Premessa: questa serie, specie al primo turno, è un paradosso incredibile. È un paradosso incredibile perché Boston Celtics e Indiana Pacers vengono da due regular season diametralmente opposte, in cui una ha cominciato con tutti – letteralmente tutti – i favori del pronostico, per poi tradire le aspettative, mentre l’altra è andata ogni più rosea previsione. Ma andiamo con ordine.
Durante il media day 2018 la circolazione di questa foto su vari siti, social network e ogni altro tipo di media platform aveva totalmente mandato in visibilio le fantasie dei tifosi dei Celtics e di ogni altro semplice appassionato di basket – tra cui il sottoscritto:
Ed effettivamente, pensare a quello che i ragazzi di Brad Stevens avevano fatto durante gli scorsi Playoffs e aggiungere alla formula Kyrie Irving e Gordon Hayward recuperati dai rispettivi infortuni non poteva che stuzzicare chiunque.
La realtà delle cose è stata però molto diversa, Boston non è mai riuscita durante la stagione a trovare una qualche sorta di continuità, senza mai essere in grado di tenere il passo delle due leader della Eastern Conference, Toronto Raptors e Milwaukee Bucks.
La sensazione è che durante il 2018/19 tutti, dai tifosi agli addetti ai lavori, siano stati sul punto di dire “adesso sì, adesso i Celtics hanno svoltato” di fronte a una striscia di 4-5 vittorie consecutive in almeno tre o quattro occasioni, per poi venire nuovamente smentiti da Irving e compagni che hanno puntualmente ricominciato a perdere.
Il reinserimento – o meglio, inserimento, visto che l’anno scorso ha giocato in totale 5 minuti – di Gordon Hayward è andato più lentamente del previsto, e solo dopo qualche settimana di regular season l’ex Utah Jazz ha cominciato a dare segnali di ripresa importanti. Jayson Tatum durante l’estate si è allenato con Kobe Bryant, e in più di qualche occasione ha deciso di replicare lo stile di gioco dell’ex Laker senza però avere le stesse capacità, per così dire, e danneggiando non poco la propria shot selection.
Ovviamente, quando una squadra che parte per dominare la propria Conference rende al di sotto delle aspettative, le ripercussioni arrivano nelle modalità più varie, e succede quindi che il tuo giocatore franchigia, che poche settimane prima dell’inizio della stagione aveva dichiarato amore eterno alla città e promessa di rifirmare, poi torni sui suoi passi dopo qualche mese e dichiari letteralmente di “non dovere un c*zzo a nessuno“, e “dover fare quel che è meglio per lui e la sua carriera“, tutto questo dopo aver anche girato uno spot con Nike al TD Garden, con tanto di padre co-star, in cui dichiarava di voler vedere la propria canotta #11 dei Celtics ritirata.
Non sono poi mancati momenti in cui il leader dei Celtics ha pubblicamente accusato i compagni di squadra più giovani per sospetta mancanza di maturità nei momenti chiave di alcune partite, per poi fare passi indietro e parlare di come sia stato lui il primo a peccare di immaturità in certi momenti della regular season, venendo meno ai suoi doveri di leader dello spogliatoio e danneggiando quindi lui stesso in primis alcune dinamiche.
Alla fine – forse – tutto è bene quel che finisce bene, Boston è riuscita comunque a guadagnarsi il fattore campo per il primo turno dei Playoffs arrampicandosi fino al quarto posto, posizione guadagnata dopo un duello lungo settimane proprio con la squadra che i ragazzi di Brad Stevens dovranno affrontare.
Gli Indiana Pacers, dalla loro, a Ottobre erano visti con occhio sospetto da buona parte della critica NBA.
Una stagione sopra le aspettative come quella 2017-18, conclusasi al primo turno dei playoff in gara 7 contro LeBron James dopo aver iniziato l’anno come squadra da lottery, aveva fatto gridare tutti a una sorta di effetto rinculo, e le aspettative generali non vedevano i Pacers fare un ulteriore salto in avanti nel 2018-19.
Ovviamente, Indiana non era d’accordo.
Come ho scritto nel pezzo linkato qua sopra pochi giorni fa, la squadra di McMillan ha cominciato la stagione subito forte, issandosi fin dalle prime settimane nella parte altissima della Eastern Conference, guidata dal suo leader Victor Oladipo e dalla crescita esponenziale di grandissima parte del roster.
Tutto sembrava apparecchiato per una quasi cavalcata trionfale, e un ulteriore passo in avanti che portasse Indiana nell’olimpo della conference, fino al 24 Gennaio.
Il grave infortunio di Oladipo ha totalmente scombinato i piani della squadra, che perso il proprio giocatore franchigia si è ritrovata di fronte a una scelta tutto tranne che banale: abbandonare la corsa al fattore campo e concentrarsi sulla lottery, per poi tornare ancora più completa nella stagione successiva, oppure tirare fuori il massimo dal resto del roster – perdonate il gioco di parole – e provare comunque a competere.
Se poteva esistere una qualche specie di dubbio su quale strada avrebbero preso i Pacers, gli altri tre giocatori più importanti della squadra lo hanno rapidamente mitigato.
Dopo l’infortunio di Oladipo c’è stato un repentino passo in avanti da parte di più giocatori, e se alcuni come Domantas Sabonis e Myles Turner (quest’ultimo tra i favoriti per il premio di Defensive Player of The Year) già da Ottobre stavano vivendo un’evoluzione, quello che più di ogni altro nel 2019 ha vestito il mantello da supereroe è stato senza dubbio Bojan Bogdanovic.
Il giocatore croato si è letteralmente caricato sulle spalle la gran parte del peso offensivo della squadra da fine Gennaio in poi, sfiorando i 21 punti a partita con il 50% dal campo e il 40% abbondante al tiro da 3 punti.
Nessuno si aspettava che Indiana si confermasse a livelli così alti anche in questa stagione, nessuno si aspettava che mantenesse questi standard anche dopo la perdita di Oladipo.
Nessuno allo stesso tempo si aspetta miracoli durante la postseason, specie contro una squadra non al massimo ma sicuramente meglio attrezzata come Boston. Ma andare ben oltre le aspettative sembra diventata una sorta di regola per i Pacers, per i suoi giocatori e per il suo allenatore, e la serie in arrivo nel weekend potrebbe rivelarsi una delle più interessanti del primo turno.
I precedenti stagionali
La serie stagionale vede i Celtics in vantaggio per 3-1 sui Pacers, con due delle quattro partite letteralmente dominate e vinte con 20 o più punti di scarto dai ragazzi di Brad Stevens (135-108 il 9 Gennaio a Boston e 117-97 il 5 Aprile, a Indianapolis). Il primo incontro stagionale tra le due era però avvenuto il 3 Novembre, sul campo di Indiana, e il finale della partita potrebbe rientrare di diritto tra gli highlights della stagione:
Se le prime due partite, le uniche giocate con Oladipo nei Pacers, si sono concluse con una vittoria a testa (arrivate però in modo decisamente diverso, come abbiamo visto), le ultime due, più rilevanti per la serie vista l’assenza della star dei Pacers, hanno visto due vittorie dei Celtics a loro volte decisamente diverse.
Se pochi giorni fa, il 5 Aprile, Indiana ha alzato bandiera bianca senza opporre una resistenza eccessiva, il 114-112 del 29 Marzo ci regala una prospettiva totalmente differente, aprendo alla possibilità che la serie sia più equilibrata di quel che qualcuno potrebbe aspettarsi.
Chiavi tattiche
Impossibile non partire dal fatto che Celtics e Pacers siano due squadre che hanno la difesa come colonna portante del proprio gioco.
Nonostante le varie difficoltà incontrate durante la stagione, via infortuni per Indiana e auto-indotte per Boston, entrambe hanno chiuso nella top-5 per palle rubate, rispettivamente terza e quarta; anche il difensive rating le vede al top della lega, con i Pacers terzi (105.7) e i Celtics sesti (107).
Nonostante la distribuzione di talento differente tra i due roster, è chiaro come ci sia da aspettarsi una serie molto intensa, con un pace non particolarmente elevato vista la riluttanza di entrambe a correre e molti possessi half-court.
Altro dato che indica quanto le squadre si affidino alla difesa deriva dall’osservazione del rendimento offensivo in caso di vittoria: nessuna delle due, durante la regular season, ha avuto necessità di rendere particolarmente bene nella metà campo avversaria per vincere la partita, e le due squadre occupano rispettivamente il 15esimo (Bos) e 20esimo (Ind) posto della lega per offensive rating nelle partite vinte.
Au contraire, sempre nelle partite vinte entrambe rientrano nella top-10 per defensive rating, con Indiana addirittura seconda (100.7) dietro Utah e i Celtics ottavi (102). La notizia delle ultime ore riportata da Adrian Wojnarowski sul problema agli addominali di Marcus Smart potrebbe cambiare più di qualche carta in tavola:
Marcus Smart has suffered a torn oblique on left side and could be sidelined for the first two rounds of the playoffs, league source tells ESPN.
— Adrian Wojnarowski (@wojespn) April 10, 2019
Offensivamente, entrambe le squadre abbracciano il tiro da 3 punti: i Celtics rientrano nella top-5 stagionale per triple mandate a bersaglio (1032, quinti dietro a Hawks, Warriors, Bucks e Rockets), mentre i Pacers sono a loro volta al quinto posto per percentuale da 3 punti (37.4%, dietro a Kings, Warriors, Clippers e Spurs).
Anche la profondità del roster è un fattore comune per Boston e Indiana, con quest’ultima che detiene il miglior net rating della lega per quanto riguarda la panchina (2.7) ed è decima per punti segnati dalla second unit (39.1 a partita, ringraziando Sabonis), preceduta al nono posto proprio dai Celtics (39.3).
In uno scontro fra due squadra con un pedigree così simile, e con due allenatori che seppur con caratteristiche diverse rientrano comunque nella parte altissima della lega, sarà importante quanto i giocatori chiave riusciranno a risultare decisivi e portare anche ai Playoffs quanto di buono fatto vedere in regular season.
Players to watch
Inutile sottolinearlo, nonostante tutte le controversie che ha anche in prima persona alimentato durante la regular season, Kyrie Irving resta l’arma più letale nell’arsenale di Brad Stevens, e nel momento giusto potrebbe essere in grado di indirizzare da solo l’andamento di almeno un paio di partite nella serie.
Il compito di occuparsi di Irving difensivamente sarebbe andato a Oladipo, senza di lui l’onere dovranno dividerselo Darren Collison, Corey Joseph e Tyreke Evans. Se l’ultimo dei tre non offre grosse garanzie nella propria metà campo (e in questa stagione neanche in quella avversaria, a dirla tutta), Collison e Joseph dovranno cercare di limitare il più possibile il #11 dei Celtics, impresa non banale sopratutto guardando al fatto che sotto la guida di Stevens, in queste due stagioni a Boston, Irving ha imparato a impattare le partite in modi differenti.
Se pensando ai suoi anni a Cleveland ci si ricorda di un Irving innescato da LeBron James e a volte, appunto, in grado di decidere una partita da solo a suon di canestri, ai Celtics l’ex Duke ha dimostrato di poter sfruttare la grande attenzione ricevuta dalle difese avversarie limitandosi a orchestrare l’attacco e liberare al tiro i compagni; la presenza in squadra di altri giocatori in grado tanto di mettere la palla a terra quanto di concludere dalla distanza sarà fondamentale per dare ritmo all’attacco di Boston.
Indiana, dalla sua, vanta in Myles Turner il miglior rim-protector della lega (2.7 stoppate a partita, nessuno meglio di lui), nonché tra i principali candidati al premio di Defensive Player of the Year. Il giovane centro ha fatto grossi passi in avanti anche nella metà campo offensiva durante questa stagione, rendendosi pericoloso al tiro da 3 – 37.7% su 2.6 tentativi a partita, entrambi career high – ma è chiaro come sia la difesa l’aspetto del gioco che riesce a plasmare meglio degli altri. Boston, come detto, fa grande affidamento sul tiro da 3, ma la presenza di Turner a protezione del pitturato potrebbe mettere troppa pressione sulle conclusioni dall’arco di Irving e compagni se designata dai Pacers come unica arma da lasciare agli avversari.
Fondamentale sarà quindi il ruolo di Al Horford, vero e proprio termometro dei Celtics. Se con lui in campo la difesa ovviamente trae vantaggi, la sua capacità di fare da collante in attacco con screen assists e hand-off sarà fondamentale quanto la sua continuità nel colpire dal mid-range e da 3 punti; se Horford riuscirà a rendersi pericoloso fuori dal pitturato, costringerà Myles Turner a seguirlo lontano dal ferro e aprire nuove possibilità per i Celtics, che saranno così in grado attaccare l’area con Irving ma anche Gordon Hayward, Jayson Tatum e Jaylen Brown.
Come detto prima, gran parte delle fortune post-Oladipo dei Pacers è passata per le mani di Bojan Bogdanovic.
Il croato in questa stagione è a 18 punti di media con 4.1 rimbalzi e 2 assist, tutti career high, sfiora i 22 punti a partita nelle ultime 17 della regular season ed è diventato il leader offensivo della squadra; incontrare Marcus Smart sulla propria strada avrebbe potuto rappresentare un ostacolo particolarmente impegnativo, ma la sorte ha voluto che la guardia dei Celtics non prenda parte al primo turno (e probabilmente nemmeno al secondo); se Bogdanovic non riuscirà a mantenere lo stesso livello di efficienza anche in postseason, anyway, le speranze di Indiana potrebbero ridursi sensibilmente.
Pronostico
Come ripetuto più volte, la presenza in campo di Oladipo avrebbe reso questa tra Celtics e Pacers una delle serie più equilibrate e avvincenti della lega, sicuramente della Eastern Conference.
Così purtroppo non è, il Most Improved Player in carica è ai box e questo porta inevitabilmente un vantaggio molto importante a Boston. Se la squadra di Brad Stevens riuscirà ad eseguire bene in difesa, offensivamente potrebbe bastare portare a termine il compitino restando in media con le prestazioni di regular season per avere la meglio degli avversari.
I Pacers dalla loro non possono che aggrapparsi alle proprie ancore difensive, Turner e Thaddeus Young, e sperare che Bogdanovic e Sabonis confermino anche ai Playoffs quanto di buono fatto vedere fino a questo momento.
Personalmente, in ogni caso, la sensazione è che i Celtics non faranno troppa fatica ad accedere al secondo turno, vincendo la serie in cinque, massimo sei partite.
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