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NBA Season Preview: Southeast Division

Continua la scoperta della stagione NBA 2019/2020. Questa volta ci fermiamo nella Southeast Division, che, per gli equilibri di potere a Est, si preannuncia molto interessante sopratutto in chiave futura.

Washington Wizards

Dopo sedici anni di indiscussa reggenza, l’era di Ernie Grunfeld è giunta al termine. Al suo posto, nel ruolo di General Manager, è stato promosso Tommy Sheppard, non certo la prima scelta, ma comunque un profilo tutt’altro che allineato alle posizioni di Grunfeld. Sheppard ha deciso di prendersi un anno di tempo, per capire se Beal vorrà rimanere o meno, per vedere come tornerà Joun Wall, se può nascere ancora qualcosa di buono tra le due stelle che ha in mano. Nel frattempo, ha speso le sue fiches per creare una giusta combinazione tra giovani e veterani e ha speso dei soldi per tenere un Thomas Bryant in rampa di lancio ($25 milioni in tre anni).

Se i Wizards dovessero fare i playoff sarebbe una specie di impresa, FiveThirtyEight li vede distanti ben 8 vittorie dall’accesso alla postseason, eppure nella capitale si affidano a una speranza che si muove su due binari: John Wall e Bradley Beal sono dei fuoriclasse e potrebbero non aver ancora chiuso la loro storia a Washington, il mix di freschezza ed esperienza messo insieme da Sheppard potrebbe essere un buon punto di partenza, con i vari Isaiah Thomas, C.J. Miles, Ish Smith che hanno ancora qualcosa da dare al basket NBA, compreso un tutoraggio di altissima qualità per ragazzi molto promettenti come Wagner, Hachimura, Schofield, Troy Brown jr.

Se poi Beal dovesse partire non è necessariamente detto che anche Wall lascerà la capitale. Sarà difficile vedere la prima scelta al draft del 2010 in campo durante questa stagione, bisognerà valutare che giocatore sarà quando tornerà sul parquet, ma una cosa è certa: la chimica con Beal non è mai stata delle migliori, i destini delle due stelle di Washington potrebbero separarsi e potrebbe essere una situazione vincente per tutti, Wizards compresi.

Nel frattempo, coach Brooks deve lavorare con il materiale che ha, partendo dallo spot di point guard. Ish Smith è una garanzia a livello tecnico, meno a livello fisico (le primavere sono 31). L’ex giocatore dei Pistons si è dimostrato un backup più che utile, ma in questa nuova esperienza potrebbe essere chiamato a giocare anche trenta minuti a sera (evenienza che non si è quasi mai verificati nella sua carriera) se le risposte da Isaiah Thomas dovessero deludere Brooks. L’ex “King in the Fourth” non è più il mammasantissima visto a Boston, nelle ultime due stagioni ha giocato appena 44 partite, ma se quest’anno riuscirà a rimanere integro, la sua carriera in NBA potrebbe subire una nuova impennata. Il fit con Beal può funzionare, Thomas sa catalizzare le attenzioni delle difese avversarie, in quella mano sinistra ci sono ancora tanti punti e probabilmente con coach Brooks lavorerà molto sulle situazioni di gioco, in modo da portare il suo playmaking allo step successivo. Probabile che inizialmente sia lui a fare da backup a Smith, ma le cose potrebbero cambiare strada facendo.

Se Beal sarà l’indiscusso leader della squadra è forte la candidatura a secondo violino di Thomas Bryant. Testa e spalle il miglior difensore della squadra, dopo un anno di anonimato a Los Angeles (nonostante una stagione da superstar in G League) ha trovato la sua dimensione a Washington, dove, nel suo anno da sophmore, ha impressionato compagni e coaching staff. Career high fissato a 31 punti (con 14-14 dal campo contro Phoenix), Bryant non ha ancora un gioco in post credibile, i suoi blocchi non sono da primo della classe e non può aprire il campo con costanza. Nonostante ciò sa giocare a basket, mette a terra il pallone con naturalezza, sotto canestro ha degli ottimi istinti e in difesa siamo già a un livello di assoluto rispetto, tanto che quando lui è in campo gli avversari segnano 23,9 punti di media nel pitturato, quando non c’è il dato sale a 31. Per il suo terzo anno sarà lo starter indiscusso nello spot di 5, adesso sta a lui confermare le buonissime cose fatte vedere finora.

Per il resto siamo abbastanza nel territorio “incognite”. Troy Brown jr. potrebbe essere la steal del suo anno; dopo una stagione da rookie focalizzata sull’apprendimento, con alcuni accenni del suo talento sparsi qua e là, il prodotto di Oregon giocherà tanti minuti quest’anno e potrebbe diventare anche la terza scelta offensiva della squadra. Fisico da swingman moderno, tiratore con ottime doti, off the ball potrebbe essere un fattore per l’attacco dei Wizards. A proposito di swingman moderni; Rui Hachimura è il primo giapponese nella storia a essere stato scelto al primo giro di un draft NBA e a ben vedere. Il ragazzo è un atleta formidabile, corre il campo con estrema naturalezza, nonostante sia sottodimensionato per fare il quattro, compensa con un atletismo invidiabile e un più che discreto ball handling. Giocherà tanti mismatch contro avversari più lenti di lui, in difesa può cambiare senza grossi problemi, ma, almeno per questo primo anno, sembra battezzabile da oltre l’arco e inoltre ricorre troppo spesso a soluzione dal mid-range o nel traffico. Sotto la guida di uno come C.J. Miles può crescere molto, se i primi mesi saranno di orientamento, c’è da scommettere che nella seconda parte di stagione potrà dare un contributo tangibile alla causa.

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