In occasione dell’inaugurazione della I Promise School in quel di Akron, LeBron James ha concesso anche la prima intervista televisiva da nuovo giocatore dei Lakers. Riportiamo di seguito alcuni estratti della chiacchierata con Rachel Nichols di ESPN.
TRADIZIONE LAKERS
“Ho valutato a lungo e in maniera approfondita la possibilità di giocare al fianco di Ben [Simmons] e Joel [Embiid] o [James] Harden e Chris [Paul]. Arrivato a questo punto della mia carriera ho puntato al massimo – come feci quando andai a Miami. [All’epoca] Tutti dicevano che avevo raggiunto un superteam, ma credo Miami avesse chiuso a [47-35] la stagione precedente. Ora guardate il record dei Lakers. La sfida è essere in grado di aiutare una squadra a tornare ai livelli dai quali manca da un po’ di tempo. Chiaramente i Lakers non fanno i Playoff da un po’ di anni, ma l’intera organizzazione e la franchigia con la sua storia sono assimilabili alle migliori ogni epoca. [A tal proposito] penso ai [Dallas] Cowboys, ai [New England Patriots], al Manchester United, ai Boston Celtics. […] È un gran momento non solo per me e per la mia famiglia, ma anche per la storia della pallacanestro di generale.”
NUOVI INNESTI
“Non ho messo paletti al mio arrivo perché mi piacciono i giovani che abbiamo con noi e non sto cercando di forzare la mano in alcun modo. Credo che Rob [Pelinka], Magic [Johnson] e Jeanie [Buss] abbiano fatto un lavoro incredibile per rifondare l’organizzazione e tenere così vivo il sogno del Dr. [Jerry] Buss. […] Sanno cos’è meglio per la squadra e io volevo essere da stimolo per continuare questa scalata e [aiutarli] a tornare a essere una franchigia vincente, ai livelli dove meritano di stare. Abbiamo con noi ragazzi che amano giocare a pallacanestro, ed è ciò che facciamo ogni singolo giorno. […] Tutto il resto è secondario e non vediamo l’ora di affrontare la sfida. A ogni modo, quando c’è di mezzo il mio nome, c’è sempre qualcuno che mostra la sua disapprovazione. Non dovrebbe essere una sorpresa.”
LeBron, che compirà 34 anni il 30 dicembre prossimo, ha voglia di stupire, una volta di più:
“Non penso a questo perché non ritengo che questo sia uno degli ultimi anni al top. Lo considero un altro numero buono per la statistica e nella mia vita sono sempre stato chiamato a superare ogni previsione. […] Non si può parlare di anno di ricostruzione per noi, […] ma questa è la percezione che si ha [dall’esterno]. Sarà una motivazione ulteriore per i nostri ragazzi. [….] Non sto dicendo che ora siamo una squadra da titolo, ma è importante costruire un’abitudine vincente a certi livelli. […] Abbiamo a disposizione tutti gli elementi necessari.”
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