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Mercato NBA 2024

Il Pagellone del Mercato NBA 2019: posizioni 12-7

Focus su altre sei squadre pirma del gran finale

9•  HOUSTON ROCKETS, Voto: 6,8

di Lorenzo Garbarino

Prendendo a prestito un il virgolettato del GM Daryl Morey risalente a ormai due stagioni fa, si potrebbe descrivere l’off-season degli Houston Rockets come l’ennesima “corsa agli armamenti” per tentare l’assalto all’agognato anello. In una lega che ha visto nuovamente stravolte le gerarchie, anche i texani potranno calare sul tavolo la propria coppia d’assi. Vediamo di seguito come la situazione, assai fluida, si è evoluta nelle ultime settimane .

L’estate poneva di fronte a Morey degli obiettivi  tanto chiari quanto complicati da raggiungere. Di fronte a un rapporto apparso ai minimi storici tra Harden e Paul e alla luce dei molti acciacchi che hanno scandito la stagione di quest’ultimo, la franchigia si è vista obbligata a tornare sui propri passi compiendo una scelta  in controtendenza rispetto al cospicuo rinnovo offerto al prodotto di Wake Forest solo un anno addietro.

All’apertura delle danze del mercato NBA 2019 non erano molte le squadre disposte ad assorbire il contratto di Paul e, viste le premesse,  la pazienza del dirigente dei Rockets è stata senza dubbio premiata. Il proverbiale effetto domino scaturito dalla decisione di Kawhi Leonard, che ha portato con sé Paul George alle pendici di Hollywood, sponda Clippers, ha aperto la strada per uno scambio di All-Star via trade sull’asse Thunder-Rockets, un’operazione che avrà notevoli ripercussioni sul futuro di ambedue le compagini nel medio-lungo periodo. Sacrificando molte scelte, con la dovuta tutela data dalle protezioni, i texani hanno aggiunto al proprio motore Russell Westbrook e sperano che, assieme  ad Harden, possa riproporsi sul palcoscenico delle  NBA Finals già assaggiato in Oklahoma nel 2011-12.

Per il resto, le  numerose conferme a roster contribuiscono  consolidare la valutazione nel complesso positiva: da Austin Rivers a Gerald Green, passando per Danuel House, D’Antoni avrà a disposizione un gruppo sostanzialmente identico rispetto alla passata stagione. I nuovi innesti rispondono al nome di Tyson Chandler, garanzia sotto canestro, e Ben McLemore. Nonostante non sia un tiratore di volume — poco più di due tentativi da tre punti di media a partita nella scorsa annata, con il 41,5% — la settima scelta assoluta al Draft 2013 potrebbe far comodo aggiungendo ulteriore atletismo. Da sottolineare anche la chance offerta al redivivo Anthony Bennett.

La squadra riparte dunque da due attaccanti realizzatori d’élite nel proprio prime e dalle brucianti delusioni degli ultimi tempi. Non rimane che dare la caccia al trono di una conference priva di padrone dopo un lustro targato Warriors.

8•  PHILADELPHIA 76ers, Voto: 7

di Jacopo Gramegna

I Philadelphia 76ers sono forse la squadra che ha subito il maggiore sbalzo umorale all’interno di quest’estate di mercato NBA. Dopo un Draft che li ha visti raggiungere l’unico obiettivo da loro inseguito, hanno vissuto una free agency sulle montagne russe, apertasi in maniera traumatica con il pressoché immediato annuncio dell’addio di JJ Redick e Jimmy Butler e proseguita in maniera decisamente più rosea, con arrivi di livello, rinnovi a cifre stellari e conferme di comprimari a buon prezzo. Un sincopato susseguirsi di eventi al termine dei quali, però, Philadelphia emerge come una decisa contender al trono dell’Est.

Come anticipato, i Sixers si sono mossi in maniera molto decisa sin dalle primissime battute della off-season: già nella notte del Draft sono stati capaci di portare a casa attraverso un chirurgico trade up il giocatore da loro individuato, Mathisse Thybulle. Il prodotto di Washington è, con ogni probabilità, il prospetto dai numeri difensivi più impressionanti in uscita dagli ultimi Draft e, assieme a Zhaire Smith, potrebbe essere chiamato a fornire immediatamente un apporto con minuti di qualità e quantità nella metà campo difensiva. Nel secondo giro, con la pick numero 54, è stato scelto invece Marial Shayok, canadese che verosimilmente inizierà la sua carriera professionistica in G League.

La free agency dei Sixers, però, non si è aperta in maniera altrettanto soddisfacente: il trasferimento di JJ Redick ai New Orleans Pelicans per un biennale da $26 milioni di dollari è stato uno dei primi annunciati dagli insider NBA e, solo pochi minuti dopo, è trapelata la volontà di Jimmy Butler di cambiare squadra, possibilmente accasandosi ai Miami Heat via sign-and-trade. A quel punto il General Manager dei 76ers, Elton Brand, ha eseguito un paio di esemplari colpi di teatro, prima firmando Al Horford con un quadriennale da $109 milioni di dollari (di cui solo 96 garantiti) e poi riuscendo ad accontentare Butler, spedito a South Beach all’interno di un’enorme trade che ha portato anche Josh Richardson a Philadelphia, Meyers Leonard agli Heat, Hassan Whiteside a Portland e Mo Harkless ai Clippers. La terza mossa del mercato di Brand è stata quella di proporre un quinquennale da $190 milioni di dollari a Tobias Harris che, di conseguenza, si candida a essere una figura centrale nel futuro prossimo della franchigia della Pennsylvania. A proposito di rinnovi: non è meno pesante il quinquennale da $170 milioni di dollari siglato da Ben Simmons, che ha già massimizzato due stagioni nelle quali ha vinto il premio di Rookie of the Year ed è assurto allo status di All-Star.

In questo modo i Sixers si candidano a essere una delle squadre più costose nella storia NBA nei prossimi anni ma, al contempo, hanno consolidato la loro posizione di contender.

Con Al Horford i 76ers hanno portato a casa un giocatore che li ha sempre fatti letteralmente ammattire.

Con queste mosse, anche molto spregiudicate, i Sixers sono riusciti a costruire un quintetto con caratteristiche completamente nuove rispetto al precedente ma, se possibile, ancor più intrigante: Josh Richardson è in grado, in proporzione, di riprodurre numerose delle caratteristiche di Jimmy Butler a un costo contenuto, mentre Al Horford può essere davvero il capace di far funzionare l’intero sistema vista la multidimensionalità del suo gioco. Il quintetto Simmons-Richardson-Harris-Horford-Embiid si candida a essere uno dei più tremendi da affrontare dell’intera NBA e presenta potenzialità difensive ancor più marcate e strabilianti di quelle offensive.

Sistemato il quintetto, Brand ha cominciato a lavorare sulla costruzione di una panchina che potesse supportare lo starting five più degnamente di quanto sia riuscita a fare nella scorsa stagione.

Ben presto sono arrivate, dunque, le conferme di James Ennis e Mike Scott (con due biennali dal valore complessivo di 14 milioni di dollari) e le firme di due onesti mestieranti NBA Raul Neto e Kyle O’Quinn, chiamati a prendere il posto di TJ McConnell e Boban Marjanovic, finiti rispettivamente agli Indiana Pacers e ai Dallas Mavericks.

Riuscire a trasformare in un 7 pieno un’estate partita con due defezioni del livello di Redick e Butler non è cosa da tutti ma, come ormai abbiamo capito, Elton Brand non ha paura di rischiare. Il quadro che ne emerge è quello di una squadra che, dopo le montagne russe di una serie di scelte spregiudicate, è riuscita a trovare un nuovo solidissimo assetto con il quale lanciare l’assalto al Titolo NBA.

7•  MIAMI HEAT, Voto: 7.1

di Carmine Borgia

A South Beach il sole potrebbe tornare presto a splendere.  Dopo aver sfiorato l’accesso ai Playoff nella passata stagione, la franchigia di Pat Riley ha saputo cogliere le opportunità sul mercato free agent con un deciso cambio di rotta.

https://twitter.com/MiamiHEAT/status/1147588686088986626?s=19

Il giudizio sull’estate Heat ruota attorno alla sign & trade a quattro squadre che ha portato in dote Jimmy Butler. Le fortune del roster guidato da Eric Spoelstra passeranno senza dubbio dalle mani del nuovo arrivato che, titolare dei possessi decisivi, dovrà confermare la sua leadership tecnica e le doti da clutch player. Molto dipenderà dalla chimica di squadra, un equilibrio non facile da trovare vista la personalità forte del prodotto di Marquette e alcuni burrascosi trascorsi che l’hanno visto protagonista nelle ultime stagioni. All’interno della stessa trade, Miami ha contestualmente ceduto a Philadelphia Josh Richardson, uno dei migliori realizzatori di Miami e probabilmente il giocatore più costante a livello di prestazioni nell’ultima stagione. La trade molto articolata ha avuto ricadue  anche su Ryan Anderson (giocatore tagliato e stipendio  spalmato via stretch provision nei prossimi tre anni) e Hassan Whiteside, spedito a Portland assieme al suo oneroso contratto in cambio di Meyers Leonard. Nel complesso Miami ha  liberato dunque spazio a libro paga ricavando al contempo un buon ricambio per il più che probabile starter Bam Adebayo.

Positivi anche i primi riscontri ottenuti dalle  scelte fatte in sede di Draft: Tyler Herro, solido tiratore dall’arco e passatore intelligente, ha dimostrato in Summer League di avere punti nelle mani e soprattutto di poter rivendicare minuti importanti.

https://twitter.com/MiamiHEAT/status/1153466179014598657?s=19

KZ Okpala, draftato al secondo turno, è invece quel giocatore che intriga e non poco qualsiasi addetto ai lavori: braccia che non finiscono più e atletismo che, se incanalato correttamente, potrà far rimpiangere le franchigie che lo hanno snobbato facendolo scendere alla 32esima chiamata.  Nello spot di power forward la rotazione resta da definire, con  l’esperto James Johnson in vantaggio rispetto a Olynyk (che potrebbe essere scambiato) e Derrick Jones Jr. Va  ricordato che anche Leonard — spesso provato da ‘4’ a Portland — o al più Winslow sono in grado di ricoprire con attitudini diverse quel ruolo. Da valutare la questione Dragic: si era vociferato di una sua possibile partenza ma ad oggi lo sloveno, con Jimmy Buckets, formerebbe un’intrigante coppia all’AmericanAirlines Arena.
Insomma le premesse per una stagione “calda” ci sono tutte, i Playoff sono assolutamente alla portata e con un’alchimia solida nello spogliatoio si può puntare anche ad una Top 6 della Eastern Conference. Wade ha chiuso la carriera lo scorso anno ma i tifosi di Miami potranno divertirsi con un core atletico e spavaldo. Le spiagge bianchissime dell’Ocean Drive e le lussuose ville del Coconut Grove potrebbero non essere gli unici motivi per cui, l’anno venturo, si sentirà parlare della città più importante della Florida.

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