Squadra: Michigan State (Sophmore)
Ruolo: Combo-Forward
2017-18 Stats Per Game:
Pts | TotRebs | DefRebs | OffRebs | Asts | Stls | Blks | FG% | 3pts FG% | Ft% |
17.1 | 7.0 | 5,7 | 1,3 | 2,7 | 0,6 | 0,8 | 45,7 | 36,4 | 85,3 |
2017-18 Advanced:
Ast% | Reb% | OffReb% | DefReb% | TO% | Usg% | Blk% | eFG% | TS% |
16,9 | 3,6 | 5,2 | 18,2 | 11,6 | 27,1 | 2,5 | 53,5 | 57,2 |
Miles Bridges era già finito sotto i radar NBA dopo la solida stagione da Freshman of the Year della Big 10 a Michigan State e la sua scelta – impopolare – di proseguire per un ulteriore anno il percorso collegiale aveva sorpreso un po’ tutti, anche persone a lui molto vicine. La storia più curiosa in proposito riguarda la madre che, decisa ad abbandonare l’impiego di receptionist l’indomani del suo approdo tra i professionisti, aveva programmato tutto in funzione del grande salto, compreso un intervento al ginocchio tanto necessario quanto oneroso: “Cosa te ne verrà in tasca se vincerai un Titolo [NCAA]? Un cappello e una maglietta “, diceva per dissuaderlo, aggiungendo: “E Tom Izzo? Lui prenderà milioni”.
Mamma Cynthia ha dimostrato di tenere talmente tanto alla carriera del #22 che una cena vietata con un agente in inverno, a insaputa di Miles, è costata al povero Bridges una breve sospensione nel bel mezzo dello scandalo corruzione che ha sconvolto la NCAA.
Il coach, da parte sua, ha sempre mantenuto una linea coerente nella gestione dei prospetti:
“Non voglio che [futuri giocatori NBA] restino quattro anni. Proseguire per due o tre anni sarebbe maggior garanzia per il loro successo futuro? Nel 90% dei casi, la crescita più grande si nota tra l’anno da freshman e quello da sophmore.”
Fermarsi a una rapida, superficiale occhiata al freddo raffronto statistico tra le due annate, sostanzialmente equivalenti, non renderebbe merito né giustizia a quanto fatto vedere sul campo da Bridges, che si presenta al Draft 2018 con maggiore consapevolezza e decisamente più completo.
Punti di forza
Il nativo di Flint colpisce l’attenzione degli scout, oggi come un anno fa, per i mezzi atletici di cui dispone. Il primo passo rapido e l’esplosività del salto (qui un saggio in Slow-Mo delle sue potenzialità), abbinati a un IQ cestistico sopra la media sul parquet in quanto a letture, lo rendono una minaccia costante, ad esempio, in situazioni di ricezione in taglio (91° percentile di tutta la nazione, per Synergy).
L’arma principale del suo arsenale offensivo rimane però il tiro da tre. La pericolosità oltre l’arco è l’unica costante di un biennio che l’ha visto passare dal ruolo di stretch-4 atipico, con il compito di aprire il campo, a quello di ala più pura di questa stagione (appena 148 possessi nel quintetto small-ball con lui da ‘4’ e Jaren Jackson Jr. da ‘5’, entrando nel torneo NCAA di marzo ma un dato spaventoso di 1.24 punti per possesso).
Nella metà campo difensiva è un ottimo difensore sulla palla:
Quando impegnato in difesa sul pick-and-roll, invece, non ha paura di far sentire il fisico passando sopra ai blocchi per star davanti all’avversario diretto.
Punti deboli
La soluzione con due lunghi – Ward e Jackson – in campo contemporaneamente, privilegiata da coach Izzo in stagione, ha reso più complicate le spaziature nella metà campo offensiva degli Spartans: Bridges, che fino all’anno passato concludeva il 37% dei suoi possessi al ferro, ha dovuto ampliare il proprio skillset e selezionare le conclusioni lavorando su diverse varianti, sia dal palleggio, (volume di tiri più che raddoppiato) che da portatore di palla sul pick-and-roll (93° percentile, pur considerando un numero ristretto di situazioni). Trattandosi di un cambiamento indotto da condizioni tecnico tattiche in evoluzione, più che da una vera “vocazione”, è normale che la shot selction sia ancora il suo punto debole più evidente.
Altro dato cui porre particolare attenzione è il FTRating, indice che misura il numero di liberi tentati su 100 possessi. Nel suo caso, specialmente in relazione al 27,1 % di Usage, la cifra è sorprendentemente bassa per i futuri standard NBA (23,8 % appena 109 liberi tentati su più di 450 conclusioni dal campo).
Upside
Bridges è difficilmente inquadrabile in uno dei cinque ruoli convenzionali – il classico tweener a mezza via, come viene chiamato in gergo –, ma in una NBA sempre più position-less questa versatilità fisica e tecnica su entrambi i lati del campo potrebbe giocare a suo favore. A seconda del ruolo che andrà a ricoprire, il suo gioco potrà evolversi su due direttrici, orientando anche il lavoro di affinamento tecnico (ball-handling da migliorare se impiegato da small forward anche per agevolarne il playmaking, attacco e difesa in post se power forward). La base di partenza è più che discreta e varia e non è difficile immaginare per lui un ruolo da glue-guy tuttofare, giocatore di sostanza e intangibles.
Il best case scenario, anche alla luce di quanto detto sopra, porterebbe ad affiancarlo a Draymond Green, miglior interprete di un ruolo tanto ricercato quanto raro nella NBA moderna. Fermo restando che stiamo parlando di un futuro vincitore dello Slam Dunk Contest.
Draft Projection
Le proiezioni collocano Bridges a ridosso della Top 10: sulle sue tracce si sono mossi i Knicks —che hanno sondato anche i profili del quasi omonimo Mikal Bridges e di Michael Porter Jr. — e i Sixers, rimasti favorevolmente colpiti da quanto messo in mostra in sede di workout.
Dwayne Stephens, nel coaching staff di MSU, spinge per la sponda blu-arancio, il padre di Miles è tifoso Sixers: chi verrà accontentato? Per avere una risposta toccherà attendere la notte tra il 21 e il 22 giugno.