Mancano pochi minuti al termine della partita tra Brooklyn Nets e Detroit Pistons quando il pubblico del Barclays Center inizia a intonare il coro: “Ko-be Bry-ant“, con Kyrie Irving che incitava il pubblico a cantare più forte.
Il numero 11 della franchigia newyorkese è sceso in campo con una dedica speciale all’eterno numero 24 dei Los Angeles Lakers: sulle scarpe aveva scritto ‘1/26’, giorno della tragedia dove Kobe e sua figlia Gianna hanno perso la vita, e ‘Whiplash‘, il film dove l’allievo viene spinto oltre il limite dal suo maestro.
Kobe è stato il mentore di Kyrie, come ha spiegato a ESPN al termine della partita:
“Non sono l’unico a soffrire perché tutti abbiamo condiviso qualcosa di importante con lui. Quando lo studente è pronto, il maestro sarà lì vicino. La nostra relazione era molto più profonda del basket: io ero l’allievo e lui il mentore, potevo chiedergli quasi qualsiasi cosa. Non importa quanto fossi nervoso o spaventato, era facile chiedergli cosa bisognasse fare ogni giorno per inseguire qualcosa di più grande di te, come quando cerchi di lasciare un’eredità e un segno indelebile a questo gioco”
Intervistato anche da Anthony Puccio di Nets Daily ha aggiunto:
“Chiesi a Kobe aiuto 4/5 anni fa: dovevo operarmi, sapevo che se non l’avessi fatto non avrei potuto giocare ai miei livelli. Psicologicamente ero a pezzi: è stata la prima persona che ho chiamato. Negli ultimi anni abbiamo avuto sempre un ottimo dialogo: è stato grandioso”
Irving ha chiuso la partita con 20 punti, 5 rimbalzi e 5 assist, contribuendo alla vittoria dei Nets per 125-115 sui Pistons, non la sua migliore partita ma, comunque, un modo per ringraziare e salutare il suo maestro.
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