Minnesota Timberwolves
C’è uno spiraglio di luce a Minneapolis?
Dopo circa 18 mesi, i Wolves hanno chiuso durante la scorsa regular season l’esperienza Jimmy Butler, appurando che il primo tentativo da anni di diventare una contender è fallito nettamente, al primo anno per un infortunio dell’ex Bulls, al secondo per attitudine dello stesso (per non parlare di coach Thibodeau).
Oltre al cambio di rotta nel roster, appunto, l’arrivo a stagione in corso di coach Ryan Saunders sembra aver dato nuova linfa ai Wolves, con un Karl Anthony Towns mai così calato nel ruolo di leader tecnico della squadra e che, dall’arrivo del nuovo allenatore in poi, ha tenuto 28.1 punti a partita con 13.8 rimbalzi e 3.8 assist, oltre a tirare con il 53.3% dal campo e un incredibile 42.9% da 3 punti su quasi 5 tentativi a partita (!).
Il principale problema del lungo con Thibodeau era l’utilizzo che l’ex coach ne faceva, sopratutto a livello offensivo, limitandone le possibilità dal campo e facendo sì che in alcune partite Towns finisse addirittura con meno di 10 conclusioni prese, dato scioccante se si pensa che solo poche settimane dopo Towns ha messo insieme numero come quelli qua sopra.
Mettendo Towns al centro dell’universo Wolves, Minnie ha poi scelto bene in fase di draft con Jarrett Culver, esterno versatile e pronto a colpire da fuori e offrire un apporto degno di nota in difesa già al primo anno nella lega.
L’impatto al primo anno di Sam Okogie è stato di tutto rispetto e ha buttato buone basi per un esterno moderno, mentre le aggiunte di Shabazz Napier e Jake Layman offrono qualche soluzione in più nel reparto guardie e aumentano la possibilità di spacing di una squadra che ne aveva tremendamente bisogno.
Robert Covington è la solita garanzia di 3&D di primo livello, quindi gli interrogativi più grandi riguardano Andrew Wiggins: il canadese è ai blocchi della sua sesta stagione NBA, ha ancora tanto (se non tutto) da dimostrare e potrebbe essere all’ultima possibilità per non essere considerato solamente un contratto pesante da portarsi dietro perché impossibile da scambiare (ha ancora 4 anni a oltre 120 milioni totali): il contesto è quello giusto, le capacità tecniche ci sono, starà a Wiggins stesso e allo staff tecnico provare a invertire la rotta della sua carriera.
Minnie non lotterà quasi sicuramente per i playoff, vista sopratutto la grande concorrenza della Conference, ma potrebbe comunque rendersi protagonista di una stagione più che interessante, dimostrare a Towns che motivi per restare da quelle parti ce ne sono, e continuare lo sviluppo dei giovani e del proprio giovane coach.