discreto numero da circo per trovare il fondo della retina. Non è il caso di lapidarlo per la shot-selection proprio oggi.
Il momento d’oro dei Sixers coincide con un momento particolarmente positivo per Marco Belinelli, da poco 32enne. Nelle ultime 5 il neo-arrivato ha totalizzato 79 punti, 29 su 48 dal campo (!) e 13 su 27 dall’arco (!!). Qui riesce a sfruttare il pessimo angolo del close-out difensivo di Millsap per arrivare a centro area, far collassare su di sé la difesa e incartare per Fultz il più dolce dei cioccolatini.
Si prende un’altra stoppata da Plumlee dopo aver catturato un rimbalzo offensivo. È lento e molto poco verticale. Si vendica in pochi secondi, quando stoppa in recupero Jamal Murray, pronto a mettere Ilyasova sul poster. Ha fatto davvero di tutto per non sfigurare, pur non limitandosi in alcun aspetto. Dimostrazione di solidità mentale più volte messa in dubbio in questi primi mesi di carriera.
Nell’arco di tre minuti, coach Brown re-inserisce il quintetto titolare per mettere definitivamente a tacere i Nuggets. Al nostro non resta che una manciata di minuti finali sul +20. È in campo con un quintetto super piccolo: Redick, Covington, Saric e Ilyasova. Gestisce il primo possesso. Pensa di poter battere dal palleggio Malik Beasley, non è così, prova un gancetto da un metro e mezzo ma si fa stoppare di nuovo. Cattura il rimbalzo, riapre per Saric che sbaglia dall’arco, di nuovo rimbalzo Fultz.
Dopo due rimbalzi offensivi, saltano gli accoppiamenti. Fultz si trova una metà campo per portare al parco Mason Plumlee. Hesitation-dribble per congelare il lungo ex Nets, jumper dalla lunetta andando verso sinistra. Pane e burro per Markelle, anche dopo aver perso gran parte della memoria muscolare nei movimenti di tiro.
Ora, tutti d’accordo, comincia il garbage time. A me la palla, reclama Fultz. Si isola sull’ala sinistra, di nuovo fronteggiando quel Plumlee col quale ha un conto in sospeso. Accelera, fa retromarcia. Attacca di nuovo, palleggio tra le gambe. Holmes intasa l’area, meglio un palleggio-arresto-tiro. Sono questi i flash che hanno fatto scrivere allo stimato analista di ESPN Mike Schmitz che lui prenderebbe di nuovo Fultz con la #1 dovesse rifarsi ora il Draft 2017.
Quale futuro?
Non è facile a dirsi. Una partita (quasi) positiva è un campione troppo ristretto per giudicare. Fultz, nonostante i Sixers siano col piede schiacciato sul gas, avrà tempo per rimettersi prima dei Playoff: 7 delle 9 partite rimanenti, Phila le giocherà contro avversarie con record perdenti. I 14 minuti giocati da Fultz sono comunque valsi il 9° minutaggio di un Sixer nella partita. Non dovessero riaverlo al 100% per questa stagione, nessuna fretta. Phila non deve correre. È già successo, per esempio, che un esagerato uso di Embiid – 49 minuti in un triplo OT contro i Thunder – costringesse il lungo camerunese a riposare per le 3 partite successive. The Process è entrato nella fase più elettrizzante, non devono lasciare che questa fibrillazione collettiva faccia perdere il senno a tutti quanti.