Mancava solamente l’ufficialità, ma ora ci siamo, Carmelo Anthony è un nuovo giocatore degli Houston Rockets. L’ormai ex Oklahoma City Thunder aspettava solamente di far ritorno dal suo tour in Africa per porre la sua firma sul contratto.
Dopo il buyout siglato con gli Atlanta Hawks, e gli esami fisici appena conclusi il prodotto di Syracuse firmerà con la franchigia texana un contratto annuale da $2.4 milioni (esattamente la cifra a cui ha rinunciato rescindendo con gli Hawks dei $25.5 milioni che avrebbe dovuto guadagnare nel suo ultimo anno di contratto).
Di Carmelo Anthony e del suo rendimento si è già parlato a sufficienza durante questa free agency: la sua stagione ad Oklahoma City è stato piuttosto deludente, sia per le cifre prodotte, che per l’attitudine a giocare non più da primo violino, come gli è capitato per tutta la sua carriera. L’ex Knicks ha chiuso la stagione con il career-low di punti (16.2), ma questo era anche preventivabile in una squadra con Russell Westbrook e Paul George, ed il peggior dato in carriera per percentuale dal campo (appena il 40%), dato che ha pesato maggiormente visto che gli era richiesta una maggiore efficienza su un minor numero di possessi giocando molto più del solito lontano dalla palla (oltre l’80% di tiri assistiti nell’ultima stagione).
Ora la questione si riproporrà in una formazione, quella di Mike D’Antoni (i due si sono già incontrati con alterne fortune nella Grande Mela), che vede già due grandi leader, che accentrano la totalità dei possessi, James Harden e Chris Paul. Ancora una volta al nativo di New York verrà chiesto di mettersi al servizio della squadra al fine di raggiungere un risultato che anche a Melo, come agli altri due, manca e ciò il titolo NBA.
Le opinioni su questa mossa di mercato si spaccano in due grandi partiti: c’è chi pensa che Anthony all’interno del gioco di Houston, al fianco di due creatori di gioco come CP3 e Il Barba possa davvero fungere in maniera molto efficiente da finalizzatore puro sugli scarichi (ruolo simile a quello che ha sempre ricoperto in maniera mortifera con Team USA), nonostante nell’ultima stagione sia risultato solamente 59esimo percentile in situazione di tiro su scarico. Gli scettici invece ritengono che l’arrivo della #3 scelta al Draft del 2003 indebolisca e non poco la difesa dei Texani, metà campo che ha fatto davvero la differenza per i Rockets nel portarli al primo posto della regular season ed arrivare fino alla finale di Conference.
Per far spazio a Melo e rifirmare Paul e Clint Capela gli Houston Rockets hanno dovuto infatti fare a meno di due elementi importanti nell’equilibrio del roster Luc Mbah a Moute e sopratuttoTrevor Ariza.Secondo alcune indiscrezioni il giocatore avrebbe accettato l’idea di poter uscire dalla panchina ed essere “a capo” della second unit, ruolo che aveva assolutamente disprezzato un anno fa all’inizio dell’esperienza ad OKC. Detto questo sarà poi il campo a darci indicazione di come il campione NCAA 2003 saprà integrarsi all’interno della nuova realtà e se con lui i Rockets avranno fatto o meno un passo in avanti verso le Finals NBA.