I Philadelphia 76ers sono l’unica squadra dell’Atlantic Division che può dire di aver conservato obiettivi in linea con il loro percorso di crescita malgrado un enorme numero di cambiamenti occorsi nella scorsa estate.
Dopo aver salutato JJ Redick e Jimmy Butler, i Sixers del GM Elton Brand sono riusciti a portare a casa uno dei two way players più determinanti della Eastern Conference, Al Horford, con un quadriennale da 109 milioni di dollari (di cui solo 96 garantiti), a ottenere Josh Richardson all’interno della trade-Butler e a confermare Tobias Harris con un pesantissimo quinquennale . Saranno questi tre, dunque, i giocatori da cui Philadelphia ripartirà nella prossima stagione, assieme a Joel Embiid e a Ben Simmons, anch’egli reduce da un rinnovo contrattuale da 170 milioni.
Al Horford a Philadelphia apre possibilità meravigliose in entrambe le metà campo per i 76ers.
A seguito di un’estate all’insegna del completo restyling, Philadelphia può dire di aver trovato un nuovo intrigantissimo assetto. Se, da un lato, è vero che nessuno dei giocatori a roster potrà replicare la terrificante pericolosità perimetrale di Reddick, è anche innegabile che i nuovi Sixers siano enormi, lunghissimi, versatili e dotati di tantissimo talento in entrambe le metà campo. Josh Richardson è in grado, in proporzione, di riprodurre numerose delle caratteristiche di Jimmy Butler su ambo i lati del campo essendo un difensore spendibile su numerosi degli esterni più pericolosi della lega e un attaccante affidabile, mentre Al Horford può essere davvero il capace di far funzionare l’intero sistema vista la multidimensionalità del suo gioco. La qualità delle sue letture, la sua conoscenza dei tempi, degli spazi e degli angoli corretti di gioco sembra il fit perfetto per sgravare dei ruoli di playmaking Ben Simmons, aumentare la qualità della circolazione dei Sixers e rendere l’area di Phillie un fortino ancor meno intaccabile.
Se il quintetto Simmons-Richardson-Harris-Horford-Embiid si candida a essere il più temibile dell’intera NBA, qualche incertezza in più può derivare dalla panchina che, oltre ai confermati James Ennis e Mike Scott, ha visto arrivare tre giocatori esperti come Trey Burke, Raul Neto e Kyle O’Quinn. Soprattutto Burke e O’Quinn sembrano essere piuttosto utili nell’ottica di avere un impatto piuttosto rilevante in minutaggi risicati ma, gioco forza, la second unit dei Sixers potrebbe essere uno dei punti deboli più marcati della squadra.
Se coach Brett Brown riuscirà a trovare il giusto compromesso tattico tra le situazioni di transizione (predilette da Simmons) e gli attacchi a metà campo (preferite da Horford ed Embiid), Philadelphia potrebbe davvero trovarsi nelle condizioni cercare l’assalto al primo posto della Atlantic Division e della Conference.
La prima, vera, stagione segnata dalle mosse spregiudicate di Elton Brand è iniziata a Philadelphia e le ambizioni sono altissime: mantenere le aspettative non sarà semplice per la truppa di Brett Brown ma i Sixers hanno l’obbligo di provarci fino in fondo. D’altronde nella scorsa stagione sono stati eliminati con uno dei tiri più iconici della storia del gioco e quest’anno non ci sarà alcun Kawhi Leonard da affrontare, almeno fino alle NBA Finals.