Terzo e sesto seed ad est. Poteva andare decisamente peggio alle due squadre che appena due anni fa “vantavano” i record peggiori del panorama di per sé non eccelso della Eastern Conference. Nel giro di due stagioni, Sixers e Nets sono gradualmente riuscite nell’impresa di lasciarsi alle spalle un processo di ricostruzione tutt’altro che semplice, arrivando a giocarsi un posto tra le migliori otto della classe. Non solo hype dunque in quello che si preannuncia uno degli scontri più avvincenti di questo primo turno di Playoff.
Sebbene sia infatti impossibile negare l’enorme differenza in termini di profondità, esperienza e ambizioni che separa i due roster, il più che giustificato entusiasmo che da qualche mese a questa parte serpeggia a Brooklyn, che per certi versi ricorda il velo mistico di aspettative che ricopriva i Sixers di un anno fa, potrebbe giocare dei brutti scherzi ai ragazzi di coach Brett Brown, che pur avendo a disposizione una delle principali squadre indiziate per la conquista del pass per le Finals non può permettersi cali di tensione contro un avversario pronto a sfruttare qualsiasi incertezza di troppo.
Giocatori e staff tecnico mi perdoneranno, ma personalmente ad ottobre dei presupposti affinché Brooklyn riuscisse a chiudere la stagione con un record positivo c’era qualche debole indizio e poco più. È per questo motivo che posso affermare senza timore di essere stato smentito: i Nets di coach Kenny Atkinson sono la più bella sorpresa della regular season appena conclusa. Il front office dei newyorkesi è brillantemente riuscito a rimettere in piedi una situazione che, dopo la drammatica trade che ha portato a Brooklyn i gemelli molto meno dotati di Paul Pierce e Kevin Garnett, appariva irrimediabilmente compromessa, portando a compimento un vero e proprio miracolo sportivo che ha fatto dei Nets uno dei migliori esempi, se non il migliore, di come vada gestita una franchigia NBA.
Nonostante un inizio in sordina e il tremendo infortunio patito da Caris LeVert, grazie ad un’ultima parte di stagione giocata su altissimi livelli, i Nets sono addirittura riusciti a staccare il pass per i Playoff con una partita di anticipo, dimostrando anche di avere la sfrontatezza necessaria per rovinare l’addio alla pallacanestro di Dwyane Wade.
Situazione totalmente opposta in casa Sixers, con la dirigenza che nel corso della stagione si è mossa intelligentemente per rafforzare una squadra che, a differenza dei rivali di turno, ha già superato a pieni voti la fase “comparsata ai Playoff”. Ridurre il gap con le nuove corazzate della Eastern Conference era l’obiettivo dichiarato del front office, che nel bene e nel male è riuscito ad assemblare a prezzo di saldo un roster che, sebbene non parta con i favori del pronostico per la vittoria finale, può comunque dire la sua contro chiunque, e non solo ad est.
Il caso Fultz, spedito ai Magic dopo l’ennesimo tentativo fallito di restituire la giusta credibilità alla prima scelta assoluta del Draft 2017 e gli arrivi del separato in casa Butler da Minnesota e di Harris in piena trade deadline sono le tappe fondamentali di una stagione che, anche a causa di qualche infortunio di troppo e del drastico aumento della competitività in una Conference abituata, tranne per rare eccezioni, a vedere i campioni col binocolo, ha di fatto indirizzato altrove le attenzioni in precedenza riservate ai giovani 76ers, in un certo senso privandoli delle certezze necessarie per chiudere con serenità la stagione – 4 sconfitte nelle ultime 6 gare di regular season – e approcciarsi al meglio alla postseason.
Precedenti stagionali
Che i Nets non siano l’avversario ideale da incontrare al primo turno è dimostrato anche dalle due vittorie a testa ottenute dalle due squadre nei quattro scontri diretti disputati in regular season. Con ben 25 punti di distacco, lo scorso 5 novembre i ragazzi di coach Atkinson si sono portati a casa il primo appuntamento stagionale, caratterizzato da ben 28 palle perse da Simmons e compagni che hanno inevitabilmente pesato ai fini del risultato finale, che recita 122-97 per i padroni di casa.
Ci ha poi pensato il neoacquisto Jimmy Butler a vendicare i suoi compagni di squadra ventuno giorni più tardi, quando con un canestro a 2,3 secondi dal termine della gara ha consegnato la vittoria ai 76ers. 1-1 dunque al Barclays Center, stesso parziale fatto poi registrare al Wells Fargo Center di Philadelphia, teatro di due emozionantissime sfide.
La prima, conclusasi sul risultato di 127-124 per gli ospiti, ha visto come protagonista indiscusso Spencer Dinwiddie, che ha guidato i suoi alla vittoria con un career-high da 39 punti in uscita dalla panchina, rendendo vani i 33 punti conditi da 17 rimbalzi messi a referto da Joel Embiid.
È stato proprio lo stesso Embiid con un’altra prestazione monstre a far sì che Philly potesse prendersi la rivincita lo scorso 29 marzo, data dell’ultimo incontro tra le due squadre. In quell’occasione sono stati i Sixers ad avere la meglio sugli avversari con un largo successo per 123-110 che lasciava ben sperare soprattutto in ottica postseason. “Potremmo incontrarli ai Playoff – ha dichiarato Embiid a fine gara – per questo era importante verificare a che punto fossimo. Mi sto preparando, non sto più nella pelle”.
Chiavi tattiche della serie
Il primo fattore da considerare per analizzare la serie è proprio la presenza sul parquet del centro camerunense, che ha saltato le ultime due gare per un problema al ginocchio. Poche ore fa il GM Elton Brand si è detto ottimista sulle possibilità di vedere Embiid in campo già da Gara-1, ma alla luce della sua travagliata storia clinica l’eventualità che il 21 dei Sixers assista dalla panchina quantomeno all’esordio in postseason non è poi così remota. È piuttosto evidente come la presenza di The Process vada inevitabilmente ad incidere sulle possibilità di successo dei Nets.
Fatta eccezione per il primo scontro diretto, Brooklyn è stata infatti letteralmente travolta dalla furia di Embiid, che negli ultimi tre incontri con i Nets viaggia a 34,6 punti e 14 rimbalzi ad allacciata di scarpa. Qualora dovesse scendere in campo già in Gara-1, a Jarrett Allen e compagni non resterebbe altro che votarsi a qualcuno molto in alto, almeno a giudicare dai precedenti stagionali. Le caratteristiche di un pur buon difensore come Allen, infatti, mal si sposano con quelle di Embiid nella propria metà campo e, alla luce dei numerosi esperimenti fatti da Atkinson nel tentativo di arginare la stella dei Sixers, si tratta di una questione di cui il coaching staff dei Nets è fin troppo consapevole.
Tra i vari elementi a disposizione di Brooklyn, Rondae Hollis-Jefferson, che spesso si è trovato a giocare da cinque in quintetti che mirano ad aprire il campo, è quello che ad oggi sembra avere più chance di contenere il camerunense, nonostante la differenza a livello di stazza e tonnellaggio. Molto dipenderà anche dalle strategie che Atkinson adotterà per limitare l’impatto di Embiid sulla serie. È probabile che in determinate circostante i Nets optino per il raddoppio sistematico, esponendosi però al tiro da fuori, specialità in cui i Sixers possono vantare una delle migliori percentuali della lega – 35,9% – pur tentando “solo” 30,2 conclusioni dall’arco a sera. Un ultimo dato sull’importanza di The Process nel sistema Sixers: Philadelphia ha perso ben 10 delle 18 gare disputate in assenza di Embiid nel corso della stagione, concedendo 112,5 punti su 100 possessi a fronte dei soli 103,3 con Joel in campo.
Ciò non vuol dire che la presenza di Embiid sia strettamente determinante ai fini del passaggio del turno. L’inesperienza della truppa di Atkinson – non che Simmons e soci siano dei veterani, ma gran parte dei giocatori e lo stesso coach dei Nets sono alla prima esperienza in una postseason – unita al minor tasso tecnico del roster, fa sì che anche senza il numero 21 a fare la voce grossa sotto le plance i Sixers siano in grado di staccare il pass per le semifinali di Conference. Cosa possono fare dunque i Nets per restare a galla?
Puntare sul tiro da 3 punti potrebbe essere un’idea. Pur non avendo fatto registrare percentuali da capogiro – 35,3% in stagione dalla linea dei tre punti – i Nets possono contare sul fresco vincitore del Three-Point Contest Joe Harris, oltre che su una nutrita schiera di tiratori che nel corso della stagione hanno contribuito a ricucire svantaggi anche di una certa entità. A proposito di tiratori, se il matchup nel pitturato sorride decisamente ai Sixers, come dichiarato anche da Brett Brown in occasione dell’ultimo incontro stagionale tra le due squadre, gli esterni dei Nets hanno le carte in regola per creare più di un grattacapo alla difesa di Philadelphia. “Hanno diversi giocatori in grado di giocare il pick-and-roll, ma anche off-ball. Dobbiamo fare attenzione sui pick-and-roll, hanno degli esterni difficili da marcare e possono segnare da ogni posizione”. Coach Brown ha colto esattamente il punto della questione. Un attaccante del calibro di D’Angelo Russell, che in questa stagione si è consacrato su livelli da All-Star grazie anche e soprattutto alla sua capacità di giocare il pick-and-roll alla perfezione, rappresenta una vera e propria spina nel fianco della difesa dei Sixers, che dovranno riuscire ad annullare la stella dei Nets se vogliono approdare alle semifinali nel più breve tempo possibile. Basterà l’esperienza di Jimmy Butler, difensore designato per l’occasione, per tenere a bada Russell?
Altro fattore che gioca in favore dei Nets è lo scarso minutaggio accumulato dal quintetto titolare dei Sixers. Causa infortuni, i vari Simmons, Redick, Butler, Harris ed Embiid hanno giocato insieme soltanto dieci partite, decisamente troppo poche affinché si possa parlare a tutti gli effetti di una chimica di squadra. In linea di massima, non si può certo dire che Philadelphia non abbia punti deboli, ma sembrano francamente troppe le variabili che dovrebbero sorridere ai Nets per poter sperare nel passaggio del turno.
Players to watch
Senza voler scomodare D-Lo e i Big Four di Philadelphia, cercheremo ora di individuare quei giocatori che, approfittando di un matchup favorevole, hanno le carte in regola per far saltare irrimediabilmente il banco. Considerando che in due delle sue cinque partite in carriera da 30+ punti erano in campo i Sixers, è innegabile che Spencer Dinwiddie abbia un certo feeling con la metà campo presidiata da Embiid e compagni. Forte anche di un career-high fatto registrare ai danni di Philly, Dinwiddie con tutta probabilità si alternerà a Russell nella gestione dei possessi dei Nets, a prescindere dal fatto che potrebbe partire in quintetto come uscire dalla panchina.
“Se inizio bene, segnando due o tre tiri da tre, allora mi sento come Steph Curry. Non mi fermo lì, continuo a tirare e ad attaccare. Lo so io e lo sanno anche gli altri, soprattutto gli avversari“
Per quanto riguarda invece Philadelphia, con le quattro (Embiid permettendo) stelle della squadra a prendersi la scena, toccherà a JJ Redick cercare di punire la difesa avversaria sugli scarichi dei compagni. La sua esperienza e le sue doti balistiche si riveleranno ben presto un’arma preziosissima nella caccia alle Finals, creando nel breve periodo diversi problemi alla difesa dei Nets.
Menzione d’onore per lo sfortunatissimo LeVert, che dal suo ritorno lampo dopo il brutto infortunio sta inanellando una serie di prestazioni sempre più convincenti. Per lui vale il discorso fatto per Dinwiddie: non è ancora chiaro se partirà in quintetto o dalla panchina, ma ad ogni modo saprà come dare il suo contributo alla causa di Brooklyn.
Pronostico
Uno dei quintetti più talentuosi contro la Cenerentola della lega. Il finale sembra già scritto ma, a differenza di quanto i numeri possano far credere, state pur certi che i Nets non accetteranno di buon grado di recitare la parte della vittima sacrificale. Pur insidiati dall’entusiasmo e dalla spensieratezza di Russell e compagni, a meno di assenze prolungate è però molto difficile pronosticare un crollo dei 76ers. Brooklyn farà divertire i tifosi neutrali e a tratti spaventerà quelli di Philadelphia, ma la terza forza dell’est non dovrebbe avere troppi problemi ad ipotecare il passaggio del turno in cinque gare.