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Golden State Warriors

NBA, Durant: “L’odio nei miei confronti mi impedisce di vincere un NBA Award”

KD accusa una mancanza di riconoscimento delle sue capacità individuali, il che impedisce al 35 di poter anche solo essere in lizza per un premio personale

Da quando, nell’estate 2016, ha deciso di unirsi ai Golden State Warriors, Kevin Durant è diventato uno dei giocatori più polarizzanti dell’intera NBA. La scelta di lasciare gli Oklahoma City Thunder per unirsi proprio a quella squadra che qualche mese prima lo aveva estromesso dai Playoff non è andata giù a parecchi, fra tifosi e addetti ai lavori.
In questi due anni KD ha dovuto sopportare un’immensa mole di haters, che lo hanno accusato di codardia, tradimento, svariando dal chiamarlo “cupcake” (il buon Kendrick Perkins aveva l’abitudine di definire così i giocatori ritenuti troppo soft) al più generalmente usato “snake“.

Il talento di Durant è però stato senza ombra di dubbio superiore a tutta la negatività nei suoi confronti: due titoli NBA accompagnati da altrettanti premi di MVP delle finali sono lì a rispondere ai suoi detrattori. Tuttavia, il #35 ha ammesso che l’odio che lo circonda ha avuto qualche conseguenza:

“Nessuno mi riconoscerà mai niente. Voglio dire, verso di me c’è dell’odio puro, ovviamente. Ma ci sta, lo capisco. Quello che c’è in questo palazzetto (l’Oracle Arena, casa dei GSW) spaventa chiunque.”

KD è quindi convinto di una cosa:

“Sai, i riconoscimenti individuali, tutta quella roba lì, per me è andata da tempo, a meno che non si tratti di Finals o premi del genere, dove invece è molto probabile (che io vinca). Ma i premi della regular season, voglio dire, non vengo nemmeno preso in considerazione, specialmente giocando per gli Warriors.”

Durant può comunque vantare due premi personali: il titolo di Rookie of the Year, vinto in maglia Supersonics, e quello di MVP per la stagione 2013/2014, quando vestiva il #35 dei Thunder. Viste le incredibili doti difensive, sviluppatesi molto all’interno del meccanismo Warriors (ha chiuso le ultime due stagioni con due career-high alla voce stoppate), KD potrebbe senza ombra di dubbio essere in lizza ogni anno per il premio di DPOY. Alla fine, comunque, il gioco vale la candela: qualche anello in più, a costo di rinunciare ai premi individuali, non si butta di certo via.

 

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