Amar’e Stoudemire è stato, per certi versi, l’anticipatore di tutta la genìa di centri-atleti freak contemporanei – o, se preferite, il punto centrale, insieme a Dwight Howard, della linea che da Shawn Kemp ha portato ai vari DeAndre Jordan, Andre Drummond e Clint Capela – dominatori delle aree NBA nel post-Shaquille O’Neal. Il lungo classe ’82 ha avuto, dal 2002 al 2011, una decina di stagioni in cui ha ridefinito i tool tecnico-fisici dei “pivot” NBA, grazie a un corpo da discobolo greco e a un dinamismo da esterno di prima fascia (21 punti e 9 rimbalzi di media in 516 partite in maglia Phoenix Suns).
Il declino improvviso e inaspettato di Stoudemire si è risolto nell’arco di un paio di stagioni, a causa di una serie di problemi alle ginocchia. “Stat” è uscito dalla NBA nel 2016, al termine di un’annata desolante disputata con la maglia dei Miami Heat (neanche 15 minuti a partita e meno di 6 punti di media, a 33 anni di età). Nel 2016 il ritiro dalla NBA, nel 2017 – dopo una stagione positiva in Israele, in cui ha vinto il campionato con la maglia dell’Hapoel Gerusalemme – il ritiro definitivo dal basket giocato. Non così definitivo, a quanto pare: Stoudemire ha dichiarato nelle scorse ore di puntare al ritorno in NBA.
Stoudemire: la fine?
Queste le dichiarazioni dell’ex Suns a CBS Sports:
“In estate giocherò nella BIG 3 per tenermi in forma. Lo step successivo che ho in mente è il ritorno in NBA. Mi sono sempre allenato in questi anni e il mio corpo è in grande forma. A Gerusalemme ho giocato bene e continuerò a lavorare per avere la chance di dimostrare che posso ancora stare ad alto livello nel basket USA.”
La BIG 3 potrebbe, in effetti, fare da vetrina. Ma è difficile ipotizzare che un giocatore devastato dagli infortuni – lontano quasi dieci anni dal top della forma – possa davvero puntare a giocarsela nella NBA ipercinetica di oggi. Forse, a 36 anni e quasi 200 milioni di dollari guadagnati in carriera, è arrivato il momento di dire basta. Una volta per tutte.
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