Una stagione da autentico protagonista sfumata solo alle Finali di Conference contro i Toronto Raptors di Kawhi Leonard. L’annata di Giannis Antetokounmpo con i Milwaukee Bucks può comunque considerarsi molto positiva. Miglior record in regular season ad Est e premio MVP portato a casa. Certo, l’obiettivo delle NBA Finals non è stato centrato, ma il greco ha ancora una lunga strada davanti a se nella Lega. E lo sa bene, così come è consapevole di tutti i miglioramenti che dovrà compiere per raggiungere l’El Dorado:
“Ci sono tanti aspetti del gioco che devo ancora implementare: prima di tutto, devo guardare a me stesso prima di pretendere qualcosa dagli altri. Provare a dimostrare di poter migliorare nonostante i tanti passi avanti fatti. Sono tanti gli aspetti su cui dover lavorare, in molti continuano a ripetermi: ‘Sei l’MVP, sei uno dei migliori giocatori della lega, sei così dominante’. Ma penso di poter fare meglio. Credo di aver raggiunto il 60% del mio potenziale, c’è ancora un bel po’ di margine e la mia intenzione è soltanto quella di diventare migliore di ieri. Se dovessi ritrovarmi nella stessa situazione nella finale di Conference, voglio dimostrare di saper reagire meglio, giocare in maniera più intelligente, eseguire con correttezza gli schemi”
Poi sul suo futuro ai Milwaukee Bucks e nella Lega, Giannis Antetokounmpo è convinto di poter diventare una bandiera della franchigia del Wisconsin e un volto importante per l’NBA:
“Sto per iniziare la mia settima stagione NBA, è pazzesco soltanto a pensarci. Il mio obiettivo è quello di restare sempre lo stesso, migliorando sotto l’aspetto tecnico giorno dopo giorno, cercando di conquistare un titolo. Fino a quando saremo tutti focalizzati, concentrati nell’inseguire lo stesso traguardo, perché mai non dovrei giocare ai Bucks per 20 anni, perché non 25? E a quel punto immaginare di restare qui a far parte dello staff tecnico o diventare un membro del front-office. Basta restare tutti ben concentrati sugli stessi principi, senza perdere mai di vista l’idea di conquistare un titolo. Voglio far parte di una squadra vincente: fino a quando a Milwaukee le cose saranno così, con queste intenzioni e questo approccio, non c’è nessuna ragione per non diventare un altro Steph Curry, Dirk Nowitzki o Tim Duncan”.
Poi un’ultima considerazione sulla facilità da parte di un giocatore All-Star di poter cambiare squadra nonostante il contratto in essere con una franchigia:
“Al giorno d’oggi se un giocatore chiede una trade e dice: ‘Voglio andare lì’, alla fine ottiene inevitabilmente quanto richiesto. È così che funzionano le cose in NBA: penso che sia corretto lasciare agli All-Star il pieno controllo del loro destino e della loro carriera”.
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