Squadra: Gonzaga (Redshirt Junior)
Ruolo: Power Forward-Center
2018-19 Stats Per Game
Pts | TotRebs | DefRebs | OffRebs | Asts | Stls | Blks | FG% | 3pts FG% | Ft% |
16.9 | 8.6 | 5.5 | 3.1 | 1.9 | 1.2 | 3.2 | 68.7 | 26.7 | 69.3 |
2018-19 Advanced
Ast% | Reb% | OffReb% | DefReb% | TO% | Usg% | Blk% | eFG% | TS% |
12.3 | 17.1 | 13.9 | 19.6 | 11.3 | 23.9 | 11.3 | 69.3 | 69.9 |
Nel corso dell’ultima stagione NCAA, Brandon Clarke si è imposto come uno dei giocatori da dover assolutamente guardare nel corso dell’anno. Clarke è stato capace di emergere in uno dei migliori sistemi della Division One, diventando un autentico leader nelle due metà campo di quella stessa Gonzaga capace di battere prima di chiunque altro la corazzata-Duke e di far registrare una stagione da 33-4, che non si è, però, tradotta in alcun riconoscimento di squadra.
Al suo primo anno da Bulldog, dopo una stagione di stop dovuta al suo passaggio da San Josè State alla corte di Mark Few, il lungo originario di Phoenix ha messo in mostra quell’arsenale cestistico che si dice abbia imbarazzato Johnathan Williams nel corso degli 1 vs 1 in allenamento nella sua stagione da red flag. Un repertorio iper moderno composto dal giusto compromesso di atletismo, spettacolarità e letture che gli ha permesso di disputare un torneo NCAA mostruoso e scalare notevolmente le gerarchie del Draft 2019.
Un giocatore capace di certe cose sembra proprio valere la top 10, vero?
Pertanto, proprio il suo mix unico di pregi marcatissimi e red flags altrettanto evidenti lo rende uno dei prospetti più boom or bust di questa Draft Class: una condizione che lo rende irresistibilmente attraente.
Punti di Forza
L’aspetto che, per primo, ruba l’occhio quando si parla di Brandon Clarke è il suo atletismo fuori da ogni logica: il numero 15 di Gonzaga dispone di una verticalità terrificante e corre in maniera eccellente il campo. Ha piedi rapidissimi e gambe forti, che gli permettono di spiccare un salto vigoroso anche in spazi ristretti. A questa esplosività incontenibile, Clarke aggiunge anche delle mani solidissime in ricezione: questo fa di lui un rollante straordinario, che non ha paura di chiudere nel traffico e assorbire ogni genere di contatto al ferro. Il 68% dal campo fatto registrare nella sua junior season è il miglior biglietto da visita possibile in tal senso.
Chiaramente le stesse doti atletiche gli permettono di essere un rimbalzista eccezionale malgrado le dimensioni tutt’altro che “da lungo”, soprattutto in attacco (3.1 rimbalzi offensivi a gara per lui nell’ultima stagione).
Clarke, però, non è solo un atleta devastante: attorno alla propria enorme efficienza nelle situazioni di attacco al ferro ha costruito anche delle contromosse efficienti da opporre alle scelte che la difesa esegue su di lui. Il prodotto di Gonzaga, infatti, è in grado di compiere con grande efficacia degli short roll di qualità, dopo i quali può punire la difesa con una capacità di passaggio insospettabile e con un buon set di tiri a una mano con i quali ruba il tempo all’aiuto.
Anche a gioco rotto sa come servire i tiratori liberi: gli scout NBA prendono nota.
Proprio grazie alle sue doti di passatore si è guadagnato l’attenzione degli scout NBA: traslare questo genere di situazioni al livello superiore gli consentirebbe senza alcun dubbio di costruirsi una carriera lunga e prolifica in una lega nella quale le “corner threes” sono sempre più considerate come il tiro più pregiato da prendere.
La sua buonissima intelligenza cestistica gli permette anche di comprendere come attaccare i difensori che, di volta in volta, lo fronteggiano. Batte frontalmente i lunghi meno rapidi di lui e trova sempre il giusto angolo di ricezione spalle a canestro quando deve attaccare dal post dopo aver tagliato fuori i difensori: questo gli permette di poter concludere in un unico movimento, eludendo gli aiuti.
Nella metà campo difensiva, se possibile, Clarke sembra un prospetto ancora più intrigante di quanto non lo sia già in attacco: la sua mobilità gli permette di coprire ampissime porzioni di campo e, in aiuto, è uno stoppatore pressoché insuperabile. Con l’11.3% di block percentage e 3.2 stoppate a gara è stato il miglior rim protector dell’intera nazione nell’ultima stagione, impressionando tutti per tempi e istinti e venendo eletto difensore dell’anno in WCC al termine della stessa.
Una stoppata senza alcun tipo di senso logico, e non è l’unica della sua stagione.
Punti Deboli
Nato il 19 settembre 1996, Clarke è uno dei giocatori meno giovani di questo Draft: questo, inevitabilmente, solleva delle domande piuttosto marcate su quello che può essere il suo reale upside una volta arrivato in NBA. L’impressione, infatti, è quella che lui possa essere un giocatore piuttosto formato, con dei margini di miglioramento non così ampi da valere una scelta in lottery.
Se a questi aspetti sommate le sue dimensioni limitate (203 cm di altezza e altrettanti di wingspan), capirete quali sono le ragioni per cui la scelta del lungo da Gonzaga potrebbe essere molto rischiosa per la franchigia che deciderà di chiamarlo. Clarke è un lungo di fatto, perché effettivamente nelle due metà campo gravita perennemente attorno all’area, ma non nella struttura fisica, che ricorda decisamente più quella di un’ala piccola vecchio stampo.
Un’altra enorme red flag è inerente al suo tiro: malgrado, come visto, sia piuttosto propenso a fronteggiare il ferro e ad attaccare in avvicinamento, non dispone di un jumper sufficientemente solido per rendere credibili le proprie partenze frontali al livello superiore. Le sole 6 triple (a fronte di 24 tentativi) realizzate nei tre anni spesi al college fotografano perfettamente la sua scarsa confidenza nel gioco perimetrale e il 68.7% fatto registrare in lunetta ci conferma l’impressione di una mano non ancora del tutto levigata.
Contro atleti di livello NBA come Williamson, Reddish e Barrett lui ha comunque fatto un’ottima impressione. Ciò che bisogna testare è quello che avverrà quando affronterà ogni giorno giocatori di quel livello.
Upside
Quando un talento di questo genere incontra dei limiti così marcati non è mai semplice intuire in che direzione possa andare una carriera NBA: quella enorme comprensione del gioco unita a quell’atletismo potrebbero indurre più di qualcuno a spenderci una pick piuttosto alta, sperando di tramutarlo in una potenziale steal di un draft pieno di incognite. Il talento puro sarebbe da borderline All-Star ma, al contrario, le sue dimensioni sembrano avere poco diritto di cittadinanza in NBA, soprattutto visti i pochi potenziali margini di miglioramento con cui ci arriva.
Insomma, per poter esprimere al meglio il suo potenziale Clarke avrà bisogno di una squadra nella quale i suoi pregi possano trovare il modo di essere amplificati, spedendo rapidamente nel dimenticatoio i non pochi dubbi sul suo conto. Da parte sua, il prodotto di Gonzaga dovrà cercare di indirizzare il suo perenne dinamismo nella direzione richiesta dal contesto in cui verrà calato, rinnovando il proprio repertorio se necessario. Il suo QI cestistico, in poche parole, potrebbe essere realmente l’ago dela bilancia. Chiaramente più in alto verrà scelto, più le valutazioni su di lui potrebbero rivelarsi inclementi.
Draft Projection
Ad un certo punto del torneo NCAA è sembrato che Clarke fosse un prospetto da top 10 fatto e finito ma, forse, al momento il suo borsino è in leggero calo. Il suo nome, infatti, oscilla tra le posizioni immediatamente al di fuori della top 10 e quelle attorno alla 25: un range di ben 15 posizioni che ben fotografa l’essenza di questo prospetto. I primi a pensarci potrebbero essere gli Hawks alla 10. Atlanta lo ha già incontrato più volte e potrebbe selezionarlo, soprattutto qualora Jaxson Hayes dovesse venir scelto prima o essere ritenuto un prospetto che mal si integra con il resto della squadra. In caso contrario, potrebbero farci più di una riflessione i Minnesota Timberwolves, che potrebbero costruire su di lui e Karl-Anthony Towns una coppia di lunghi che ben si integrerebbe per caratteristiche. Se, invece, dovesse inopinatamente scendere oltre la lottery, occhio ai Brooklyn Nets, che potrebbero affiancarlo a Jarrett Allen, e ai San Antonio Spurs che, storicamente, sanno trarre il meglio da questo genere di prospetti.