Utah Jazz
Gli Utah Jazz sono l’altra squadra della Division che più è cambiata durante l’estate, aggiungendo pezzi fondamentali a un roster che mai negli ultimi anni è stato così competitivo.
Se il rendimento difensivo non è mai stato un problema per la squadra di coach Snyder, sempre dal settimo posto in su nell’efficienza difensiva dal 2014-15 a oggi (compresa la prima posizione dello scorso anno), la mancanza di talento puro oltre a Donovan Mitchell, Rudy Gobert e Joe Ingles ne ha invece sempre limitato i risultati. In questo senso, gli arrivi di Mike Conley e Bojan Bogdanovic potranno risultare decisivi.
Conley ha 31 anni, e non è portato dalle circostanze a giocare una stagione competitiva dall’inizio alla fine da 2-3 anni, ma durante il 2018-19 ha mostrato ancora che tipo di impatto può avere su una squadra funzionale, e le sue capacità di playmaking potranno finalmente togliere qualche responsabilità di quel genere a Donovan Mitchell e permettere al prodotto di Louisville di concentrarsi sullo scoring.
Oltre a dettare i tempi della squadra, inoltre, sarà fondamentale la pericolosità da dietro l’arco di Conley, così come quella di Bogdanovic: i due nella scorsa stagione hanno tirato rispettivamente con il 36.4% e 42.5% da 3 punti, rappresentando upgrade di un certo tipo rispetto a Ricky Rubio e Jae Crowder. Se lo scorso anno le difese avversarie potevano staccarsi di più dagli esterni e concentrare le proprie attenzioni su Mitchell e Ingels fuori e Gobert dentro, quest’anno le cose saranno decisamente più complicate.
Tornando a quanto riguarda il playmaking, sia Conley che Bogdanovic sono due veterani perfettamente a loro agio giocando il pick ‘n roll (più Conley, ovviamente), e la loro aggiunta regala a Snyder un ventaglio di soluzioni offensive che vede i Jazz pronti a costellare l’arco di tiratori e portatori di palla per aprire completamente l’area a Rudy Gobert, che sarà libero di giocare pick ‘n roll da bloccante per poi rollare verso il ferro oppure stazionare nei pressi del canestro e sfruttare la superiorità fisica che esercita su buona parte dei pari ruolo .
La partenza di Derrick Favors è stata compensata dall’arrivo di Ed Davis, reduce da un’ottima esperienza con i Brooklyn Nets che lo candida fra i migliori back-up center della lega, mentre Tony Bradley e soprattutto Royce O’Neale (favorito per un posto in quintetto su Bogandovic, che potrà entrare da 6th man) contribuiranno a portare versatilità e fisicità alla squadra.
Jeff Green e Emmanuel Mudiay sono poco più di due esperimenti, ma nell’ultima stagione rispettivamente a Cleveland e New York (sponda Knicks) hanno dato deboli segnali di poter ancora fare qualcosa di interessante su un campo da basket: quella a Utah potrebbe però rappresentare l’ultima occasione in NBA, sopratutto per la giovane guardia.
Utah è chiamata alla stagione più importante della sua storia recente, mai si era presentata all’inizio con un roster con una potenza di fuoco del genere, e avrà l’obbligo di lottare per il fattore campo in regular season.
La brutta notizia è che il livello generale della Western Conference si è decisamente alzato, e il declassamento dei Golden State Warriors e la scomparsa di OKC hanno comunque dato ad altre squadre la possibilità di rinforzarsi. Se tutto andrà per il verso giusto, i Jazz potranno giocarsi il fattore campo e, una volta ottenuto, affrontare con determinazione i playoff senza doversi porre nessun limite, sopratutto al primo turno. Tanto, però, dipenderà dal posizionamento in regular season.