Molti giocatori avrebbero fatto carte false per avere l’opportunità di giocare con Michael Jordan, uno dei più grandi (se non il più grande) giocatore nella storia della NBA. Molti ma non Jerry Stackhouse. La leggenda di North Carolina (come MJ) ha spiegato le sue ragioni all’interno del podcast di Adrian Wojnarowski “The Woj Pod” in onda su ESPN.
“Onestamente…vorrei non aver mai giocato a Washington con Michael. Tutto ruotava intorno a MJ. Amo Doug (Collins) ma, forse per appianare qualche discussione avuta ai tempi dei Bulls, faceva tutto ciò che voleva Michael. Partimmo bene in quella stagione ma a Mike non piaceva come si sviluppava il nostro attacco, troppi palloni passavano dalle mie mani. Voleva più isolamenti in post e così abbiamo fatto più isolamenti in post e la stagione sappiamo tutti come è finita. Avevo molta ammirazione e devozione per Jordan ma sinceramente, ne ho persa un po’ durante quella stagione”
I commenti di Stackhouse potrebbero sembrare un’eresia, soprattutto se consideriamo cosa ha significato MJ per il basket ma, sebbene nessuno si sia mai spinto così avanti nelle affermazioni, sono in pochi a ricordare con affetto le stagioni di Jordan in maglia Wizards.
Per di più Stackhouse, prima dell’approdo nella Capitale, da giocatore dei Detroit Pistons, era reduce da due partecipazioni consecutive all’All-Star Game e da una stagione chiusa a 29.8 punti di media. Numeri clamorosi che però non gli hanno consentito di essere considerato, in quel momento e in quel contesto, al pari di His Airness. Se a ciò aggiungiamo anche il fatto che nel 2004 i Pistons si sono laureati Campioni NBA, il cerchio in qualche modo si chiude:
“È stato veramente difficile gestire una situazione come quella. Trovarsi a giocare con il proprio idolo e rendersi conto, in quel momento, di essere più forte non è facile. Per di più vedere i Pistons, che avevo aiutato a costruirsi un’identità gli anni prima, vincere l’anello…beh è stato un boccone amaro da digerire. Quando c’è stato il passaggio a Dallas, non nego di essere stato molto felice”
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