4. Brook Lopez
Il passaggio dai Brooklyn Nets ai Los Angeles Lakers ha inciso molto sulla carriera di Brook Lopez: chi si aspettava una conferma di quanto mostrato nel 2016/2017 ai Nets, si è presto dovuto ricredere. Dopo aver dimostrato di poter essere la prima opzione offensiva e di poter giocare un basket di alto livello anche in una squadra desolante com’erano i Nets, Lopez ha vissuto la sua peggiore stagione in carriera nella città degli angeli. Il prezzo che ha dovuto pagare è stato vedere precipitare il suo valore di mercato da 22 a 3.3 milioni, cifra con cui i Bucks si sono assicurati le prestazioni del centro per la prossima stagione.
L’arrivo di Lopez, almeno inizialmente, creerà qualche problema a coach Budenholzer, il quale si troverà a dover gestire la presenza a roster di 3 centri, diversissimi per caratteristiche, potenzialmente titolari (Lopez, Henson e Maker). Superato questo scoglio, le possibilità che l’accordo sia vantaggioso per entrambe le parti, ci sono tutte.
Lopez avrà ottime chance di occupare lo spot di 5 titolare perché, rispetto ai suoi due colleghi, ha caratteristiche di cui Milwaukee ha un disperato bisogno: ottimo tiro dall’arco e capacità di dare all’attacco quella dimensione perimetrale che è terribilmente mancata nella passata stagione ai Bucks (venticinquesimi per triple tentate e ventiduesimi per percentuale da 3 punti). La sua abilità dall’arco, inoltre, permetterà di liberare l’area per le scorribande di Antetokounmpo e di esplorare un quintetto particolarmente lungo, con il greco ad occupare lo spot di ala piccola e Ilyasova e Lopez come lunghi pronti a fare fuoco dall’arco.
La lacuna più evidente nel gioco dell’ex Nets, che rischia di essere particolarmente pesante viste le idee di Budenholzer, è l’applicazione difensiva.
Lopez abbocca alla finta di Crabbe e non riesce più a recuperare, costringendo Kuzma al fallo
Se Lopez riuscirà a seguire i dettami del suo nuovo head coach, migliorando l’attenzione nella sua metà campo, non c’è dubbio che il posto nel quintetto titolare sarà suo.
Dopo una stagione deludente, Lopez è stato (forse?) frettolosamente messo all’angolo: quante saranno le franchigie costrette a pentirsi di questa scelta?
5. Carmelo Anthony
Accostare il concetto di “rilancio” alla carriera di Carmelo Anthony appare quanto meno discutibile. Non si può non riconoscere, tuttavia, che Melo abbia disputato la sua peggiore stagione in carriera sotto ogni profilo e che sia stato il giocatore più criticato della passata stagione.
Il giocatore che abbiamo ammirato ai Denver Nuggets non esiste più, di questo è bene farcene una ragione. Se vogliamo provare a trovare qualcosa di positivo nella passata stagione è proprio la presa di coscienza dell’ex Knicks di non poter più essere l’attore protagonista in una squadra con altri All-Stars. Approdato agli Houston Rockets con un annuale al minimo salariale, le premesse non sembrano così diverse da quelle con cui sono partiti i Thunder l’anno scorso: 2 All-Star a cui si affianca una superstar a fine carriera sperando che i tre non finiscano per pestarsi i piedi a vicenda. A Oklahoma City l’esperimento è fallito, ma siamo onesti: è tutta colpa di Anthony o la presenza di Westbrook e la dubbia capacità di Billy Donovan di gestire la situazione hanno avuto il loro peso?
L’approdo di Carmelo ai Rockets, con tutti i dubbi del caso, potrebbe rivelarsi un affare per entrambe le parti. I Rockets, dal canto loro, si sono assicurati un giocatore capace di fare canestro in qualsiasi modo e di occupare lo spot di ala piccola lasciato libero da Ariza; Anthony potrà giocare con Paul, uno dei suoi più cari amici e, soprattutto, avrà la possibilità (l’ultima?) di competere per un titolo.
Per la buona riuscita dell’operazione sarà essenziale il lavoro svolto da D’Antoni, soprattutto a livello mentale su Melo: il coach dovrà riuscire a plasmare un nuovo Anthony, più attento in fase difensiva e più astuto nella shot selection.
A proposito di shot selection: un tiro così, a Houston, non potrà più permetterselo
Aspettiamoci quindi un giocatore più aggressivo nella sua metà campo, disposto a rinunciare a tiri in isolamento in favore di tiri da 3 in ritmo e disposto a lasciare il compito di dirigere le operazioni a Paul e Harden.
Solo chi possiede la sfera di cristallo può decretare se l’operazione riscatto andrà a buon fine. Tutti gli scettici a priori faranno bene a ricordare una cosa: l’orgoglio di un campione può essere il motore più potente del mondo. E sul fatto che in Carmelo Anthony ci sia un campione, pochi dubbi.
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