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I 10 giocatori NBA con passioni insospettabili

Da Stephen Curry a Pau Gasol fino a Paul George: ecco come sono nate alcune delle passioni più ‘strane’ dei giocatori NBA!

1. Un giornalista come non se ne sono mai visti: C.J. McCollum

Tanti sportivi, di qualsiasi genere, sono soliti maleducatamente trattare con disprezzo i referenti delle testate giornalistiche che da contratto sono regolarmente abilitati alla richiesta ed al confronto, tirando in ballo la differenza degli stipendi, la dicotomia di visibilità ed altri argomenti puerili per liberarsi dell’interlocutore. Tanti, come detto, ma non tutti ed il primo che sorge alla memoria per autorevolezza, lucidità ed articolazione delle risposte, nonché per grande disponibilità, è Christian James “C.J.” McCollum dei Portland Trail-Blazers.

Proprio il giocatore più migliorato della stagione 2015/2016, sparring partner di Damian Lillard in cabina di regia in quel di Rip City, si è rivelato essere per sua stessa ammissione un grande appassionato di giornalismo, molto probabilmente un futuro membro della compagine di ESPN. Non solo un appassionato a dire il vero, bensì un autorevole graduato in comunicazioni giornalistiche presso LeHigh University (Pennsylvania) nel 2013, alla conclusione accademica del suo anno da Senior. Che padroneggiasse una sensibilità non comune a quel livello di disponibilità materiale lo si percepiva e sicuramente lo ha notato anche il Commisioner della lega Adam Silver, il quale, per riferirsi a C.J., ha utilizzato queste parole:

“Mi interfaccio con molti giocatori nel corso delle stagioni, soprattutto con i rappresentanti delle corporazioni, ma mai volentieri dialetticamente come con McCollum”.

I due si sono proprio confrontanti in un’intervista all’inizio della passata stagione sul tema della continua pressione, psico-fisica e mediatica, alla quale sono sottoposti i giocatori, citando gli interventi opinionisti e leggermente polemici di DeRozan e Love su tutti, per capire cosa ne pensasse il direttore delle operazioni a riguardo. Silver crede che i giocatori, in un mondo basato sul free speech come quello americano, debbano poter esprimere le loro opinioni, dal momento che sono i primi veri interessati e di conseguenza coloro ai quali spetta il massimo grado di tutela.

Un’altra domanda puntuale ha avuto come temi il rapporto non sempre pacifico tra giocatori ed arbitri e la possibilità di usare la moviola in campo, quesito al quale Silver ha risposto prontamente, confermando l’assoluta necessità di rispetto reciproco tra esseri umani che condividono una situazione nella quale possono sbagliare entrambi. La pallacanestro deve essere uno sport vissuto sul decimo di secondo in diretta reale ed inserire la possibilità di usufruire dell’instant-replay in qualsiasi momento della partita (non solo negli ultimi due minuti) ridurrebbe la componente umana e fallace del flusso di azioni che si susseguono concitate sul parquet, componente sulla quale si fonda il gioco.

Nondimeno, C.J. collabora con parecchi siti a tema NBA sul web e tiene regolarmente un comizio con gli aspiranti giornalisti dell’Oregon University in qualità di mentore più addentro di chiunque altro nel suo settore, motivando i ragazzi, mostrando loro le varie diramazioni del giornalismo del terzo millennio, cercando di inculcare in loro l’importanza di far valere le proprie idee, di dimostrarsi sempre propositivi, mai passivi, affamati, capaci di approfondire un ambito senza precludere altre strade a prescindere, perché, dice spesso il nostro protagonista:

“Chi sa solo di sport, non capisce nulla di sport”

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