Il secondo turno di questi Playoff NBA ci regala, almeno per quanto riguarda la Eastern Conference, la sfida più tattica e cerebrale che potesse uscire dal tabellone. Celtics e 76ers hanno dimostrato, rispettivamente contro Bucks e Heat, di avere un coaching staff brillante nel leggere le singole partite, plasmare la lettura all’intera serie e uscire vincitori nonostante le numerose insidie presentate dagli avversari.
Tuttavia se coach Brown ha costretto Miami a una serie in rincorsa, dove il gioco di Phila modulava la difesa di coach Spoelstra al fine di renderla inefficace alla lunga e dove nemmeno una partita ruvida come Gara 4 ha fatto vacillare le certezze di Simmons e compagni, dall’altra parte coach Stevens ha dovuto continuamente aggiustare il quintetto in funzione degli avversari, dimostrando per l’ennesima volta una conoscenza del gioco spaventosa e una capacità di cavare il sangue dalle rape che sinceramente stupisce ogni volta di più.
Nonostante le assenze di Irving e Hayward, i Celtics hanno vinto tutte le gare disputate al Garden assicurandosi un passaggio del turno che probabilmente a coaching staff invertiti sarebbe stato impensabile. La vittoria contro Milwaukee è stata una grossa iniezione di fiducia nell’ambiente, ma ad aspettare i ragazzi di Stevens ci sarà una squadra più riposata, con più talento, più in forma, e con un entusiasmo contagioso per chiunque si avvicini all’universo NBA. Coach Stevens è chiamato all’ennesima impresa con un solo dato a favore: quando in questa stagione Phila ha incontrato Boston sono arrivati schiaffoni, tanti e ben assestati.
What a scene.
The Sixers' locker room celebration was incredible after Brett Brown's first playoff series victory as he rings the bell while being showered by his team. pic.twitter.com/nBFfTq6F6t
— NBC Sports Philadelphia (@NBCSPhilly) April 25, 2018
I precedenti stagionali
Se è vero che i Playoff sono, di fatto, altro sport rispetto alla regular season, se è vero che Kyrie Irving è uno dei migliori scorer della lega e sicuramente il migliore di Boston, se è vero che fatti successi quattro mesi fa incidono relativamente sul risultato di una partita o di una serie, allora questo paragrafo non avrebbe ragione di esistere.
Eppure.
Eppure il record dei 76ers contro i Celtics in questa stagione è di 1-3, al Garden di 0-2 (una partita si è giocata a Londra). Eppure la franchigia della Pennsylvania ha tenuto in regular season il quarto NetRating della lega, in questi playoff ha il terzo, contro i Celtics quel dato sarebbe il VENTISEIESIMO della lega (-5,4), dietro a Magic e Knicks. Eppure Phila in regular season aveva un Assist Ratio di 19,3 e un Ast% di 66,3 entrambi i dati inferiori solo a quelli di Golden State. Contro i Celtics l’Assist Ratio è migliore rispetto a Portland e basta, l’Ast% cala a 57,7 peggio tra le altre di Detroit e Cleveland.
La difesa di coach Stevens ha stritolato quella pallacanestro armoniosa ed entusiasta dei giovani Sixers; delle tre sconfitte Embiid ne ha giocate due tirando 10 su 33 dal campo, le soluzioni al ferro e il ball movement sono diventate improvvisamente merce rara per la squadra di coach Brown.
Tuttavia quelle sconfitte sono arrivate con Boston capace di scollinare quota 100 grazie a un Irving nel motore. L’unica vittoria dei Sixers (la partita più recente anche se giocata comunque a metà gennaio) ha visto la franchigia del Massachusetts fermarsi a 80 miseri punti con un attacco sterile e un pattern di soluzioni offensive ridotto all’osso.
Per quanto la difesa dei Celtics fosse arcigna, i 76ers hanno continuato a tirare bene da oltre l’arco, inoltre anche nelle tre partite con Irving in campo, l’impatto difensivo è rimasto sul livello tenuto durante il resto della stagione. Insomma i precedenti arridono ai verdi ma quanto realmente questo inciderà sull’andamento della serie non è dato saperlo con certezza, proprio perché senza il talento ex Cavs l’attacco dei Celtics è altra storia e muove da un concetto tanto facile quanto difficile da mettere in pratica per tutti i 48 minuti: muovere sempre, SEMPRE, quella maledetta palla.
Chiavi Tattiche
Come detto in apertura questa sarà una serie che metterà davanti due filosofie che incentrano la loro pallacanestro sul muovere palla e difesa, sul prendere tiri ad alta percentuale, sull’assunto che il miglior vantaggio preso è quello del prossimo passaggio. A onore del vero questo atteggiamento di pace and space è riuscito molto meglio ai Sixers nella serie contro Miami che non ai Celtics nella maratona contro i Bucks.
In questi Playoff il 67,9% dei tiri effettuati dai 76ers sono assistiti, dato inferiore soltanto alla macchina perfetta dei Warriors (il dato di Boston è 58,3%), addirittura il 93% delle triple tentate provengono da un assist, percentuale inarrivabile per qualsiasi altra squadra coinvolta in questa post-season. Nella città dell’amore fraterno il roster è stato costruito il più possibile per assecondare la visione di coach Brown, allievo (uno dei tanti) di Gregg Popovich, il quale vuole vedere la sua squadra correre e giocare un basket intelligente, basato sulla creazione immediata di tiri ad alta percentuale. Per fare ciò c’era bisogno di grandi passatori con una visione di gioco sopra la media e di cecchini abituati a sparare in un nanosecondo quando la situazione lo richiede.
Viene da sé che il primo grattacapo di coach Stevens ha nome e cognome: Ben Simmons. Il rookie dell’anno (ops, spoiler) è il cerebro della squadra, l’uomo verso il quale si guarda affinché le cose accadono: primo per passaggi giocati, primo per passaggi ricevuti, terzo per assist, primo per assist potenziali, queste statistiche non riguardano i Sixers, ma tutte le squadre coinvolte nei Playoff. Fa sorridere, ma neanche tanto, il fatto che la USG% dell’australiano è soltanto la quarta della squadra. Simmons non ha bisogno di tenere tanto in mano la palla, gli basta continuare a farla muovere, giocare in drive and kick, esagerare con gli extra pass, il tutto per far andare in cortocircuito la difesa avversaria. Se Boston vuole sopravvivere LA fonte di gioco dei Sixers deve essere limitata, e in quest’ottica il ritorno di Smart fa ben sperare.
Il prodotto di Oklahoma State è rientrato in Gara 5 e le successive tre partite le ha giocate con la bava alla bocca, tarantolato dalla necessità di bullizzare qualcuno. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: con lui in campo l’efficienza difensiva dei Celtics è di 102,1 senza crolla a 109,6 punti concessi su cento possessi. Accoppiare Smart a un tiratore non avrebbe molto senso; Belinelli e Redick hanno costruito un mestiere lavorando in uscita dai blocchi, costringendo il difensore a muoversi in sincro, altrimenti sono 3 e rimessa dal fondo. Lo fanno così bene e da così tanto tempo che l’unico modo per fermarli è pregare che non siano in giornata o fargli arrivare palloni di scarsa qualità.
Simmons d’altro canto, nonostante tutto quello che faccia presuppone il contrario, è un rookie al quale nessuno ha ancora messo in questi Playoff una pressione tale da frustarlo tecnicamente ed emotivamente. Avere Smart appiccicato per buona parte della serie potrebbe essere un problema inedito per il mirabolante giocatore dei Sixers.
Per il resto Boston deve muovere la palla. In continuazione. Senza mai fermarsi. Contro Milwaukee quando la palla stava ferma l’attacco si risolveva a un hero-ball di Brown (sophomore), Tatum (rookie), Rozier (terzo anno). Questo contro Phila non può succedere, la difesa di Brett Brown non aspetta altro che costringere i Celtics a snaturare la loro pallacanestro e permettere a Embiid di torreggiare sui giovani di Boston. C’è la reale possibilità che i Celtics debbano guadagnarsi ogni singolo canestro contro una difesa che in questa post-season è quarta per DefRtg (dietro a Warriors, Pacers e Jazz); per farlo servirà spolverare la miglior versione di questa squadra in termini di read and react.
Player to watch
Il miglior modo per affrontare questa partita per i Celtics è quella di scomporla in tante parti e ogni parte deve andare ad annullare la rispettiva dei Sixers. In questo gioco di specchi ad Al Horford è richiesto di annullare l’impatto difensivo di Embiid, senza il quale la difesa di Phila nel pitturato è assai più porosa.
Se il problema al ginocchio di Jaylen Brown lo escluderà per più partite, il peso dell’attacco dei Celtics graverà ancora di più sulle spalle del lungo ex Hawks (il quale è già comunque il miglior attaccante dei verdi in questi Playoff con 18,1 punti ad allacciata di scarpa). Le skills di Horford sono ormai note, la sua capacità di aprire il campo e di fungere da playmaker occulto all’occorrenza, lo rendono praticamente insostituibile per coach Stevens.
In questa serie dovrà ancora una volta dare fondo a tutte le sue soluzioni per mandare in cortocircuito Embiid, costringendolo a uscire dal pitturato, logorandolo in post, e possibilmente reggendo l’impatto in difesa (fondamentale in cui Horford ha brillato in questa stagione). Se i Sixers sono una squadra inesperta i Celtics incerottati lo sono altrettanto, un veterano con le qualità di Horford dovrà imporre le sue regole in ogni frangente della serie per far sì che le speranze dei suoi non si riducano al lumicino.
Con i Sixers al completo le chance di vittoria rasentano lo zero, ma se Horford dovesse mettere in difficoltà Embiid da Gara 1 allora ci sarebbe qualche possibilità in più. Certo il cliente non è dei più mansueti ma è pur sempre un sophomore al primo viaggio nei Playoff. L’esperienza conterà pur qualcosa no?
Pronostico
Teoricamente sì, in pratica no. I Celtics hanno faticato tremendamente a mettere punti nelle partite in casa dei Bucks e non c’è ragione per cui il trend debba cambiare in un Wells Fargo Center gremito in ogni ordine di posto pronto a esplodere per ogni giocata di una squadra che più in fiducia non si può.
Se i Sixers manterranno il livello di effort mostrato nella serie contro Miami sembra difficile che gli avversari, reduci da sette sudatissime gare e quindi anche meno riposati (Phila ha liquidato Miami in cinque), possano portarsi a casa il piatto. Per quanto coach Stevens possa architettare soluzioni alternative notte dopo notte, nel lungo periodo Boston sarà costretta a risolvere troppi quesiti e l’esperienza di gente come Belinelli, Reddick, Jhonson, sarà sufficiente per colmare il gap con una squadra che lavora insieme da più tempo. Già inventarsi Ojeleye su Giannis dovrebbe valergli la laurea ad honoris causa al MIT.
Good minutes for Celtics rookie Semi Ojeleye last night. Some impressive possessions guarding Giannis and solid activity on the boards. Feel and shooting consistency still have room to grow but valuable piece in the playoffs because of his defensive chops. pic.twitter.com/4lh3SrjYbe
— Mike Schmitz (@Mike_Schmitz) April 25, 2018
Se Brown dovesse mancare nelle prime due gare della serie è possibile che il fattore campo venga ribaltato già all’inizio, e un 4-2 in favore dei Sixers è uno scenario plausibile. Scommettere contro Brad Stevens non è mai un grande affare, ma questa volta il formidabile coach ex Butler sembra destinato ad arrendersi.
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