I premi inerenti all’eccellenza difensiva nella NBA sono, storicamente, un terreno di discussione scosceso e impervio. I criteri di valutazione sono soggetti a stravolgimenti continui, derivanti dal cambiamento del gioco, mediati dall’inevitabile attenzione allo star power dei candidati e stemperati da una doverosa attenzione al record di squadra dei giocatori presi in considerazione. Senza effettuare eccessivi salti indietro, basta tornare con la mente alle porte del decennio in corso. Dwight Howard si è aggiudicato per ben tre stagioni consecutive il titolo di Defensive Player of the Year e per ben cinque volte filate l’accesso ai quintetti difensivi. Il fatto che, a distanza di pochi anni, Howard sia ora quasi unanimemente considerato un difensore sotto la media ci fa capire quanto siano cambiati i criteri valutativi. La stoppata, intesa come gesto bruto e non necessariamente specchio di una buona difesa, ha perso notevolmente di importanza in favore delle capacità difendere su più ruoli, di coprire orizzontalmente ampie porzioni di campo e risultare difensori efficienti sul perimetro. Non è un caso che nei primi trentuno anni di assegnazione del premio (dal 1983 al 2014), siano stati solo sette i “non lunghi” premiati come Defensive Player of the Year, quasi tutti risalenti alle primissime edizioni del premio (due volte Sidney Moncrief, Alvin Robertson, Michael Cooper, Michael Jordan, Gary Payton e Ron Artest), mentre negli ultimi tre anni sono stati premiati Kawhi Leonard e Draymond Green ,due difensori che fanno della switchability, del sapiente sfruttamento delle proprie caratteristiche fisiche e della comprensione degli spazi difensivi le loro armi principali. Questa edizione del premio non farà eccezione rispetto alla stragrande maggioranza delle edizioni passate e a essere premiato sarà un lungo. Ma, differentemente dal passato, le caratteristiche dei giocatori nominati sono nettamente indicative degli sviluppi che il gioco sta subendo.
Come anticipato, però, non bisogna tralasciare anche una particolare attenzione per gli status dei giocatori: non c’è da stupirsi, dunque, se per far posto a uno dei tre pretendenti è stato lasciato fuori qualcuno dei migliori difensori della lega. D’altronde non è passato poi così tanto tempo da quando, per due anni di fila (2012 e 2013), il difensore dell’anno non è stato nemmeno inserito nel primo quintetto All-Defense, venendo rilegato al secondo. Questo destino è occorso a Tyson Chandler e Marc Gasol che si sono visti scavalcati prima dal solito Howard e poi dallo stesso Chandler e da Joakim Noah (ex aequo). Non stupitevi, dunque, di leggere che Rajon Rondo è un quattro volte NBA All-Defense: in questo ha avuto un grosso ruolo il fatto che giocasse nella Boston dei Big Three (Four?), guidato dalla leadership vocale di Kevin Garnett all’interno di un sistema sempre capace di raggiungere almeno le cinquanta vittorie stagionali (eccetto che per l’anno del lockout). Con queste doverose premesse, che segnano anche linee guida per orientarsi nel variegato mondo delle difese NBA, entriamo nel dettaglio: chi merita di far parte dell’All-Defensive First Team 2018?
PG – Jrue Holiday, New Orleans Pelicans
Nella stagione al di là di ogni aspettativa dei Pelicans, Holiday ha avuto un ruolo determinante in entrambe le metà campo: non è un caso se, stando alle statistiche di BasketballReference.com, per la prima volta nella sua carriera ha chiuso con un Net Rating positivo (+1). Se le sue caratteristiche offensive non sono una sorpresa, decisamente meno prevedibile era la sua capacità di essere esattamente il tipo di difensore di cui New Orleans, specialmente dopo l’infortunio di Cousins, aveva bisogno: un esterno con le mani rapide e la forza nelle gambe imprescindibili per mettere pressione sul perimetro, sporcare tanti palloni (elemento fondamentale per alimentare il contropiede) e spingere dentro gli esterni che sarebbero, poi, stati affrontati da Anthony Davis al ferro. La correlazione tra la difesa di Holiday e l’efficienza della difesa dei Pelicans è risultata, infatti, la più importante dell’intero roster: senza Jrue il rating difensivo dei suoi passava dal 103.2 di quando era in campo a un orrido 112.3.
In questi aspetti l’apporto del numero 11 dei Pelicans è stato senza dubbio da primo quintetto difensivo della lega, per certi aspetti più di Davis che, invece, è stato nominato tra i tre finalisti per la vittoria del premio: sul perimetro il difensore dei Pelicans si è mostrato un difensore sulla palla nettamente sopra la media, risultando il quinto miglior giocatore per numero di tiri da tre punti contestati nella NBA, concedendo a mala pena il 36% ai suoi avversari dalla media e il 35% da tre. Se ci si concentra in particolar modo sulle vittorie, l’apporto di Jrue risulta ancor più determinante: l’ex Sixers ha concesso appena il 30% dall’arco e il 33.6% dalla media, maturando un 0.051 di Win Shares difensivo che lo pone nella Top 15 della NBA, davanti proprio a Davis. Come se non bastasse, la point guard da UCLA ha chiuso la stagione anche in top 10 per deflections e per Loose Balls Recovered, in Top 20 per palle recuperate e al suo career-high (0.8) per stoppate. Il primo quintetto difensivo, nel caso di Holiday, potrebbe essere uno strumento per dare un giusto riconoscimento a una stagione che potrebbe essere career-defining.
Su YouTube sono già apparsi i primi video celebrativi. La quasi certa presenza di Davis nel primo quintetto, però, potrebbe farlo scalare al Second Team.
SG – Paul George, Oklahoma City Thunder
Come già specificato approfonditamente in passato, Paul George non può che entrare di diritto nel novero dei candidati DPOY 2018. Il suo passaggio ai Thunder lo ha portato ad effettuare notevoli cambiamenti nel suo gioco, senza, però, intaccarne la verve nella propria metà campo. Spesso nel corso della regular season, soprattutto dopo l’infortunio di Andre Roberson, l’ex Pacers è stato incaricato di difendere in prima persona sull’esterno più pericoloso degli avversari e questo lo rende quasi automaticamente spendibile per il ruolo di guardia in questo quintetto difensivo.
Una raccolta di difese di George sugli esterni degli Warriors: enciclopedia difensiva.
Il suo apporto è stato fondamentale tanto sulla palla, grazie alle sue braccia lunghe e alla sua tecnica di base eccellente, quanto lontano dalla stessa, spesso anche risultando eccellente in elementi non immediatamente visibili. Oltre a essere secondo per palle recuperate a gara (2) e a guidare la lega con 3.9 deflections a partita, George è stato anche capace di incidere costantemente nella difesa perimetrale con ben 3.9 triple contestate a sera e si è piazzato in Top 5 per Loose Ball Recovered. Insomma, nessuno più di George ha contribuito a portare la difesa di OKC tra le migliori della lega: il suo quarto inserimento nell’All-Defensive appare inevitabile.
SF – Kevin Durant, Golden State Warriors
Alla metà stagione, il difensore dell’anno uscente, Draymond Green, aveva affermato, che secondo lui, Kevin Durant era senza alcun dubbio il difensore dell’anno. E come dargli torto: Durant ha mostrato, soprattutto nella prima parte di stagione, di poter essere l’arma di distruzione cestistica di massa in entrambe le metà campo. Oltre a essere entrato di prepotenza nella Top 5 degli stoppatori NBA (1.8 stoppate a gara), il numero 35 ha mostrato una comprensione dei propri mezzi e del modo corretto di utilizzarli nel contesto di squadra da spaventare l’intera lega. Un difensore di 210 cm con un wingspan pressoché illimitato che è in grado al contempo di tenere i primi passi degli esterni, contestare le conclusioni dal post dei lunghi, occupare orizzontalmente il campo, sporcare le linee di passaggio e arrivare in aiuto con i giusti tempi è il sogno di qualsiasi allenatore della lega. E pensate che non è nemmeno la sua metà campo migliore.
Oltre a quanto mostrato contro i lunghi, si può tranquillamente dire che KD abbia dato il proprio meglio contro gli esterni della lega, risultando un difensore perimetrale d’elite, soprattutto nelle (numerose) vittorie dei suoi: il 33% concesso al di là del midrange quando gli Warriors hanno vinto la gara dice molto della sua capacità di difendere contro ogni tipo di avversario e della sua attitudine a salire di livello nel momento in cui il contesto lo richiede. E poco importa il suo essersi “normalizzato” nella seconda metà di stagione: la normalità, per Durant, è l’eccellenza.
PF – Al Horford, Boston Celtics
Il leader assoluto della miglior difesa della stagione non può assolutamente essere escluso dal miglior quintetto della lega. Al Horford ha silenziosamente migliorato tutti i propri compagni nelle due metà campo, riuscendo in un assoluto capolavoro nella propria. Il giocatore dominicano ha disputato grossa parte della stagione da numero 4, guidando letteralmente i ragazzi di Stevens in difesa, più di quanto siano riusciti a fare Embiid e Davis che gli sono stati preferiti nella nomination finale: ha di fatto telecomandato i difensori perimetrali per tutta la stagione, si è mostrato in grado di non andare sotto contro nessun avversario quando coinvolto da un cambio (ha concesso mediamente meno del 41% ai propri avversari, il 33% da tre, numeri che migliorano ulteriormente nelle vittorie) e ha perfezionato i meccanismi di una difesa che presenta numeri eccellenti nel collettivo e nei singoli. Grazie alla sua conoscenza smisurata degli spazi, degli angoli e dei tempi necessari ha completato le prestazioni difensive dei propri compagni, risultando decisivo sulla palla e lontano dalla stessa anche senza disporre di un atletismo d’élite.
Pensate che, anche grazie alla sua presenza, Aron Baynes è il miglior giocatore della lega per Defensive Rating tra quelli che hanno disputato almeno metà delle partite stagionali. Horford è, inoltre, nella Top 15 per tiri contestati (12.3) e Defensive Win Shares della lega (0.052). Non esiste un comparto della difesa di Boston in cui Horford non abbia allungato il proprio controllo: anche se probabilmente finirà nel secondo team, il primo quintetto All-Defense avrebbe dovuto essere il minimo che si potesse fare per premiare la sua stagione.
Come avrete ormai capito, lo spot finale è riservato al giocatore che effettivamente, secondo noi, merita il titolo di difensore dell’anno. Il premiato rientra, ovviamente, nella triade selezionata dagli addetti ai lavori. Gli altri due giocatori selezionati non sono stati inseriti nel primo quintetto solo perché hanno di fatto occupato lo stesso ruolo in campo per larghi tratti della stagione e ci sembrava fortemente limitante tralasciare le varie sfumature difensive che gli altri inseriti nel nostro First Team All-Defense ci hanno permesso di evidenziare.