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Brad Stevens tra Marcus Smart, Covid-19 e ripresa della stagione NBA

Il coach dei Celtics ha sentito il suo giocatore attraverso call organizzate tramite la piattaforma Zoom

Brad Stevens, coach dei Boston Celtics, nelle scorse ore ha parlato ai microfoni di ESPN (in conference call, ndr), facendo il punto della situazione sul difficile periodo che l’intero team sta affrontando, partendo dalla positività di Marcus Smart al Coronavirus. Secondo quanto riferito dal capo allenatore della compagine del Massachussets, la guardia non avrebbe mai mostrato alcun sintomo, sentendosi in ottima forma:

“Sta benone. Mostra sempre il suo solito spirito scherzoso, come sempre. Abbiamo fatto una call con tutto il team, dicendo loro che avremmo concesso il giusto spazio per rilassarsi e divertirsi… lui ci ha risposto dicendoci di ‘non dire cavolate’… quindi credo che stia bene!”

Stevens ha quindi commentato di come Smart abbia effettivamente affrontato la notizia della positività:

“Sono solo contento che, quando Smart è stato trovato positivo, abbia continuato a non manifestare sintomi e si sia sempre sentito bene. Siamo atterrati da Milwaukee, dopo aver giocato la nostra ultima partita ancora 15 giorni fa, e si è sempre sentito bene. Ho fatto qualche call con lui dopo la sospensione della stagione, così come l’ho fatta con tutti gli altri, e lui non mi ha mai mostrato alcun sintomo. Sono orgoglioso di come abbia preso l’iniziativa di dire alla gente che era risultato positivo al test e di come abbia comunque continuato a chiedere alle persone di rispettare le regole e l’autoisolamento, in questo momento difficile. Purtroppo è un periodo inquietante per tutti. “

Stevens ha ammesso di aver iniziato a pensare alla gravità della situazione quando la Lega aveva annunciato restrizioni iniziali sull’accesso ai media alle locker room delle squadre. Poi ha ricordato, in prima persona, il momento in cui è stata annunciata la sospensione della regular season:

“Quel mercoledì stavamo volando tutti a Milwaukee dopo aver giocato in Indiana pensando che probabilmente avremmo giocato a Milwaukee senza tifosi. Ma, ovviamente, tutto è cambiato durante la partita di Oklahoma City [contro i Jazz, sospesa per la positività di Gobert a pochi minuti dall’inizio del match, ndr]. Credo sia stato un segnale forte che la Lega abbia dato al paese, fermando tutto. Conosco un sacco di persone che hanno avuto sintomi. Quindi penso che il virus abbia colpito molto prima rispetto a quanto stiamo assistendo in queste settimane. Ma credo che quel mercoledì sera [quando Gobert è risultato positivo] rimarrà nella nostra memoria per sempre: tutti noi ricorderemo i giorni seguenti in cui siamo entrati in questo nuovo mondo. Il mio cuore, oggi, va a tutta la gente colpita.”

Nel frattempo, ai piani alti della Lega, c’è ancora molto da decidere, soprattutto per il proseguo della stagione NBA, interrotta a ridosso dei Playoff. Si potrà riprendere a breve? Questa l’opinione di Stevens:

“Sono sicuro che potremo discutere meglio di ogni ipotesi solo quando alcuni possibili scenari diventeranno più chiari. Se accendiamo la TV ora, possiamo notare come ci siano diversi punti di vista su quanto tempo impiegheremo per riprenderci da questa cosa. Chiunque parli scientificamente o dal punto di vista matematico ci dice che ci vorrà un po’ di tempo. Le scuole qui, poi, sono chiuse fino al 4 maggio. Penso che ci sia ancora molto da capire, prima di parlare di questa cosa. E non credo che possiamo determinare qualche tipo di scenario di ripresa, fino a quando non avremo una linea temporale chiara… e in questo momento è quasi impossibile averla.”

 

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