“Il fatto che sia successo a lui rende tutto più bello. Tutti conoscono J.T., si sa che a volte parla troppo. Sono contento che sia successo a lui.”
Sono passati più di 5 anni da quando LeBron James «tutto d’un tratto si scagliò a tutta velocità contro Jason Terry come quella cometa in Deep Impact». Quella famosa schiacciata, finita anche nell’ultimo libro di Shea Serrano, è forse il primo ricordo di tutti di una serie tra una squadra di LeBron James e i Boston Celtics.
Comodo, in pieno Giro d’Italia, paragonare la rivalità James-Boston ad una storia infinita: sarà la settima volta che LeBron affronta i bianco-verdi in post-season (la prima nel 2008), e dopo aver perso le prime due (concausa della partenza verso Miami) ha sempre vinto lui. Comprese le finali di Conference del 2012 – vinte a Gara 7, dove postò 31 punti e 12 rimbalzi -, comprese ultime Eastern Conference Finals, chiuse con un rotondo 4-1 ma condizionate dall’infortunio di Isaiah Thomas. Sembra passata una vita. IT ha fatto in tempo a cambiare due squadre, Kyrie solo una ma è ai box con Hayward, Larkin e Theis, Cleveland ha cambiato il proprio roster una miriade di volte. Le due migliori squadre della Eastern Conference si rincontrano profondamente diverse: solo 9 giocatori su 24 erano arrivati a questo punto della stagione l’anno scorso. Parlando di consuetudini, invece: LeBron è a 4 vittorie dal rappresentare l’Est per l’ottava volta consecutiva alle NBA Finals.
Brad Stevens ha ammesso che «LeBron James sta giocando in modo irreale, […] è la testa del serpente». Nelle tre partite stagionali, il Re ha viaggiato a 24 punti, 10.3 rimbalzi e 8.3 assist di media, mentre Boston ha tirato col 28.3% dall’arco. Secondo Kevin Love, però, Boston «ha alzato l’asticella», sia dopo l’infortunio di Hayward che dopo quello occorso a Kyrie Irving. A proposito del felice contesto implementato dalle parti del Garden, scrive Zach Lowe su ESPN.com: “Stevens ha sostanzialmente bannato il nonnismo riservato ai rookie. Vuole che essi di prendano le stesse responsabilità che si prendono le superstar, che esprimano la propria opinione. (Questo è il motivo per cui Stevens rinuncia a nominare capitani.) Gli scherzi ai più giovani sono una perdita di tempo. Stevens non era affatto contento della macchina di Jaylen Brown riempita di popcorn l’anno scorso.”
Sarebbe la 24esima serie consecutiva vinta da LeBron a Est, che, se ci fermiamo un attimo e premiamo zoom-out, è abbastanza incredibile come traguardo. Oh, e poi hanno tirato fuori questo vecchio tweet di Jayson Tatum.
@KingJames Follow back it's Larry Hughes nephew from st. Louis and Abe and Rj Lil cousin and Justin Son Follow Back pic.twitter.com/AnOnb7E8
— Jayson Tatum (@jaytatum0) April 13, 2012
Precedenti stagionali
L’ultima sfida tra Boston e Cleveland risale all’11 febbraio. Era la prima partita in maglia Cavs per tutti gli acquisti della trade deadline: Cleveland vince passeggiando, 121 a 99. Una delle 4 partite in stagione regolare nelle quali James non ha giocato almeno 28 minuti, la vittoria del Garden si rivela presto la rondine che non fa primavera. I Cavs non sono poi così migliorati dopo aver ceduto Thomas, Wade, Crowder, Shumpert e Rose. Il peso di una franchigia intera è rimasto sulle spalle di LeBron: i tempi in cui i titolari nel backcourt erano Rose e Wade non sono poi così lontani.
Siccome ha poco senso parlare di ciò che è stato nelle prime due di regular season, meglio concentrarsi sulle ultime partite. Le due squadre hanno vinto il primo turno solo a Gara 7. LeBron e i Cavs hanno dovuto sudare 7 camicie (…) per mettere a tacere dei combattivi Indiana Pacers, che avevano la serie tra le mani poi l’onnipotenza logora chi non ce l’ha e fine della storia. Boston ha avuto la meglio di Giannis Antetokounmpo al primo round in 7 combattute partite, faticando poi quasi di più nella successiva serie contro Philadelphia, ben più tirata del 4-1 finale. I Raptors sono stati sì così inguardabili che è stato licenziato coach Casey, ma i Cavs hanno tenuto un pazzesco OffRtg di 121.5, di 11.4 punti per 100 possessi superiore a quello di stagione regolare. I Sixers, invece, hanno richiesto il meglio dalla lavagnetta di Brad Stevens prima di capitolare (un Jayson Tatum così ha aiutato parecchio). Poco importa, ormai: ambo le squadre hanno avuto molte ore per riposare. Si scende in campo.
Chiavi tattiche
Se non avremo la narrazione Kyrie vs LeBron, tante testate spanno puntando su quella del collettivo (i Celtics sono la miglior difesa della stagione regolare) che fronteggia l’uomo solo al comando. Non a caso: il #23 di Akron è al primo posto per punti segnati nel quarto periodo nella corrente post-season: 90 punti in 10 partite, col 50.8% dal campo. Sarà banale, ma la chiave tattica è lui.
Due giocatori, però, hanno alzato il proprio gioco al momento più opportuno. Kevin Love e Kyle Korver hanno distrutto i Raptors, seppellendo – con un redivivo JR Smith – i dinosauri sotto una pioggia di triple. Boston, però, è la miglior squadra NBA per percentuale concessa dall’arco ed è già entrata sottopelle ai Sixers. Grazie ad una difesa estremamente versatile (secondo questo “Switchabilty Index” sono la 4ª squadra più switchy della lega, proprio dopo i Cavs, che per mille motivi pagano però circa 8 punti in efficienza difensiva) i Celtics hanno costretto i Sixers a giocare molto al di sotto rispetto alla «loro percentuale reale dal campo – basata sulla zona da cui si tira e la presenza o meno del difensore – di quasi 5 punti percentuali, il più alto differenziale di tutte le squadre al secondo turno, secondo i dati di Second Spectrum» (Lowe). Inesperienza dei Sixers? Sicuro. Brad è un genio? Yeah, man.
James, Love e Korver assieme a qualsiasi altri due compagni hanno segnato 125 punti per 100 possessi nei 99 minuti in cui hanno condiviso il campo contro Toronto, per NBA.com. Korver sta tirando col 46% dall’arco, Love quasi col 40% in questa post-season: eccellenza assoluta. La giocata decisiva per chiudere Gara 7 vs Indiana è un ottimo esempio di tutto ciò. Korver gioca il pick-and-pop da bloccante, il dai-e-vai con James riesce perché in campo con loro ci sono tre tiratori e l’area è aperta. Attraverso un tutt’altro che casuale walzer di blocchi e tagli lontano dalla palla, Love e Korver trovano vantaggi reciproci di vitale importanza per i Cavs, scrive Lowe. (Qualsiasi vantaggio trovato a prescindere da LeBron è manna dal cielo per coach Lue). Un QI cestistico superiore permette certe cose: “È solo una questione di letture,” rivela Korver.
Siamo finalmente al paragrafo nel quale si ringrazia JR Smith per aver messo la tutina del supereroe giusto in tempo. Dopo aver tirato col 37.5% in stagione regolare dall’arco e il 31.3% contro Indiana, ha segnato 10 su 13 tentativi al secondo turno (77%). Korver e Love, che hanno passato diverso tempo guardando assieme filmati su filmati per migliorare l’intesa, qui bloccano sul lato debole per Swish, facendo collassare la difesa dei Pacers e generando il tiro migliore di tutti: una bomba con spazio dall’angolo.
Si accennava a come i neo-arrivati in casa Cavs non stiano cambiando le prospettive del supporting cast attorno a LeBron. L’acquisto forse dal maggior potenziale, ma anche quello meno consistente, è Rodney Hood, che sta viaggiando a 4.6 punti di media in questa post-season, tirando col 13.3% dall’arco. Sigh. Stando così le cose, i Cavs potrebbero anche lasciarlo andare. L’ex Utah si è addirittura rifiutato di scendere in campo in nel garbage time di Gara 4 contro i Raptors, poi si è scusato, insomma Rodney non ci siamo. Ormai Jordan Clarkson gioca solo un quarto d’ora dalla panchina e ai Playoff è andato oltre i 10 punti una sola volta. Larry Nance Jr., dopo aver giocato mezz’ora in Gara 1 contro Indiana, è scivolato sempre più ai margini: nelle 4 partite contro Toronto ha giocato 8 minuti in tutto. Coach Lue ha già rispolverato con successo Tristan Thompson, forse vale la pena tentare anche l’ex Lakers se le cose si mettessero male sotto canestro.
Discorso diverso per George Hill. Saltate per infortunio 3 partite nella serie contro Indiana, è stato decisivo in Gara 7, quando a cavallo tra il terzo e il quarto periodo ha preso in mano le operazioni in assenza di LeBron. Contro Toronto è sempre partito in quintetto, giocando oltre mezz’ora, segnando oltre 10 punti di media col 53.3% dal campo, addizionando 12 assist e solo 4 palle perse. L’ex Kings aggiunge playmaking e difesa sulla palla sopra la media; lasciargli spazio per una tripla dall’angolo potrebbe essere deleterio per i Celtics.
Sarà fondamentale per i Cavs tirare fuori più di qualcosa dalla propria panchina: Calderón è Calderón, Jeff Green è una variabile impazzita ed ex di turno con Kendrick Perkins, Cedi Osman potrebbe portare un po’ di energia. (Ok, leggendo i nomi in questo paragrafo la memoria non può che tornare a quel roster.)
Altro discorso a parte andrebbe fatto per Tristan Thompson. L’ex (ex?) kardashianed potrebbe essere fondamentale contro una squadra nella media ma nulla più a rimbalzo. Dovesse anche solo ripetere la Gara 7 vs Indiana e la Gara 1 @ Toronto (29 punti e 22 rimbalzi di cui 14 offensivi, in tutto) garantirebbe un notevole vantaggio ai suoi. Stevens dovrebbe alzare il quintetto, inserendo Aron Baynes magari. Il lungo australiano ha già segnato 9 triple in post-season a fronte delle sole 3 in stagione regolare (Stevens smettila di sbatterci in faccia quanto tu sia bravo): se si conferma un floor spacer anche nelle finali di Conference, Nance Jr. e Thompson potrebbero essere estromessi dalla serie.
Players to watch
I Celtics devono trovare la risposta che a Est si fanno da una dozzina d’anni: chi marca LeBron? Saranno questi i giocatori su cui tenere gli occhi. Brad “Merlino” Stevens proverà a fare qualcosa che non è riuscito, nel passato, a grandi scacchisti come Budenholzer o Vogel: mettere i bastoni tra le ruote del Re. Durante la stagione regolare, i Celtics hanno incaricato della marcatura-chiave principalmente Jaylen Brown (non al meglio fisicamente) e Marcus Morris, leggerino. Potrebbe tornare utile il marcatore di Antetokounmpo al primo turno, Semi Ojeleye, ma contro Phila ha giocato davvero poco ed è inesperto a questo livello. A dire il vero, LeBron ha giocato più minuti in post-season (9582) di tutto il roster dei Celtics combinato (8015): è verosimile che Stevens gli metta di fronte tanti marcatori diversi (Smart e Tatum compresi) per costringerlo ad affidarsi al supporting cast.
Toronto, contro Il Re, ha usato la lunghezza di OG Anunoby (altro rookie) e la fisicità di Pascal Siakam (troppo lento). Sarà fondamentale l’aiuto che a centro area provvederà Al Horford, uno dei migliori difensori della lega per tempismo, posizione e piccole cose messe ogni sera a disposizione dei compagni. Le squadre del lungo dominicano hanno però LeBron come kryptonite: 1-16 contro i Cavs nei Playoff. In tali partite, Horford ha segnato 10.9 punti di media, LeBron quasi 30. Ma il #42 dei Celtics è «l’ingranaggio che fa girare tutti gli altri in attacco, è in difesa però che la sua influenza sul gioco diventa determinante», un Vincente con la V maiuscola che migliora tutto ciò che gli sta accanto, scrive Dario Vismara.
Il matchup nel quale sarà impegnato Horford sarà il secondo più importante. Passerà gran parte del proprio tempo su un simile lungo perimetrale come Kevin Love, che come lui può giocare sia da unico lungo che in coppia con un altro big man. Quest’ultima è da sempre la soluzione preferita dal prodotto di UCLA, anche se Cleveland rende al meglio quando è lui l’unico lungo. I motivi li abbiamo visti sopra: area aperta per moltiplicare le soluzioni di LeBron. “Vogliamo sfruttare Kevin [Love] in post,” ripete Kyle Korver: la camaleontica difesa dei Celtics dev’essere brava a minimizzare l’impatto dell’ex Timberwolves.
Marcus Smart, uno dei migliori difensori della lega tra le guardie, sarà verosimilmente messo sulle tracce di Kyle Korver. Il terzo (solo terzo, incredibile) miglior rookie dell’anno, Jayson Tatum, al quale nell’overtime di Gara 3 Phila addirittura mandava raddoppi pur di togliergli la palla dalle mani, avrà le principali responsabilità offensive. La #3 chiamata allo scorso NBA Draft e Terry Rozier verranno lasciati su JR Smith e George Hill. Ma la serie sarà talmente fluida che anche solo i quintetti cambieranno tante volte.
Pronostico
Al termine di 6 partite tiratissime, nelle quali la difesa e il sistema di coach Stevens cercheranno in tutti i modi di arginare il talento di LeBron James, i Cleveland Cavaliers chiudono la serie in casa, alla Quicken Loans Arena. Se il TD Garden può essere un fattore sufficiente per vincere Gara 1, è difficile che i Cavs si trovino sotto 2-0 dopo le prime due partite in Massachusetts. Boston ha dalla sua il fattore campo e, soprattutto, un’assurda resilienza nei finali di partita: i Celtics hanno vinto ben 8 partite rimontando 15 o più punti in stagione, uno dei migliori dati degli ultimi 20 anni. Nella serie contro Phila, ben 3 partite sono entrate negli ultimi 5 minuti in equilibrio. Boston le ha vinte tutte e 3. Dovessero portarsi a casa i finali punto-a-punto, beh, Celtics, si torna in finale!