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I 10 giocatori NBA con passioni insospettabili

Da Stephen Curry a Pau Gasol fino a Paul George: ecco come sono nate alcune delle passioni più ‘strane’ dei giocatori NBA!

3. Sport ed E-Sport: il caso di Gordon Hayward

Il mondo dello sport è crudele, lo sappiamo tutti e per certi versi lo ripetiamo aforisticamente giorno dopo giorno nei riguardi di chi ha visto il proprio sogno sgretolarsi senza poter controllare la situazione. Ma quando si parla di giocatori in rampa di lancio, prossimi alla consacrazione, fa ancora più male da esterno, pensate da diretti interessati, constatare la caduta di chi magari si rialzerà e si fortificherà, citofonare PG13, ma soprattutto di chi non potrà essere mai più quello di prima, figuriamoci consolidarsi. Chi, tranne il predetto Paul George, ha subito recentemente un infortunio devastante quando stava per affermarsi nella Lega? Sì, proprio Gordon Hayward, cercando di raccogliere un alley-oop alzato da Kyrie Irving all’inizio della loro prima stagione da Celtics sul parquet della Quicken Loans Arena di Cleveland e rimediando una terrificante frattura di tibia e perone, lasciando silente “The Q”, stampando incredulità sul volto di Wade, muovendo ricordi di un passato nemmeno troppo remoto nella mente di D-Rose.

Rientrato all’inizio dell’ultima stagione, ha destato grande ammirazione e sollievo tra i tifosi del Massachusetts e non, senza però essere nemmeno lontano parente dell’All-Star da 21.9 punti a partita dell’ultima stagione con i Jazz, provando paura, come fisionomico che accada, prima del contatto fisico e dei salti; 11.5 punti di media nel 2018-19, giocando 72 partite, siglando anche una prestazione da 35 punti con 14 su 18 dal campo, 4 triple e l’abbraccio del TD Garden.

Non si può dire che si sia divertito in questi mesi, ma una cosa è certa: l’allenamento e la fisioterapia venivano alternate con una seduta quotidiana, regolare sì ma di tipo particolare, di stampo videoludico. Ebbene, il vicecampione NCAA allenato già da Brad Stevens nel 2010, è un avido praticante dei giochi da console e computer, allenatosi per anni sulle prime Xbox prodotte da Microsoft, fagocitando i titoli con trama definita (Zelda su tutti), quelli canonici ed intramontabili (Mario Bros) e mettendosi alla prova online contro altri appassionati su giochi come Halo, del quale partecipò ad un torneo professionistico in adolescenza.

“Giocavo sostanzialmente tutto il giorno quando non andavo a scuola. Mi allenavo per piacere e soddisfazione personale, sperando che potesse nascere una lega di E-sport professionistica e racimolare così qualche soldo qualora la strada del basket fosse tramontata. Ci fosse stata all’epoca l’attenzione professionistica che domina oggi i videogiochi, probabilmente avrei insistito su quella prima che sullo sport fisico. Gioco tutt’ora, soprattutto in albergo durante la stagione regolare, ad NBA 2K, perché è il più gettonato tra i compagni, ma sporadicamente rispetto ad una volta. Voi non immaginate nemmeno le invenzioni dei miei genitori per farmi smettere ed uscire dal seminterrato, ma alla fine ho capito l’importanza di passare davanti allo schermo al massimo due ore al giorno ed andare a dormire presto”.

Non deve essere stato facile recuperare tenuta e fiducia psico-fisica. In questo la campagna di C.O.D. WWII in difficoltà “veterano” deve averlo coadiuvato.

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