LeBron James e i Cavaliers sono giunti alle Finals per il quarto anno consecutivo, ma il risultato che si profila è quello della scorsa stagione. Cleveland è sotto 3-0, come lo scorso anno, e il destino del titolo NBA appare ormai segnato.
LeBron ha avuto sulle sue spalle il peso di un’intera franchigia per tutta la post-season. Citando solo i numeri delle Finals si può avere un’idea dell’impatto che il Prescelto ha sulla sua squadra: 37.7 punti, 10.7 assist e 9 rimbalzi di media. E nonostante tutto, sono arrivate tre sconfitte. James ha provato a dare una spiegazione del suo impiego continuo:
“Non abbiamo avuto molti playmaker durante il corso della stagione.”
Le parole di LeBron trovano riscontro nella lunga assenza di Isaiah Thomas, rientrato solo a metà stagione e subito scambiato ai Lakers durante la trade deadline. L’arrivo di George Hill non è evidentemente bastato per sopperire alla partenza di Kyrie Irving, l’unico che nelle scorse stagioni era in grado di condurre l’attacco di Cleveland in alternativa a James.
Il 23 ha anche un’altra assenza di cui recriminare:
“(Wade) A questo punto della carriera è fatto su misura per la post-season. Ci ho pensato spesso. Sembra che sia passato molto tempo da quando non è più qui.”
James accusa ancora la mancanza di qualcuno che sappia “togliere le castagne dal fuoco” nei momenti di difficoltà, qualcuno in grado di fargli recuperare qualche energia e che sappia condurre l’attacco dei Cavs anche senza di lui. Il pensiero è rivolto a Wade, che solo dopo qualche mese è ritornato a Miami. LeBron, evidentemente, sente la mancanza dell’amico fraterno e della sua esperienza nei momenti decisivi, quando i giocatori esperti riescono ad elevare il loro livello di gioco.
James ha inoltre risposto alle parole dei detrattori che lo accusavano di non aver chiamato a raccolta i compagni per caricarli durante la pausa tra il quarto quarto e l’overtime di Gara 1, in seguito all’incredibile errore di JR Smith:
“Io? Criticato io? Non ci credo! Non me ne importa. Davvero, non mi importa nulla. Siamo alle Finals. Quanto altro avrei potuto coinvolgere i miei compagni?”
Poi sul confronto di talento con Golden State:
“Mi pare ovvio affermare che per puro talento, dal primo al quinto giocatore, Golden State è molto più attrezzata di noi. Diciamoci la verità. Hanno in quintetto due MVP, poi Klay — uno capace di segnare 40 punti in un quarto — e Draymond, con ogni probabilità il miglior difensore della lega e una delle menti di pallacanestro più brillanti. A questo gruppo va aggiunto un ex MVP delle finali NBA.”
Parole di un LeBron frustrato, che sta giocando una delle miglior stagioni di tutta la sua carriera, ritrovandosi comunque con le spalle al muro in queste Finals. L’addio a Cleveland, a questo punto, inizia a prendere forma, con i Lakers e altre squadre alla finestra.
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