Doveva essere l’anno della conferma, questo 2020, per i Portland Trail Balzers, dopo la straordinaria corsa ai playoff della passata stagione. Ed invece, mai come quest’anno, Lillard e soci rischiano di finire il loro campionato ad aprile e guardare la post-season dal divano di casa, dopo 6 apparizioni consecutive.
Un problema, quello della corsa ai playoff, che è diventato tale sin dall’inizio della stagione. I Blazers infatti sono stati in grado di vincere solamente 8 partite nei primi 20 incontri. E da allora il campionato è diventato una vera e propria rincorsa. Parzialmente nascosta dai buoni risultati di dicembre e gennaio ma che ora sta riemergendo in tutte le sue difficoltà.
Perché la frenata prima dell’All-Star Weekend, assieme all’infortunio accorso a Lillard, leader, trascinatore e motore della franchigia, hanno riallungato la distanza dall’ottavo posto. Il campionato ovviamente è ancora lungo ma la differenze di risultati rispetto allo scorso anno sono evidenti e, come spesso accade in questi casi, si inizia a cercare il colpevole nel coaching staff. E così il primo a finire sul banco degli imputati è stato proprio l’allenatore dei Blazers, Terry Stotts. Nonostante il rinnovo dopo la finale di Conference dello scorso anno, negli ultimi giorni sono iniziate a circolare voci di un suo possibile licenziamento.
Soprattutto dopo la sconfitta accorsa contro i Pelicans, i quali si stanno avvicinando sempre di più dopo il ritorno di Zion Williamson, e che conducono per 4-0 negli scontri diretti stagionali coi Blazers. Secondo Sam Amick di The Athletic però, le voci rimarranno solo tali, con Stotts che non rischierebbe nulla. Solo voci, quindi, ma che denotano la mancanza di tranquillità attorno all’ambiente Portland.
Anche perché i problemi ci sono, ma risalgono a ben prima dei risultati negativi sul parquet. Infatti, molte delle difficoltà che stanno vivendo i Blazers oggi sono dovute al mercato fatto in estate. E che i cambi in corsa hanno solo parzialmente aggiustato.
A testimoniarlo i movimenti fatti dalla franchigia a stagione iniziata. Oggi, infatti, il quintetto iniziale conta tre elementi differenti dallo scorso anno, e ben due da inizio stagione. Ariza è arrivato a gennaio tramite trade mentre Carmelo Anthony è stato firmato a fine novembre, pescato dal mercato dei free agent.
Durante l’estate, infatti, si è deciso di rinunciare al rinnovo di elementi come Curry, uno dei protagonisti degli scorsi playoff, per rivoluzionare il roster. Sono arrivati in Oregon giocatori quali Bazemore, Tolliver, Hezonja, Gasol e Whiteside. Con solo quest’ultimo che ha trovato un ruolo di rilievo in squadra, mentre altri sono stati addirittura scambiati dopo appena tre mesi.
Errori di mercato che non solo hanno compromesso il quintetto titolare, ma che hanno anche ridotto la panchina al minimo. La carenza di lunghi, ad esempio, a cui ha contribuito anche l’infortunio di Collins, ha costretto i Blazers a riprendere via trade Caleb Swaningan, ceduto a Sacramento solamente a giugno.
I prossimi 60 giorni saranno fondamentali in casa Portland Trail Blazers. Non solo per l’allenatore Terry Stotts, che potrebbe rischiare il posto qualora le cose non dovessero migliorare, nonostante lo straordinario risultato della passata stagione. Ma anche per la programmazione a breve e lungo termine della franchigia dell’Oregon. Se Stotts, infatti, è riuscito a far raggiungere una finale di Conference ad una squadra non certo fra le più quotate, lo deve anche alla possibilità di aver creato un core, un nucleo, che è cresciuto negli anni e che quest’anno si è deciso di smantellare. Senza però crearne uno davvero all’altezza.
Perché Lillard & McCollum ci sono sempre, ma meritano anche una squadra di livello attorno. E un nuovo gruppo coeso con un cui ambire a nuovi traguardi.
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