La nascita di un dualismo: Luka Dončić vs Trae Young
di Jacopo Gramegna
La storia della pallacanestro ci ha sempre abituato a grandi rivalità individuali, a sfide che accendono i cuori degli appassionati, a confronti a distanza alimentati dai media.
Basti pensare che, anche quando non esisteva alcun reale dualismo tra stelle sul campo sul campo – come negli anni ’90, quando Michael Jordan imperversava senza rivali alla sua altezza –, sono stati numerosi i tentativi forzosi di costruirne uno: pensate ai confronti con Clyde Drexler, Gary Payton e Charles Barkley, alla continua necessità di costruire un avversario che scalfisse l’aura di imbattibilità His Airness, o quanto meno riuscisse a competervi.
Non deve dunque stupire che il 2019 abbia dato il via a quello che, con ogni probabilità, verrà ricordato come uno dei dualismi più importanti degli anni ’20: quello tra Luka Dončić e Trae Young, due storie indissolubilmente legate e che, molto probabilmente non verranno mai scisse per l’intero prosieguo di entrambe le carriere.
Troppo ghiotta l’occasione di mettere a confronto due giocatori così talentuosi, uniti a doppio filo dal fatto di essere stati al centro dello scambio che ha condizionato le sorti del Draft 2018, quello che ha visto gli Atlanta Hawks ai Dallas Mavericks cedere la terza scelta assoluta, divenuta Dončić, per la quinta scelta assoluta, divenuta Trae Young, e una futura prima scelta (tramutatasi in Cam Reddish).
Se il finale di 2018 sembrava dirci che il fenomeno sloveno era troppo più pronto, completo e abituato alla competizione del prodotto di Oklahoma, il 2019 ha visto realmente il dualismo prendere forma, crescere e divenire tema di discussione.
Proprio all’alba del 2019 il talento di Trae Young è sbocciato, mettendo sotto la luce dei riflettori il reale motivo per cui gli Atlanta Hawks lo hanno scelto: le sue innate doti da tiratore e passatore, quelle che potenzialmente lo faranno emergere come un giocatore capace di poter determinare un contesto, lanciare un trend e modellare un’intera franchigia. Sono state queste le regioni che hanno spinto Trevis Schlenk, GM degli Hawks, a scambiare un giocatore generazionale su cui erano, di fatto, i primi a scommettere come Dončić, per Young e una scelta. Per cercare di ricostruire portando a casa non solo un talento di primissima fascia ma anche e soprattutto per costruire un’identità, da cementare anche attraverso la gestione e le scelte future. Entrambi sono già identificati come due dei futuri franchise players di riferimento dell’intera NBA. I due, in effetti, identificano anche due visioni distanti per quanto concerne la costruzione di una franchigia: semplificando l’assunto Dončić può essere identificato come il talento da mettere al centro di un sistema, mentre Trae Young può divenire l’elemento che determina un sistema e può portarlo al successo o al fallimento.
Nel 2019, dunque, Young è diventato il più accreditato avversario della matricola dei Dallas Mavericks per il titolo di Rookie of the Year. Il premio lo ha vinto, comunque, il 77 dei Mavs: troppo sfavillante e continuo per non raccogliere l’ennesimo riconoscimento di una carriera che, a 20 anni, lo vede già inserirsi nel novero dei giocatori più titolati di sempre.
Il dado, però, è stato lanciato e il primo spezzone del 2019-20 ci ha mostrato che questa sfida è più viva che mai, non solo nelle menti degli appassionati NBA ma anche e soprattutto in campo.
Luka Dončić ha cominciato la stagione giocando, senza mezzi termini, da potenziale MVP della lega, sfiorando i 30 punti e la tripla doppia di media, oltre che guidando i suoi a un record largamente più positivo del previsto. Trae Young, però, non si è fatto trovare impreparato, regalandoci un avvio di stagione sfolgorante in un contesto decisamente meno pronto a competere come quello degli Hawks.
Entrambi rappresentano due derivazioni estreme della pallacanestro moderna: uno è un playmaker di oltre 2 metri dotato di un talento all-around come se ne sono visti pochissimi nella storia del gioco, l’altro è una point guard sottodimensionata con range di tiro illimitato, ball handling evolutissimo e un innato istinto per il passaggio. Entrambi hanno già una signature move attraverso la quale l’intera lega può identificarli: lo step-back di Luka e la logo-three di Trae. Insomma: sono diversissimi-e questo rende il loro confronto ancor più intrigante- ma entrambi, a modo loro, sono già tra i migliori passatori dell’intera lega. E poi, i due incarnano al meglio un nuovo capitolo di uno confronto antico quanto la pallacanestro: quello tra i giocatori di formazione statunitense e i talenti di Area FIBA.
Luka Dončić contro Trae Young sta già diventando uno scontro tra filosofie, tra modi di vedere il gioco e di guardare al futuro. Uno scontro vendibile, anche mediaticamente, sotto ogni aspetto.
Eppure hanno rispettivamente 20 e 21 anni, un’intera carriera davanti e margini di miglioramento ancora sensibili.
Il decennio che sta per aprirsi potrebbe essere davvero scandito dal loro dualismo ancor più di quanto ora possiamo immaginare: un confronto di cui il 2019 potrebbe realmente esser stato il primo, meraviglioso scorcio. Una finestra sul futuro di cui abbiamo pienamente goduto.