LE PAGELLE
LeBron James: pur giocando la sua peggior gara nella serie è testa e spalle il migliore dei Cavaliers per continuità, atteggiamento e controllo emotivo dei propri gesti. 23, 7 rimbalzi e 8 assist, comunque, per dare il probabile addio ai suoi compagni. Il tutto con una mano mezza rotta. Voto 7.5. Voto alla sua serie: 9.5.
Kevin Love: l’unico, malgrado le critiche e i difetti, a tenere un’atteggiamento positivo per tutta la serie a seguito di LBJ: chiude, come tutti gli altri, con la sua peggior gara dal punto di vista realizzativo ma se Cleveland non è uscita dalla partita già dal primo quarto è anche merito suo. Voto 6+. Voto alla sua serie: 7+.
Stephen Curry: il giocatore più importante della serie, nonchè il vero protagonista della gara dal punto di vista realizzativo e del controllo del ritmo. 37 punti, 6 rimbalzi, 4 assist, 3 rubate e 3 stoppate. Ha giocato decisamente le sue migliori finali, avrebbe meritato l’MVP, ma crediamo possa andargli benissimo anche così. Voto 9. Voto alla sua serie: 9-.
Kevin Durant: per la prima volta in finale non segna almeno 25 punti ma si consola realizzando la sua prima tripla doppia. Ovviamente è, per la quarta volta su quattro, il migliore dei suoi per Plus/Minus. Back-to-back Finals MVP e uomo chiave nei momenti pesanti. Voto 7.5. Voto alla sua serie: 8.5.
Klay Thompson: un’altra partita “normale” per il numero 11 di Golden State, decisamente più importante all’Oracle che alla Quicken Loans Arena. Chiude col 40% al tiro, stesso dato registrato nelle triple. Ancora una volta tra quelli con il miglior Plus/Minus dei suoi ma, in una gara come questa, conta decisamente meno. Voto 6. Voto alla sua serie: 7.
Draymond Green: una dinamo inesausta all’interno della serie, oltre che il barometro emotivo di Golden State. Anche se il tiro da tre entra davvero di rado, rimodula il proprio gioco in funzione delle necessità dell’attacco degli Warriors e nella sua metà campo resta il migliore. Voto: 7. Voto alla sua serie: 8-.
Flop Performers
Kyle Korver: dishonorable mention costante. Un solo canestro dal campo in tutta la serie e la sensazione di non poter difendere contro gli Warriors fanno il resto. Voto 4.5. Voto alla sua serie: 4.5.
George Hill: malissimo al tiro (14.3%) e, non per colpa sua, insufficiente in difesa. Nel corso della serie ha fatto vedere qualcosa, soprattutto in Gara 2, ma complessivamente non è promuovibile. Voto 4.5. Voto alla sua serie: 5+.
JR Smith: come al solito parte forte e poi si ferma. In più chiude la serie con percentuali orride e la chiara impressione di uscire mentalmente dalla gara a più riprese. L’errore di gara 1 è la ciliegina sulla torta di una serie durissima per lui. Voto 5-. Voto alla sua serie: 4.5.
Honorable Mention
JaVale McGee: finché c’è stata una gara lui è stato fondamentale: la sua capacità di rollare negli spazi aperti dell’attacco degli Warriors, tenere gli 1 vs 1 in difesa, effettuare closeout e, in ogni caso, mostrare un’energia fuori dal comune non può che essere lodata. Quarta honorable mention della serie nonché prima in solitaria, vista la pochezza del supporting cast dei Cavs. Voto alla gara 7. Voto alla sua serie: 7+.
Key Player: Andre Iguodala
In una notte che è terminata molto presto, bisogna ricercare il giocatore chiave negli eventi che hanno indirizzato così chiaramente la sfida. In Gara 4 il ruolo di Andre Iguodala è stato fondamentale: le sue tre triple a bersaglio hanno aperto spazi non colmabili da Cleveland. In più, a partire dal suo ritorno, il suo playmaking e la sua difesa hanno dato a Golden State le ulteriori armi necessarie per portare immediatamente a casa la serie Voto: 7.5. Voto alla sua serie: 7.5.
Play of the Night
Vista la distanza finale delle due squadre, non è così semplice trovare la giocata decisiva nel secondo tempo. Come detto poco fa, bisogna premiare una giocata di Golden State che, pur venendo generata dalle scelte dei Cavs, è stata in grado di punire gli avversari scavando il solco. La terza tripla di Iguodala è proprio questo: la punizione di una scelta di Cleveland nel momento di maggior equilibrio della gara. Il raddoppio immediato su Curry, prevedibile e neanche così fulmineo, porta il numero 30 a trovare prontamente una linea di uscita della palla per Draymond Green che, come spesso fa, mette i piedi in area e decide come punire gli aiuti. La relocation di Iguodala vale una tripla largamente non contestata che Cleveland vorrebbe anche concedere ma che, se segnata, sbilancia ogni tipo di equilibrio in favore degli Warriors. Come spesso avviene con Golden State, la capacità di leggere e reagire di conseguenza ha fatto la differenza.
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