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Sospensione NBA: i giocatori potrebbero essere costretti a “risarcire” i proprietari

La sospensione delle partite e la non più così difficile cancellazione della stagione potrebbero portare diversi giocatori a rinunciare a ingenti somme di denaro

Anthony davis lakers

È uno degli argomenti più caldi degli ultimi giorni a livello sportivo. Con la sospensione obbligata per colpa della pandemia, le società sportive di tutto il mondo sono in trattativa con i propri giocatori per un eventuale taglio degli stipendi. Anche qui in Italia, principalmente nel mondo del calcio, un accordo è però ancora lontano dall’essere preso.

La stessa solfa riguarda gli Stati Uniti, dove da qualche tempo si è alla ricerca di un accordo tra le franchigie ed i giocatori nel merito. Durante una conference call nella giornata di ieri, i dirigenti della National Basketball Player Association (NBPA) hanno informato gli agenti dei giocatori che un eventuale accordo potrebbe anche prevedere una sorta di rimborso da parte di questi ultimi a favore dei proprietari.

Questa eventualità colpirebbe in maniera “più forte” coloro che ricevono la paga a cicli di 6 mesi, ossia durante la stagione e non nella offseason.
Non è ancora chiara alcuna modalità di questo eventuale rimborso. I dirigenti della NBPA hanno già avvertito i propri associati che, nel caso la stagione venisse cancellata, i proprietari potrebbero avanzare questa richiesta. Tra i più famosi, Kevin Durant e Blake Griffin potrebbero risentire di ciò, oltre a 9 assistiti della Klutch Sports di Rich Paul.

Un’eventualità che è comunque già stata contestata in maniera veemente dal vicepresidente della NBPA, CJ McCollum, che ha spiegato come tale situazione costringerebbe diversi giocatori a vivere una grande difficoltà economica. Le parole del giocatore di Portland hanno scatenato diverse polemiche, visto che gran parte dell’opinione pubblica vede nei giocatori NBA un ceto di privilegiati.

 

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