Il secondo episodio delle NBA Finals 2018 porta la firma indelebile di Steph Curry, capace di attendere la partita ed entrare in ritmo con il solito, letale tiro da tre. La prestazione balistica oltre l’arco (9-17) è la migliore in partita singola e vale al #30 un altro record a livello di serie finale: superato Ray Allen, che nel 2010 si fermò a quota 8 (vs Lakers, anche in quell’occasione in Gara 2).
Steve Kerr sottolinea nel post-partita della Oracle il sense of urgency che ha caratterizzato l’ennesimo record di Curry:
“È stato pazzesco. Nove triple e sembrava mettere il tiro pesante nel momento del bisogno. Sì, è stato fantastico. La sua migliore partita alle Finals? Sì, ma è difficile tornare con la memoria a tutte le partite [giocate su questo palcoscenico].”
Di quei nove canestri uno spicca su tutti e viene ricordato con piacere dal diretto interessato, che rivive la giocata:
“[Il canestro allo scadere dei 24″ contro Love] è arrivato in un gran momento, quando già avevamo un buon vantaggio e c’era la possibilità di allargare la forbice in vista del finale.”
Partita da incubo per Kevin Love, anello debole di una catena già fragile nella metà campo difensiva dei Cavs e, come tale, spesso attaccato proprio da Curry:
“È durissima difendere su di lui, in ogni punto del campo. È davvero bravo a smarcarsi e trovare lo spazio.”
LeBron James invita la squadra a guadare avanti per rientrare in corsa in Gara 3:
“Può segnare tutti i tiri che prende. […] Non dobbiamo essere sorpresi o sgonfiarci per questo. Portiamo la palla dall’altra parte, andiamo avanti e cerchiamo di eseguire al meglio in attacco.”
Curry, che già detiene il record per triple segnate in una serie finale (28 nelle sette partite del 2016), sembra del tutto intenzionato a non rompere l’incantesimo.
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