Per i Golden State Warriors sarà una lunga stagione di sofferenza e d’attesa. Con Klay Thompson fermo ai box per la lunga riabilitazione al ginocchio, la franchigia di San Francisco sta cercando di capire per quanto tempo dovrà rinunciare anche a Stephen Curry. Il playmaker si è rotto una mano poco più di una settimana fa, lasciando Golden State senza la sua guida, sprofondando in ultima posizione nella Western Conference con il record di 2-9.
Nelle ultime ore si sono poi raccolte diverse voci sui possibili tempi di recupero del nativo di Akron. Diversi media statunitensi hanno riportato la notizia di un lungo stop per Curry che potrebbe addirittura costringerlo a rimanere fuori per tutta la regular season. Ipotesi però subito scongiurata dal play prima del match di ieri notte (perso, ndr) contro gli Utah Jazz:
“Dovrò operarmi di nuovo a dicembre, per quello nelle prossime settimane viaggiare non è certo una delle attività consigliate. Da inizio 2020 potrò seguire più da vicino la squadra e accelerare il processo di riabilitazione: il mio obiettivo è quello di essere in campo il prima possibile. Di sicuro tornerò in questa stagione.”
Poi a chi gli chiede se ritrova una situazione comune con la promessa fatta su Twitter ai tifosi Warriors nel 2009 quando la franchigia viaggiava in acque cattive, Stephen risponde così:
“La mia promessa? Non ricordo la situazione esatta, ma direi che è stata una promessa mantenuta, è stata una grande avventura. Dieci anni del genere non li avrebbe immaginati nessuno. So che non è finita, questa è la cosa che mi motiverà a tornare più forte di prima”.
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