(12-4) Golden State Warriors 86-107 Houston Rockets (7-7)
Gara 8 delle finali della Western Conference della passata edizione, anche se entrambe le franchigie non arrivano nella migliore condizione.
I campioni in carica dei Golden State Warriors infatti, dopo la conferma dell’assenza di Stephen Curry per 10 ulteriori giornate prima che possa essere nuovamente rivalutato, vengono da un inizio di settimana particolarmente tossico, che potrebbe aver insinuato la prima crepa sul futuro di Kevin Durant.
Ma se Atene piange, Sparta non ride certo. I padroni di casa infatti sembrano aver perso la brillantezza che li contraddistingueva nella passata stagione, e dopo aver perso il treno per Jimmy Butler e molto probabilmente fatto scendere Carmelo Anthony, per risollevarsi potranno contare solo sulle loro forze.
Pronti via e i Golden State Warriors, grazie alle incursioni di Kevin Durant e Klay Thompson, partono subito due marce sopra gli avversari, infilando nei primi tre minuti di gioco un parziale di 9-1.
A questo punto, gli Houston Rockets si ricordano di scendere in campo, e iniziano grazie ad una tripla di Chris Paul una lenta risalita che però, soprattutto nel pitturato, non trova acque benevoli grazie alla difesa di Durant.
Al minuto 3:21 però, quando il primo quarto sembra destinato ad essere archiviato in favore dei campioni in carica, scatta la scintilla nei padroni di casa, che grazie a tre triple consecutive ribaltano il risultato e si portano in vantaggio, chiudendo il round sul risultato di 19-25.
Nel secondo quarto, gli Warriors tentano immediatamente di recuperare il terreno perduto, ma nonostante una lenta risalita, condotta in attacco da Klay Thompson e in difesa, inutile dirlo, sempre da Klay Thompson, James Harden ristabilisce le gerarchie dell’incontro a suon di penetrazioni micidiali, assist al bacio per Clint Capela e mortiferi step back dal perimetro, che permettono agli Houston Rockets di tornare negli spogliatoi sul punteggio di 41-47.
All’inizio del terzo quarto, i Golden State Warriors non intendono ancora gettare la spugna, ed affidano alle percussioni di Kevin Durant tutto il proprio arsenale offensivo, che però sembra poter fare proprio poco stanotte contro la banda di Mike D’Antoni, che nei primi sei minuti di gioco rifila l’ennesimo parziale a campioni in carica grazie a Chris Paul, decisamente avvelenato con i suoi avversari dopo lo sfortunato epilogo della scorsa stagione.
Quando le cose sembrano andare male per i campioni in carica, ecco che la loro situazione precipita a causa del più inaspettato degli avversari. Sul risultato di 55-65 infatti Gary Clark decide di chiudere definitivamente i giochi realizzando tre triple consecutive, che affossano ogni velleità di vittoria per gli Warriors
L’ultimo quarto di gara si apre con una sinfonia corale degli Houston Rockets, diretta da Chris Paul, con la quale prendono il largo dai Golden State Warriors, che chiudono la partita sul punteggio di 86-107, una delle sconfitte con il più alto margine della stagione.
Gli Houston Rockets, dopo i dissapori con Carmelo Anthony ed un inizio di stagione altalenante, si portano a casa una partita dal valore importantissimo, dove sia l’attacco che la difesa hanno finalmente cominciato a funzionare in armonia, e che potrebbe sancire la fine della crisi per la franchigia texana.
Con la seconda sconfitta in una settimana, gli Warriors si ritrovano invece a non poter fare a meno troppo a lungo di Stephen Curry, e devono fare i conti con delle incrinature nei rapporti tra i loro giocatori che potrebbero intaccare le loro ambizioni al titolo di campioni NBA.