I New Orleans Pelicans hanno subito una rivoluzione totale in 30 giorni di offseason. Tutto è cominciato dalla partenza di Anthony Davis nelle prime settimane di giugno verso i Los Angeles Lakers. Il giocatore era già stato vicino alla cessione prima della trade deadline di febbraio, ma tutto si fermò improvvisamente. Alvin Gentry, coach dei Pelicans, aveva però già capito le reali intenzioni della stella ancora diversi mesi prima, quando Davis scelse Rich Paul (lo stesso di LeBron James, ndr) come agente:
“Sono realista. Quando Anthony ha firmato con la Klutch Sports, sapevo che sarebbe successo qualcosa. Mi hanno detto, ‘No, non stiamo cercando di farlo scambiare’, ma ci siamo resi conto che era solo una questione di tempo.”
Nel mese di gennaio, Davis richiese una trade verso Los Angeles per giocare con LeBron James.
“Capisco che alcuni giocatori sentono il bisogno di andare avanti. Con Anthony, avremmo potuto e avremmo dovuto gestire le cose in modo diverso. Se lo avessimo fatto, sarei stato d’accordo con tutto quello che è successo.”
Gentry ha poi aggiunto come la richiesta di trade di Davis abbia creato una sorta di ambiente tossico all’interno dello spogliatoio dei Pelicans e dei Lakers:
“È troppo facile in questo momento per un giocatore scegliere cosa fare. La NBA non è come il football dove si può dire: “Se non stai giocando bene, ti taglieremo e non verrai pagato”. Noi paghiamo i giocatori e li leghiamo con contratti garantiti. I contratti in NBA in realtà non significano più nulla. Dovremmo fare accordi di massimo due anni per aggirare questa cosa. Ci farà risparmiare certamente un sacco di mal di testa.”
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