Secondo quanto riportato da Kevin Arnovitz di ESPN, al fine di valutare un possibile restyling del modello attuale, gli uffici NBA hanno aperto un tavolo di discussione con un comitato formato da dodici dirigenti di riferimento in ambito cestistico e di business. Al centro del dibattito via conference call della scorsa settimana l’ormai nota riduzione del numero di partite in calendario, accompagnata però dall’inserimento di alcuni tornei aggiuntivi nel bel mezzo della stagione. Le proposte avanzate dovrebbero rientrare, nelle intenzioni, all’interno di un programma pilota che ne permetta una valutazione approfondita a livello d’impatto sul medio-lungo periodo. Se ritenute opportune, tali modifiche verrebbero introdotte a ogni modo non prima della stagione 2021-22, in occasione del 75º anniversario dalla fondazione della lega.
I sostenitori dell’iniziativa sono però consapevoli che molte squadre basano gran parte delle proprie entrate su accordi con le emittenti televisive locali per la trasmissione delle partite se non direttamente sui ricavi della vendita dei biglietti. Ricavi che, con l’introduzione dei tornei infrastagionali e la conseguente diminuzione del numero di partite, sarebbero sicuramente ridotti.
La questione economica è al centro della discussione ai piani alti della lega. L’impulso al cambiamento è comunque molto forte da parte di alcuni, convinti di poter recuperare i mancati introiti per le partite “tagliate” dai tornei di metà stagione.
I membri del comitato, consci della necessità di almeno due anni di discussioni e preparazioni per mettere in atto le proposte, hanno comunque già iniziato a parlare effettivamente di numeri. Le proposte variano da un semplice taglio di una manciata di partite fino a una più significativa riduzione a 58, con la certezza per le franchigie di ospitare almeno 29 sfide nel palazzetto casalingo. Stando ai report arrivati dalla conference call, i dirigenti delle squadre sembrano essere restii ad una diminuzione più drastica.
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