6. Chauncey Billups – Detroit Pistons 2002
(credit to slamonline.com)
5 volte All-Star e campione NBA nel 2004, Chauncey Billups è stato uno dei playmaker più efficienti e silenziosi degli ultimi anni: grazie a uno stile di gioco molto fisico è spesso stato un perno della difesa delle squadre dove ha giocato e, contemporaneamente, in grado di concludere con delle penetrazioni a canestro le proprie azioni; la sua capacità di mettere a segno tiri decisivi o veri e propri buzzer beater l’ha poi caratterizzato lungo tutta la sua carriera, tanto da valergli il soprannome di “Mr. Big Shot”.
Dopo 3 anni non proprio rosei con le maglie di Celtics (che lo chiamano con la #3 scelta assoluta al Draft del 1997), Raptors e Nuggets, nell’estate del 2000 il play di Denver rimane senza contratto e passa ai Minnesota Timberwolves, coi quali giocherà per due anni a ottimi livelli. Nonostante ciò, al termine del suo contratto si ritrova nuovamente free agent ed è qui che entrano in gioco i Detroit Pistons, sua squadra storica con cui giocherà quasi 600 partite. La franchigia del Michigan gli offre un contratto di 6 anni per un totale di $35 milioni e Billups, benché interessato a rimanere coi T’Wolves, decide di firmare.
Coi Pistons inizia l’ascesa del playmaker: la squadra raggiunge ottimi risultati ai Playoff (6 volte consecutive Eastern Conference Finals), culminati nel suo secondo anno con la vittoria dell’anello ai danni degli ultimi Lakers di Kobe e Shaq, con Billups che viene nominato MVP delle Finals. Quattro anni dopo però, dopo due sole partite disputate con Detroit, verrà ceduto ai Denver Nuggets in cambio di Allen Iverson: qui assieme a Carmelo Anthony raggiungerà le Finali di Conference, rimanendo fino al 2010 tra i migliori realizzatori della lega.
5. Steve Nash – Phoenix Suns 2004
(credit to si.com)
Entrato da poco nella Hall of Fame (assieme ad altri del calibro di Jason Kidd e Ray Allen), Steven John Nash è stato uno dei playmaker più famosi di tutta la NBA: unico non-statunitense a vincere il premio di MVP per due stagioni consecutive (2004/05, 2005/06), per 5 anni è stato il miglior passatore della NBA ed è terzo nella classifica all-time per numero di assist, dietro all’insuperabile John Stockton e a Jason Kidd (del quale fu anche compagno di squadra per due anni).
Scelto con la #15 pick nel 1996 dai Phoenix Suns, rimarrà con la franchigia dell’Arizona per due anni svolgendo principalmente il ruolo di riserva: nell’estate dell’ultimo titolo Bulls, viene scambiato scambiato coi Dallas Mavericks ed è con loro che si consacrerà come uno dei migliori play della lega, al fianco di Dirk Nowitzki e Michael Finley. Assieme a questi riporterà, dopo 10 anni, i Mavs ai Playoff, arrivando alle Finali di Conference nel 2003 (perse contro la San Antonio dei futuri campioni).
Al termine del suo contratto, nell’estate del 2004, Nash riceve un’offerta di rinnovo di circa 36 milioni in quattro anni con opzione sul quinto, e un’altra dai Suns, sua vecchia squadra, pari a 63 milioni in 6 anni di contratto. Vista la mancata volontà del proprietario dei Mavericks, Marc Cuban, di pareggiare l’offerta rivale, al termine della free agency sarà Phoenix ad accogliere Nash come play titolare: ritornato con la fama di All-Star, il play canadese assieme ai vari Stoudemire, O’Neal e grazie a coach Mike D’Antoni darà vita alla rinascita dei Suns, arrivando ai Playoff dell’anno successivo col miglior record in assoluto e fermandosi solo in Finale di Conference, oltre la quale Nash non riuscirà mai ad arrivare nel corso della sua carriera.
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