La storia dell’NBA ci ha insegnato che le star che ogni sera calcano i parquet statunitensi non sono sempre state tali. C’è chi è sicuramente cresciuto nella bambagia, protetto dalla famiglia e aiutato da una situazione più che agiata (qualcuno ha parlato della famiglia Ball?), ma c’è anche chi, prima di arrivare lì dove brillano le stelle del basket, è dovuto partire da molto, molto in basso.
La povertà in America è un problema. Se cresci in quartieri più malfamati l’unica speranza per uscire da una spirale di povertà e sofferenza è mettercela tutta, impegnarsi più di qualsiasi altro. Perché chi parte svantaggiato deve fare più fatica per arrivare in cima.
L’infanzia di molti giocatori NBA non è stata affatto facile: c’è chi è nato in sobborghi ad alto tasso di criminalità, chi ha assaggiato la galera prima dell’NBA, chi ha vissuto in condizioni di povertà quasi assoluta, chi è andato a tanto così dalla pena capitale. L’NBA non racconta solo di pallacanestro, ma anche di grandi storie di riscatto sociale che meritano indubbiamente di essere raccontate.
10. Allen Iverson
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Nel libro Not a game – The incredible rise and unthinkable fall of Allen Iverson, The Answer si racconta e racconta di una vita vissuta nel graduale quanto sferzante passaggio dalla povertà alla ricchezza. Allen venne al mondo da una madre di appena 15 anni, sostanzialmente senza un padre (finito in carcere per aver accoltellato un ex-fidanzata), costretto a vivere in condizioni inumane nella sua casa natale di Hampton, Virginia.
“Tornando a casa, non c’erano luci, non c’era cibo, a volte nemmeno acqua. Quando c’era, non era calda. Vivevo in una casa costruita sopra le fognature e guardavo mia sorella costretta a camminare con le calze perché il pavimento era praticamente sempre ricoperto dei liquami di scarico. L’odore la faceva stare male.”
AI finirà anche in carcere a 17 anni (evitandolo con la condizionale), ma riuscirà a portare a termine quello che lui amava definire The Plan: frequentare l’high school, andare al college, dichiararsi eleggibile per il draft ed approdare in NBA. Solo in questo modo sarebbe potuto sfuggire a tutto ciò, insieme alla sua famiglia. Ci riuscirà, finendo per cadere nuovamente a fine carriera. Correva l’anno 2011, Iverson chiese soldi al suo ex compagno Sixers Samuel Dalembert; i 150 milioni di dollari guadagnati in carriera erano evaporati nei debiti.
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