L’ultimo appuntamento dell’anno – o forse di sempre – arriva con colpevole ritardo. La motivazione ufficiale è che stavamo pensando a qualcosa di nuovo, la motivazione ufficiosa è che siamo scansafatiche. La stagione da rookie per tanti di quelli presenti nella nostra Ladder si è conclusa, il che significa che è anche la loro ultima apparizione in questa rubrica (lacrimuccia).
Un ultimo ballo che per due giovani particolari – sì, proprio quei due lì, Ben e Donovan – abbiamo deciso di rimandare ancora una volta, dedicandogli un 1 vs 1 che uscirà su queste pagine nei pressi della consegna del premio. Nel frattempo dedichiamoci a tutti quei giovanotti che hanno mostrato per almeno una parte della stagione una parvenza di umanità, la cui classifica parte dal gradino più basso del podio. (Scritta da Pelacci nelle posizioni 3-6, 21-30; Mapelli 7-20).
3 – Jayson Tatum ( = )
Dopo essersi lanciato a tutta velocità contro il rookie wall verso febbraio, la stagione di Jayson Tatum è finita com’era cominciata: alla grandissima. A marzo ha sfiorato i 17 punti a partita, tirando col 44% dall’arco e un Plus/Minus di +10.1 in mezz’ora di gioco di media. Con 165 tentativi dal campo, marzo è stato il mese nel quale ci ha provato di più: rimanere aggressivi nonostante un brutto periodo è una dimostrazione di forza mentale notevole per un ragazzino che ha appena compiuto vent’anni. (In realtà il ragazzino è diventato padre).
Se ne parla poco, ma è un atleta fuori dalla grazia di Dio. Forse non ce ne sarà nemmeno bisogno quando torneranno Kyrie e Hayward, ma ha tutto il tempo per migliorare come portatore di palla primario: in catch-and-shoot tira già col 48% dall’arco, dal palleggio col 31%; quando tiene la palla in mano meno di 2 secondi, è denaro in banca: 67.7% di EFG%, cifra che scende sensibilmente quando la tiene per 6+ secondi: 48.7%. 0.92 punti prodotti da ogni pick-and-roll che gioca da palleggiatore (dati NBA Stats) indicano che c’è una solida base su cui costruire. È la stessa cifra di Antetokounmpo, per dire.
Nemmeno ai Playoff sta sfigurando: è uno dei migliori attaccanti dei Celtics, già due volte a 20+ punti e una doppia-doppia. Gara 7 sarà un interessante test. È davvero fortissimo Tatum: pensare che è solo il terzo miglior rookie di quest’anno fa riflettere su quanto talento sia entrato nella lega.
4 – Kyle Kuzma ( = )
Per problemi alla caviglia sinistra, Kuzma non ha giocato le ultime tre partite di stagione regolare, ma durante tutto l’anno ha messo in mostra un repertorio inaudito per una #27 scelta. Il nativo di Flint, Michigan, ha chiuso marzo a 18.7 punti e 8.5 rimbalzi di media in quasi 38′ di gioco, tirando col 39% dall’arco. Da quando i Lakers si sono resi davvero conto che il loro unico obiettivo era sviluppare i giovani e coach Walton gli ha dato la luce verde, ha espresso tutto il suo talento.
I miglioramenti sono sotto l’occhio di tutti: guardatelo condurre il pick-and-roll nell’overtime di inizio aprile contro gli Spurs. Si ritrova sulla mano debole, la sinistra, ma capisce in una frazione di secondo che può incrociare il palleggio davanti a LaMarcus Aldridge e chiude con un elegante gancio con la destra. Junior da Utah, compirà 23 anni a luglio. Prima di disfarsene in presunte trade per star, i Lakers farebbero bene a pensarci due volte.
5 – Lauri Markkanen ( = )
“È andato ben oltre le aspettative, è la pietra miliare per ciò che vogliamo essere in futuro. Siamo fortunati.” Con queste parole John Paxson, vice presidente delle basketball operations, ha parlato del prodotto di Arizona finita la stagione. Quando hanno chiesto a K.C. Johnson, il più informato giornalista sui Bulls, se Markkanen potrebbe davvero essere l’uomo giusto per portare una squadra al titolo, lui ha allargato il discorso: un giocatore così atipico deve essere messo nel contesto giusto. Coach Hoiberg quest’anno ha fatto esattamente questo: i Bulls sono in Top 10 per Pace e triple tentate non a caso.
Con Markkanen si può giocare col doppio lungo senza problemi. Qui, in due azioni: prima sfrutta l’elevator screen di Felicio per tirare indisturbato dall’arco, poi legge benissimo il non-cambio di Baynes su di lui e il ritardo di Jabari Bird nel passare sul blocco di Portis da una partenza Horns. Con quella mano e quei centimetri può fare davvero ciò che vuole.
Il futuro dei Bulls dipenderà anche da cosa diventeranno LaVine e Dunn, da come sceglieranno al prossimo Draft e da una miriade di altri fattori. Altri 5 giocatori oltre a lui hanno chiuso la loro stagione da rookie a 15+ punti, 7+ rimbalzi e almeno il 35% dall’arco, ma solo il finlandese ne ha tentate più di 200. 401, per la precisione, infrangendo diversi record di franchigia.
6 – Bogdan Bogdanovic ( = )
Nel finale di stagione si è un po’ perso, ma complessivamente il primo anno di Bogi dalla parte d’oceano che gli compete è stato un successone. È sceso in campo 78 volte (53 da titolare) ed è 6° tra i rookie anche per minutaggio. Si è operato da poco al ginocchio sinistro (lesione al mediale): la riabilitazione forse lo costringerà a saltare la Summer League.
Sarebbe ovviamente più interessante vedere il 25enne serbo, che sfiora il 40% dall’arco sia in pull-up che in catch-and-shoot, in un contesto funzionale. Il suo Usage (19.6%) è identico a quello di Jayson Tatum – o a quello di DeMarre Carroll, per fare un paragone con un non-rookie. Riesce insomma ad incidere eccome senza dominare il pallone: una caratteristica fondamentale nella NBA moderna. Bogi ha prodotto più punti di Markkanen per possesso di palla. Ogni volta che gli arriva in mano, palleggia comunque 2.31 volte, cifra più vicina a quella di Lonzo Ball (3.18) che Markkanen (0.8), per Second Spectrum.
È proprio questo ibrido tra le abilità di ball handler (0.83 punti per ogni pick-and-roll gestito: non un gran risultato, ma è una cifra che migliorerà col passare delle stagioni e coi Kings stessi) e di tiratore che ne fanno un prospetto unico. I Kings non devono sprecare il talento di uno dei lori migliori giocatori.
7 – Lonzo Ball ( ↑ 1 )
Separare la stagione del Lonzo Ball giocatore da tutto quello che è stato il Lonzo Ball personaggio mediatico risulta davvero difficile. Entrato nella lega con tutti i fari puntati addosso per cause familiari, Lonzo è cresciuto durante la stagione e, nel momento della possibile detonazione, si è dovuto arrendere alla sfortuna che lo ha fatto scendere sul parquet solamente 7 volte tra gennaio e febbraio. Rientrato a pieno regime solo a marzo, l’unico membro della famiglia Ball si è trovato in un contesto completamente stravolto dall’arrivo di Thomas e dalle responsabilità assunte dal resto del roster giallo-viola in sua assenza.
La lunga assenza è stata pagata nel mese di marzo (ad aprile non ha giocato mai) a livello di confidenza dal campo (35.3%) e da 3 punti (27.5%), ma ha messo in mostra un notevole miglioramento a livello di letture e comprensione del gioco. I 7.9 assist e le 2.1 rubate di media tenute gli ultimi 30 giorni di stagione regolare fanno ben sperare per il futuro. Un futuro che appare però incerto a causa dei grandi arrivi auspicati dalla dirigenza Lakers e a cui dovrà inevitabilmente adattarsi il giovane playmaker. Era lecito aspettarsi qualcosa in più dalla sua stagione nel complesso? Sicuramente sì. È un bidone di immondizia? Assolutamente no. Giudizio sospeso. Nel frattempo… “Lasciate in pace Lonzo!“.
8 – OG Anunoby ( ↑ 2 )
Il baratro in cui era caduto tra gennaio e febbraio è stato lasciato alle spalle e OG è tornato quel prospetto di 3-and-D che tanto ci ha sorpreso e fatto innamorare nei primi mesi di stagione. Il suo ruolo nei Raptors è ben definito: gioca da fake starter rimanendo in campo intorno ai 20 minuti a partita, prima di lasciare che le riserve canadesi triturino tutto ciò che si muove nel rettangolo di gioco. Tra marzo e aprile ha tirato con oltre il 55% dal campo e il 45% da 3 punti, raggiungendo la linea di galleggiamento ai liberi (60%) ma trascurabile in virtù dei pochi viaggi in lunetta collezionati (0.8 a partita). Nelle 8 partite disputate nel mese di aprile ha tenuto gli avversari a 93.9 punti sui 100 possessi, con il terzo Net Rating tra i rookie che hanno giocato almeno 20 minuti a partita dopo Mitchell e Simmons.
Scelto con la #23 pick, Anunoby risulta essere uno dei migliori prospetti della nidiata di quest’anno in relazione alla posizione in cui è stato selezionato e alle poca attenzione mediatica di cui godeva. In un sistema funzionale come quello dei Raptors potrebbe costruirsi una carriera da specialista di medio-alto livello.
9 – Dennis Smith Jr. ( ↓ 2 )
Pensare alla stagione di Dennis Smith Jr., senza alcun vero motivo apparente, mi lascia un po’ di amaro in bocca. Perché sì, ha dimostrato tutte le sue qualità o tutto quello che potrebbe diventare se tutto andasse veramente bene però è davvero difficile che tutto andrà così bene. Smith è un giocatore esplosivo, una macchina di highlights, con quello spirito sbruffone da voler andare a schiacciare in testa a tutti. Forse è un giocatore troppo esplosivo, troppo fagocitante, troppo poco efficiente, che ha bisogno di avere a disposizione tutti i possessi che desidera per poter rendere e produrre numeri che, una volta spulciati, non sono nemmeno granché.
Un esempio: ha chiuso solamente marzo con Net Rating positivo (3.0), grazie al miglior mese nella propria metà campo da 101 punti concessi su 100 possessi. Un secondo esempio: durante l’anno con il 44% di percentuale effettiva dal campo, solo 15esimo (su 18) tra i rookie con 50+ partite giocate e 20+ minuti di media. Il tutto con la seconda Usage% più alta della stagione tra i rookie, dopo quella di Mitchell. Se tutto va bene diventa Westbrook, se tutto va male al primo infortunio serio perde il 70% delle potenzialità.
10 – Bam Adebayo ( ↑ 1 )
Indecisi fino all’ultimo su chi premiare con un posto nei due quintetti tra i rookie con colui che sta alla #11 abbiamo optato alla fine per Adebayo, perché rappresenta quello che significa avere un coaching staff di livello, in grado di credere in te e di svilupparti oltre ciò che dovresti diventare nonostante nelle davanti a te nelle gerarchie, teoricamente, ci sia colui che ha il contratto più oneroso del roster. Bam Adebayo è stato un crescendo di soddisfazioni, qualità e angoli smussati dalla sapiente mano di Spoelstra, che ne sta ricavando un giocatore davvero intrigante.
Guardando ad inizio stagione è incredibile rendersi conto di quanto sia cambiata la percezione di Adebayo: da semplice mostro fisico verticale, desideroso di schiacciare tutto quello che gli passava tra le mani, a raffinato ma ancora migliorabile facilitatore di gioco in una squadra senza stelle designate e che opta spesso e volentieri per la soluzione più efficiente per la squadra. Adebayo non ha dimenticato quello che ha sempre saputo fare, infatti è rimasto costantemente tra i 5 e i 6 rimbalzi di media – catturandone oltre il 20% di quelli difensivi disponibili in 20 minuti di utilizzo – e detiene il miglior Defensive Rating di squadra con Winslow.