La bellezza non chiede attenzione. Potrebbe essere questo il titolo di Gara-6 per i Toronto Raptors che hanno abbattuto per la quarta volta consecutiva nella serie le resistenze di Milwaukee. La compagine canadese si è meritata in tutto e per tutto l’approdo per la prima volta nella sua storia alle NBA Finals. La felicità negli spogliatoi è tanta, così come le parole dei protagonisti scorrono serenamente nel dopo partita. Partiamo da un piccolo retroscena: durante un timeout nel secondo tempo con un parziale di 26-3 a favore, Kawhi Leonard avrebbe caricato i suoi compagni gridando un laconico “Enjoy the moment, stay here, stay together, we’re good”. Versione confermata da Norman Powell. Ed effettivamente i Raptors si sono goduto il momento:
“È il motivo per cui giochiamo a basket. Sono questi momenti. L’unica cosa su cui Kawhi ci ha davvero stressati è stato proprio per dirci di goderci il momento. Di non esagerare con il nostro ego ma di goderci il momento e giocare come sappiamo. È stata una sensazione pazzesca esser in grado di battagliare contro Milwaukee e poter vincere.”
Ad un certo punto della partita però le cose non stavano andando bene con i Bucks sopra di 15. Danny Green, invece, aveva già capito tutto, avendo avuto Kawhi Leonard anche a San Antonio sapeva già il finale:
“Aveva già capito tutto. È molto a suo agio in situazioni di questo genere. Quando tutto diventa più importante anche lui si eleva ed eleva il gioco di tutti noi. Sa quanto sia importante. Fa grandi giocate in maniera naturale che sia prendere un rimbalzo o segnare un tiro difficile. In momenti come questo è vitale.”
Stesso discorso ripreso da VanVleet:
“Quando Kawhi è in campo aumentiamo il nostro livello di gioco per permettergli di esprimersi al meglio. È un processo automatico. Quindi dobbiamo sempre essere pronti ad elevare il nostro gioco per mostrargli cosa siamo in grado di fare. Dalla panchina la cosa che vuoi fare è entrare in campo e giocare nella maniera corretta, personalmente voglio far sentire un cambio di ritmo quando sono sul parquet. È questo ciò che mi motiva.”
Euforico anche Serge Ibaka che torna ad assaporare le NBA Finals dopo quelle perse contro Miami nel 2012:
“Questa serie ha dimostrato che siamo una squadra che non cede mai, siamo andati sotto per 0-2 ed abbiamo vinto quattro partite di fila. Abbiamo realizzato un’autentica impresa, per di più contro la miglior squadra ad Est. Non importa di quanto talento si disponga, se non hai quella durezza mentale non riesci di certo ad arrivare fino a qui. Oggi abbiamo vinto perché siamo forti, siamo duri e mentalmente preparati. Kawhi è un giocatore tosto, Kyle ha un dito menomato ma gioca… ho imparato che quando si arriva a certi livelli è più una questione di durezza mentale“.
In chiusura arrivano le parole di coach Nurse, felicissimo:
“Come abbiamo comunicato, come abbiamo eseguito, le nostre rotazioni, i tiri contestati… tutti questi elementi sono cresciuti esponenzialmente da inizio playoff. L’altra cosa sono i momenti delle partite in cui riusciamo a fare qualcosa di davvero speciale per lunghi tratti. Alcune volte è davvero difficile per la squadra avversaria poter completare un gioco in maniera fluida. Questo succede quando si lavora come un team e quando tutti si sacrificano un po’ per gli altri. Siamo squadra. E giochiamo forti. Sono orgoglioso dei miei ragazzi.”
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